Recensione La comunidad - Intrigo all'ultimo piano (2000)

L'idea di base, non originalissima, non è che un pretesto per creare un vero e proprio balletto senza sosta di personaggi-caricature, che marcano di prepotenza la scena.

Sangue, denaro e vicini di casa

Alex De La Iglesia è uno dei pochi sapienti registi a cui è concesso fare tutto. Chi è rimasto spiazzato e con l'acquolina in bocca dopo la visione di El Dia De La Bestia e Azione Mutante, qui potrà deglutire e rilassarsi... almeno per un po'. Si cambia infatti registro, ma la mano del maestro è sempre la stessa. Ed ecco quindi che un'apparente commedia si rivela un noir, ma non solo; un thriller, ma non solo; un horror, ma non solo; già perché non è facile catalogare questa pellicola: ironica, grottesca, spudorata. A volte esagerata... ma a molti piace cosi, sopra le righe!

L'idea di base da cui parte De La Iglesia è il dio denaro e la relativa avidità ed ingordigia che questo fa ribollire tra gli abitanti di un condominio, dove è celato un segreto, difficile da tener nascosto, visto che puzza di morto. Tema sicuramente non originale, visto e rivisto, ma qui viene il bello. Originale è stato lasciare l'idea di base come una semplice idea di base. È infatti solo un pretesto, una scusa per creare un vero e proprio balletto senza sosta di personaggi-caricature, che marcano di prepotenza la scena; sicuramente uno dei punti di forza del film. Una vera e propria comunità di "mostri": molti riconosceranno in qualcuno la descrizione del proprio vicino: il single ammiccante, uomini e donne di mezza età, chi aggressivo chi cordiale, l'idiota ritardato (geniale) della situazione, la vecchia imbastardita dal tempo e dalle rughe e le immancabili zitelle. E poi c'è Giulia (interpretata dalla grandissima Carmen Maura), protagonista del film. Agente immobiliare alle prese con la vendita di un appartamento lussuoso, ben arredato, ma che nessuno vuol comprare. Energica ed immensa.

Un film pregno di rimandi e citazioni-parodia: una su tutte Guerre Stellari, che sicuramente avrà forgiato il giovane De La Iglesia. Indimenticabile la scena del ritardato pervertito che si masturba estraendo "la spada laser" di Dart Fener. Doveroso sottolineare l'originalità dei titoli di testa: un vorticoso cambio di immagini che anche in questo caso ricordano altri film, come La donna che visse due volte, di Alfred Hitchcock.
Per gli amanti dell'umorismo grottesco, questo film si rivelerà una bella sorpresa, mentre i seguaci del primo De La Iglesia apprezzeranno l'abilità del regista nel cambiare genere, senza smentirsi mai. Non è facile rinnovarsi ad ogni film riuscendo comunque ad infondere in ognuno dei propri lavori un tocco riconoscibile e caratterizzante. De La Iglesia lo fa, commistionando, giocando coi cliché e divertendosi da morire.