Recensione I Simpson - il film (2007)

Groening spara a zero, attraverso i suoi disegni, contro un'America cinica e bigotta, razzista e facilona, ma lo fa sempre col sorriso sulle labbra di chi parla con incoscienza di gravi problemi reali.

Salvate Springfield

Nell'accogliente cittadina di Springfield la messa domenicale è scombussolata da una drammatica premonizione. Nonno Simpson mette in guardia tutti da un fantomatico evento sconvolgente.
Da quell'episodio tutto sembra procedere nella più assoluta normalità quando, l'ennesimo pasticcio di Homer fa avverare la profezia. Springfield è in pericolo e bisogna correre ai ripari.

Dalla vivace penna di Matt Groening scaturisce un lungometraggio destinato ad entrare nella storia dei cartoni di genere. I Simpson - Il film è una super-puntata della serie animata tanto amata.
Nati come rimpiazzo della serie Life in Hell creata per The Tracy Ullman Show, vent'anni fa, I Simpson sono diventati un'icona pop amatissima, creando un fenomeno inatteso.
La sgangherata famiglia di mediocri, in cui le donne sembrano le uniche assennate in grado di risollevare le sorti familiari, ha da subito conquistato il pubblico per il suo dissacrante modo di rappresentare l'America, a partire dalle piccole realtà di provincia. Un padre idiota e superficiale, un ragazzino scalmanato e una madre saggia, sono solo alcuni degli elementi alla base del successo, contornati da un'intera popolazione cittadina costellata da casi umani imperdibili. Personaggi come Crusty il clown che odia i bambini e fuma sigari, Il Sig. Burns, uomo più ricco e grettamente feroce della città, vanno a braccetto con Abu, il proprietario del drugstore indiano e del Sig. Flanders, cattolico sdolcinato. Tutti gli ingredienti della ricetta Simpson seminano successo, grazie anche ad una grafica irresistibile che ritrae con assoluto realismo, personaggi bizzarri. La loro pelle gialla, i grandi occhi tondi e le spiccate personalità identificano l'universo di Springfield come un microcosmo autentico, lontano dalle fantasie Disney.

Groening spara a zero, attraverso i suoi disegni, contro un'America cinica e bigotta, razzista e facilona, ma lo fa sempre col sorriso sulle labbra di chi parla con incoscienza di gravi problemi reali. Da qui, il successo del personaggio chiave, Homer, uomo infantile dalla limitata intelligenza, sempre pronto a scegliere la via più semplice, in cambio di un facile guadagno. Lo stereotipo dell'uomo stupido sta tutto nella sua pancia e nelle soluzioni irrazionali che propone, sempre pronto a sfuggire qualunque responsabilità, nonostante il disprezzo di amici e parenti.
La fortunata idea di Groening si è trasformata in una serie televisiva che dura da un ventennio e che trova oggi sintesi in un episodio speciale, il quattrocentesimo, in una storia completa e complessa, in cui ogni entità trova spazio vitale.

La sceneggiatura ricchissima di battute demenziali strappa più di un sorriso, lasciando fluire il racconto per oltre un'ora, concludendolo appena inizia a diventare faticoso. Il lavoro concitato di diversi autori fra cui James L.Brooks, Al Jean, George Meyer, Matt Groening stesso ed altri, riesce a dare un senso compiuto alla vicenda tanto grottesca da conservare un filo di realismo, avvalendosi di soluzioni adattabili solo ad un cartone.
La visione wide screen consente di arricchire il film con scene di massa e montaggi 3D come sul piccolo schermo non era stato possibile fare.
Ancora una volta, il lieto fine viene in aiuto dei mediocri, carambolando fra piccoli drammi sociali e familiari, senza diventare mai patetico né pedante.
Un film che non deluderà gli amanti del genere.