Recensione Placido Rizzotto (2000)

Un doloroso viaggio nella Sicilia del '48, fra pezzi di storia non raccontata e frammenti di eroi dimenticati da tutti...

Salviamo la memoria

Pasquale Scimeca ci porta nella Sicilia del 1948, in una Corleone a tratti solare, piena di umile vita ma spesso oscura, sotterranea, segreta, irraccontabile. E' la rivalutazione di un piccolo grande eroe, Placido Rizzotto, sindacalista, segretario della Camera del Lavoro della città che, maturato con le lotte partigiane sui monti della Carnia, in Friuli, torna nella sua Siclia, a risvegliare le coscienze e guidare la massa contadina a combattere l'impero delle minacce e del terrore instaurato dalla mafia isolana. Accanto a lui si intrecciano mille piccole storie, l'amore di Lia e la sua intima sofferenza, la vita silezionsa e l'atteggiamento dimesso del paese nei confronti di quello stato alternativo, e tutte insieme sembrano convergere verso la fine annunciata di un personaggio scomodo a molti, soprattutto a chi tira le fila della società mafiosa siciliana, perchè sempre attivo, assetato di giustizia e stanco di quell'equilibrio del terrore che caratterizzava gli anni '50, in particolare nella Sicilia contadina.

Oltre a Rizzotto, le figure cardine attorno alle quali ruota l'opera sono tre: quel capitano, Carlo Alberto Dalla Chiesa, che come tutti sappiamo sarà un baluardo della lotta alla mafia, e che verrà barbaramente ucciso in un attentato nel 1982; l'allora universitario Pio La Torre, che dopo l'estremo sacrificio di Rizzotto, prenderà coraggiosamente le redini della lotta contadina e che per questo sarà eliminato; Luciano Liggio, mandante dell'omicidio di Rizzotto, che diverrà un personaggio chiave fra i boss della mafia siciliana, soprattutto dopo che avrà fatto eliminare il suo "superiore", Dott. Navarra.

Il giovane regista palermitano ha il coraggio di raccontarci questa storia, mescolando il tono documentaristico,(ma senza scadere nei più classici luoghi comuni sulla società siciliana), alla rappresentazione dei moti sentimentali più nascosti di ognuno dei personaggi. Il risultato è un film molto schietto, semplice, scorrevole e che si lascia vedere con grande tranquillità, mentre comunque invita a riflettere su quanto una società come quella siciliana del secondo dopo-guerra abbia avuto bisogno di eroi, e nonostante tutto non sia riuscita a liberarsi dal giogo del male, oltre che dalle proprie paure. Intensissima l'interpretazione di Marcello Mazzarella, che riesce a mostrarci il coraggio della figura di Rizzotto, in tutta la sua drammaticità.
Dalla pellicola emerge un senso di commozione contenuta, di grande dignità e senso del dovere, caratteristiche che all'interno di un contesto come quello della lotta alla mafia diventano emblemi dell'eroicità.

In ultima analisi, vale veramente la pena vedere questo film, è un documento su una piccola strage inserita nel quadro di dominio mafioso che affonda le sue radici nella cultura siciliana, omertosa (il principio del "niente ho visto e niente so"), ma vogliosa di ristabilire una normalità, possibilmente meno "falsa" che in passato.Un documento importante, perché ci mostra la verità, senza sentimentalismi, nella sua tragica crudezza.