Scamarcio e Germano, figli unici per Luchetti

Incontro con il regista ed il cast di 'Mio fratello è figlio unico', ultimo, riuscito, lavoro di Daniele Lucchetti.

E' presente al gran completo il cast di Mio fratello è figlio unico, ultima, riuscita, opera di Daniele Luchetti: dal veterano Luca Zingaretti al piccolo Vittorio Emanuele Propizio, passando per i due protagonisti, l'ottimo Elio Germano e Riccardo Scamarcio, e per le co-protagoniste femminili, Alba Rohrwacher e la bella (e brava) Diane Fleri, al suo primo film di una certa importanza.

Lucchetti tiene a mettere in chiaro che il film si è discostato dal libro da cui è tratto: "Il film segue i percorsi diversi dei due fratelli. Loro dominano la scena, a discapito delle figure femminili, perché era normale nella società di quegli anni. Andando a parlare di loro due, il titolo originale ( "Il Fasciocomunista" n.d.r.) perdeva di attinenza, di importanza, proprio perché avevamo preso strade diverse". Ci racconta anche il gustoso aneddoto della genesi del titolo della pellicola: "Stavo nel mio studio, in cerca di questo titolo. Accendo l'iPod per trovare ispirazione per le musiche e la prima canzone che vi trovo è quella di Rino Gaetano. E' stata una folgorazione".

Un film intriso di politica, che rivolge un preciso sguardo sui politicizzatissimi anni '60, ma che Lucchetti ha cercato di interpretare a modo suo, avendo a cuore anzitutto la storia, i sentimenti.

"Il libro aveva sì un tono scanzonato, ma c'era qualcosa di emotivamente forte - sottolinea - che io ho percepito, portandomi a guardare a quel mondo con affetto. Fino a 20 anni fa il fascista era a prescindere il mostro, quello da attaccare. Oggi si può riguardare a quell'epoca anche con affetto e nostalgia.".
Strade completamente diverse prendono, sia nel film che riguardo all'approccio recitativo, i due protagonisti: "Io ho lavorato molto sull'epoca, documentandomi prima di iniziare a girare - ci dice il 'fascista' Germano - anche se qual che avevo a cuore non era interpretare un'epoca, ricostruire storicamente, ma tenevamo a che il film fosse nostro, che fosse una storia vera raccontata da noi".
Di tutt'altro parere il 'compagno' Scamarcio: "Io non mi sono documentato per nulla sul mondo di allora. Al contrario sono partito dal rapporto che ho con mio fratello, da quei sentimenti. Il mio infatti è un personaggio strano, ma estremamente rappresentativo di quell'epoca. Ma il film, più che alla storia, è legato ai sentimenti, per questo non riesco bene a capirlo, inquadrarlo".
Si ricollega allo stesso discorso anche Diane Fleri, che nel film è Francesca, ragazza di Manrico (Scamarcio) ma amata anche Accio (Germano): "Il mio personaggio vive in quegli anni in modo particolare, con una grandissima curiosità e passione. Si ritrova coinvolta nella politica quando, da figlia di alto-borghesi, ne potrebbe benissimo star fuori. Questo mi piace di lei, la sua curiosità passionale, la sua ricerca di valori".

Presenti in sala anche Rulli e Petraglia, i noti sceneggiatori, che si difendono dall'accusa di aver fatto un po' il verso a La meglio gioventù: "Non abbiamo mai pensato al nostro film precedente mentre scrivevamo - dice Sandro Petraglia - Siamo proprio all'inizio del periodo da cui parte La meglio gioventù, il film parla di un'Italia precedente. Poi quella era in qualche modo un'epopea borghese, questo è più un film popolare. La somiglianza può essere che ruota attorno alla famiglia, ma noi facciamo spesso film sulla famiglia, è un argomento che ci piace e ci interessa.".
Chiude scherzosamente Lucchetti, che scherzando sull'estrema libertà goduta sul set dagli attori chiosa: "Si certo, erano liberi di fare tutto; tutto quello che dicevo io".