Romulus: 5 motivi che la rendono rivoluzionaria e da non perdere

Ecco i 5 motivi che rendono Romulus, la nuova serie dal 6 novembre su Sky e in streaming su NOW TV, un prodotto rivoluzionario e da non perdere.

Romulus Luperci
Romulus: I Luperci

Soffia il vento di un tempo lontano e antico. Un vento che sa portarci in un mondo mitologico che, tuttavia, ci appartiene, ma anche un vento di cambiamento per quanto riguarda il panorama seriale e televisivo italiano. Sta arrivando Romulus, la nuova serie Sky Original creata da Matteo Rovere che, in dieci episodi, ogni venerdì su Sky e in streaming su NOW TV dal 6 novembre, intende immergerci in quella che è una vera e propria novità. Per vari motivi, sia tra addetti ai lavori che semplicemente per lo spettatore, Romulus è la dimostrazione che è possibile dare vita a qualcosa di anomalo e diverso rispetto al canone a cui siamo abituati. È, forse, l'ennesimo tassello di una lotta che pochi giovani cineasti stanno intraprendendo, quella di rinnovare l'industria e regalare al pubblico storie più fresche e moderne rispetto al solito, tornando alla tradizione del genere. Da molto attesa, Romulus è una serie che sa osare e si presenta come una mosca bianca sotto i riflettori, in tutta la sua spettacolarità. E per fugare ogni dubbio e ogni incertezza sulla necessità di questa serie, vi diamo ben 5 motivi che la rendono rivoluzionaria e da non perdere.

1. La novità dell'ambientazione

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Romulus: Andrea Arcangeli e Gabriel Montesi sono Iemos e Cnaeus

Il motivo più scontato, ma non per questo banale. Trovandoci nell'VIII secolo a.C., Romulus mette in scena un'ambientazione che porta con sé un piacevole effetto novità. Mai, nella produzione italiana, avevamo visto un mondo così particolarmente violento, primitivo, lontano dalla civiltà così come la conosciamo e dove gli uomini sembrano soggiogati dal volere degli dei. Le loro azioni procedono attraverso visioni oniriche o le interpretazioni del volo degli uccelli, sole e pioggia diventano messaggi divini enigmatici e da sciogliere. Gli stessi personaggi, nonostante siano in lotta tra di loro, vivono attraverso vecchi riti e un modo tutto loro di interpretare il mondo che li circonda. Preparatevi a un mondo sporco, composto per lo più di fango, dove la violenza diventa il motore delle vicende. Una violenza che, anche in questo caso, si mostra sullo schermo con una schiettezza a cui non siamo abituati. Romulus non si tira indietro quando deve mostrare la brutalità di quel mondo e potrebbe mettere a dura prova lo spettatore più sensibile, anche se - va detto - non risulta mai inutilmente esagerata.

2. Una trama leggendaria

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Romulus: Andrea Arcangeli è Iemos

Con un sapore squisitamente classico, la trama di Romulus pesca a piene mani non solo dalla Storia, ma anche dalla leggenda e dai mito. Le vicende dei tre personaggi principali, che poi andranno a intersecarsi tra loro, daranno vita a una storia che sembra un mito tramandato fino a noi tra lotte di potere, sete di vendetta e veri e propri percorsi di crescita. Tutto questo è possibile anche grazie a un ritmo non troppo adrenalinico e disteso, che permette di concentrarsi sui personaggi e dar vita a un racconto primordiale, come fosse una lunga storia epica. Si ha la sensazione di assistere a uno spettacolo che viene davvero da un altro tempo, da un mondo in cui le storie si raccontano in maniera differente rispetto a come siamo abituati. Appare, quindi, una sfida per lo spettatore, riuscire a entrare nelle regole di quel mondo, ad abbracciare la dimensione mitologica della storia e lasciarsi andare alle emozioni nel vedere tribù dei boschi, sacerdotesse che sembrano predire il futuro, uomini che assomigliano a delle bestie. Ovviamente, come in tutte le storie di stampo classico, proprio nel loro essere così universali, è facile trovare alcuni riferimenti con la nostra contemporaneità.

Romulus, Matteo Rovere: "Ci siamo immaginati la genesi della leggenda"

3. Il corpo degli attori

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Romulus: Francesco Di Napoli è Wiros

Quando parliamo di corpo degli attori ci riferiamo, ovviamente, in senso generico, al cast d'insieme. Non c'è un attore fuori posto in Romulus. Ognuno di loro sa infondere al personaggio quell'umanità che permette di aggiungere empatia a vicende che sarebbero troppo distanti per essere pienamente coinvolgenti. Il lavoro di Matteo Rovere e del suo staff si nota anche nella scelta dei volti. Un lavoro che consideriamo ottimamente riuscito perché, proprio attraverso i lineamenti del viso, capiamo già il carattere e la psicologia del personaggio rendendoli, fin dalla prima apparizione, perfettamente iconici. Ecco che Andrea Arcangeli è il perfetto eroe per cui tifare, Marianna Fontana la giovane sacerdotessa, quasi una presenza eterea e dolce (ma aspettatevi una trasformazione che conferma quanto detto poco sopra) e il giovane Francesco Di Napoli, magro e all'apparenza debole, il corpo perfetto per mettere in scena l'unico personaggio che preferisce l'intelligenza e l'uso della parola alla forza. Non fa eccezione l'ottimo Gabriel Montesi che col suo corpo nudo, peloso e massiccio sembra nato per interpretare il burbero Cneus e la Lupa di Silvia Calderoni, capace di dar vita a un personaggio enigmatico e a suo modo già indimenticabile. Ed è incredibile come tutti questi attori siano costretti a recitare soprattutto col corpo, elemento essenziale su cui la serie porta costantemente la nostra attenzione. Corpi che letteralmente parlano, si sporcano, si mostrano - anche con una certa dose di erotismo - in una maniera anomala: era da tempo che non si mostrava il lato fisico degli attori in questa maniera sul piccolo schermo.

4. La lingua e l'immersione

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Romulus: Marianna Fontana è Ilia

Non preoccupatevi, Romulus è stato interamente doppiato in italiano, anche se non è la scelta che vi consigliamo. L'uso della lingua protolatina, oltre a essere la lingua originale con cui gli attori hanno recitato, risulta essere una scelta essenziale e non ininfluente. Distante dall'essere un semplice capriccio, l'uso del protolatino sottotitolato contribuisce a una maggiore immersione da parte dello spettatore nel mondo sapientemente creato. Immersione che risulta necessaria e vero e proprio elemento qualitativo della serie. Guardando Romulus si riesce a respirare il clima di quel mondo, un clima dove si ha la sensazione di cambiamento imminente e di fato inesorabile. Proprio a partire dal modo in cui vengono pronunciate le frasi, con quella lingua così distante da noi, si crea un legame che ci porta a sospendere l'incredulità in misura maggiore. Si crea così una dimensione unica, un'atmosfera che non ha precedenti e che risulta ipnotica. Nonostante gli spettatori meno avvezzi alla lettura dei sottotitoli potrebbero trovare qualche difficoltà iniziale, il nostro augurio è quello di compiere questo piccolo sforzo che garantisce una qualità ancora maggiore alla serie.

Romulus, sul set della serie che racconta la nascita del mito di Roma

5. Il respiro internazionale

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Romulus: Uno scatto dal set della serie Sky

Qualità che si percepisce in ogni singola inquadratura dando alla serie italiana un chiaro e piacevole respiro internazionale. Non solo per la presenza di dettagli, alcuni quasi impercettibili e presenti solo sullo sfondo, che però contribuiscono a mostrare la cura della messa in scena e a dare l'idea di un mondo veramente vivo, ma anche per la presenza di alcune sequenze che lasciano a bocca aperta. Ci riferiamo, solo per dirne una, a un momento sul finale del primo episodio con protagonisti un cavallo e uno dei personaggi: effetti digitali ed effetti pratici si uniscono in un'alchimia mai vista prima. Quando pensiamo che l'inquadratura sia giunta al termine ecco che, invece, Romulus ci sorprende e prosegue lasciandoci con lo stupore stampato in faccia. Come se non bastasse, l'ottimo lavoro dei direttori della fotografia rifugge da tutte le banalità della produzione televisiva dando alla serie un look veramente cinematografico. Ai primi piani ben illuminati si aggiungono campi lunghi, riprese a lume di candela e una perfetta scelta cromatica per dare realismo. Il risultato è una serie che spinge a desiderarne di più.