Recensione X-Men 2 (2003)

Il nuovo episodio degli X-men, i mutanti nati con poteri speciali, è sempre diretto dal regista Bryan Singer, ma risulta ancora più divertente e trascinante del primo capitolo.

Salto evolutivo

La nuova avventura degli X-Men, mutanti dotati di poteri speciali, ricomincia poco dopo gli avvenimenti del primo episodio. Logan (Hugh Jackman) è appena tornato dalla sua ricerca, Mistique (Rebecca Romijn-Stamos) sta ancora impersonando il senatore Kelly e la scuola di Xavier (Patrick Stewart) ospita sempre numerosi giovani dai cromosomi inusuali. Ma il disorientamento di chi non ha magari assistito al primo episodio dura pochi minuti; il tempo per dare alla storia la possibilità di cominciare e coinvolgere gli spettatori.

Bryan Singer questa volta ha a disposizione più soldi e più tempo e li impiega tutti alla grande, a partire dall'inizio con una incredibile sequenza di combattimento compiuta dal nuovo personaggio Nightcrawler (Alan Cumming), capace di teleportarsi da un punto all'altro. Il film mantiene poi un ritmo elevato, senza momenti di stanca o di rilassamento. La regia segue più gruppi, senza però far perdere di linearità alla storia. E la storia è eccitante, senza ridursi a qualche effettone e a due pugni. Ma soprattutto questa pellicola, a differenza della prima, non perde tempo a introdurre i personaggi e sviluppa alcune delle più importanti tematiche del fumetto Marvel.

I personaggi, tutti ben caratterizzati e con interpreti azzeccati anche dal punto di vista del lettore più accanito, devono confrontarsi ancora una volta con l'odio e l'intolleranza che circonda i mutanti, intolleranza che però non arriva solo dalla moltitudine senza volto, ma anche dai propri parenti, come in una dolorosa sequenza nella casa di uno degli X-pupilli. E mentre Bobby, l'uomo ghiaccio, si ritrova a dover rimpiangere di aver detto la verità ai propri genitori, c'è chi si fa prendere dalla rabbia e si fa affascinare "dal lato oscuro della forza".
Anche i volti già noti hanno subito un'evoluzione, come ad esempio Tempesta (Halle Berry), che manifesta una rabbia crescente verso il mondo che la perseguita e la odia, o Jean Grey (Famke Janssen), costretta a convivere con poteri che non controlla completamente.

Si intuisce inoltre che il film non è indirizzato al pubblico più giovane; oltre a una scena di caccia al bambino che turba non poco, anche i morti non sono più solo virtuali. Tutto questo non significa che ci troviamo di fronte ad un'opera d'arte, un film impegnato e celebrale, ma sicuramente non a uno dei tanti e confondibili film d'azione, botte e stunt-man. E' solo qualcosa che ci fa torcere nell'attesa del terzo episodio.