Roma Web Fest, la presentazione della rassegna dedicata alle webseries

Segnate pure le date in calendario: dal 27 al 29 settembre il Teatro Golden ospita il Roma Web Fest, una rassegna totalmente dedicata alla serialità in rete. Ecco cosa possiamo aspettarci!

Roma Web Fest racchiude in tre parole un'idea creativa a dir poco interessante: offrire una vetrina alle web series per poter fare il salto dalla rete al cinema o alla TV o, meglio ancora, per trovare nuovi spazi produttivi o creativi.
L'appuntamento è fissato dal 27 al 29 settembre al Teatro Golden della Capitale (info su www.romawebfest.it) e premia l'eccellenza nella serialità web in Italia e all'estero, con un premio speciale per gli studenti, il BestYoungSeries.
A raccontare le dinamiche della rassegna ci pensano gli ideatori Maximiliano Gigliucci e Janet De Nardis, che hanno presentato alla stampa la kermesse con l'intervento di Francesco Montanari (interprete di Super G), Luca Vecchi (autore e regista di The Pills), Michele Ferrarese (direttore creativo di Fox e Flop TV), Valeria Oppenheimer e Annalisa Vacca (autrici e conduttrici di WR8, Web Radio Rai), Angelo Mellone (dirigente della Web Radio Rai) e i Manetti Bros, veri e propri pionieri delle webseries. La comunicazione è affidata a Marco Briotti, amministratore di Masoko Digital.

Come è nato questo progetto? Janet De Nardis: L'idea è nata dalla convinzione che il futuro del cinema è nel web, quasi un percorso obbligato per cambiare il sistema. A volte la rete è critica per natura nei confronti del piccolo e del grande schermo e prova a contrastarli, mentre invece è solo un modo per ritardare un percorso di collaborazione necessario per nuovi artisti e linguaggi innovativi.
Michele Ferrarese: E' ora che il web inizi a creare un business ma la domanda è: come si possono rendere produttive queste serie?

Per questo incontro il web deve cambiare natura? Janet De Nardis: Il web per realizzarsi ha bisogno di strutture organizzate grazie a forze che ancora non ha. Il test è proprio il mondo attraverso cui si realizza questa innovazione.

Cosa prevede il programma del festival? Janet De Nardis: Il festival comprende il concorso come miglior webseries e inoltre offre un mercato per poterle produrre. Ci saranno dibattiti e incontri tra le aziende e gli artisti del web. Inoltre vengono proiettati i video virali che hanno avuto più successo durante quest'anno.

Come funziona il concorso? Janet De Nardis: La prima selezione avviene grazie al voto del pubblico della rete attraverso il nostro sito, mentre la successiva è compito di una giuria qualificata di esperti del settore che porta queste serie ad un altro livello, magari li rende fruibili al cinema o in TV.

Qual è la sfida delle webseries? Annalisa Vacca: Ci sono tante persone che provano a mettersi in gioco, anche se poi alla fine i risultati seri e professionali sono pochi. Non è giusto che questi esperimenti vengano sfruttati, ma bisogna capire in quali direzioni sta andando la rete.

Alcune webseries hanno fatto il famoso salto. The Pills è arrivata su Dee Jay Tv. Luca Vecchi: Quello con Dee Jay Tv è stato solo un progetto satellite rispetto alle stagioni che realizziamo sul web, non certo un punto d'arrivo. Semmai è un'opportunità monetaria, ma non di visibilità perché il nostro pubblico lo cerchiamo giorno per giorno e il prestigio non ci interessa. Vogliamo solo far il nostro lavoro. Certo, la TV potrebbe essere un aiuto economico, aiuta ma non esclude il web.

Chi è il pubblico delle webseries? Valeria Oppenheimer: Il pubblico del web non è costituito solo da ragazzi, ma attualmente si sta ampliando anche ai 40enni perché la gente è stufa della TV. Invece la rete funziona per vari motivi, tra cui la leggerezza ma soprattutto la possibilità di mettersi in contatto più diretto con le persone. Il pubblico può scrivere agli attori e magari offrire loro degli spunti sulla direzione futura che la serie potrebbe avere. Su internet c'è libertà di fruizione perché chiunque può trovare l'argomento che gli interessa, visto la specificità dell'offerta. La verità è che per capire il web bisogna starci dentro, per cui penso che sia ancora presto per porsi domande su dove stia andando.

Cosa tiene gli investimenti lontani dal web? Francesco Montanari: Non si investe perché nel web c'è un caos incredibile. La libertà è stupenda, ma non crea esclusività né organizzazione del sistema. È possibile che con gli stessi fondi si trovi in rete prodotti cialtroni (per il 90%) e fatti bene. Il web, quindi, viene usato come veicolo per sviluppare il mio talento in TV o al cinema, per me è un punto di partenza, non certo di arrivo.

Come vedono il web produttori e registi che si occupano anche di altri media? Antonio Manetti: Il web resta un canale di distribuzione, a prescindere del costo, e offre una libertà incredibile. Un festival del genere ha senso se veicola contenuti amatoriali, altrimenti diventa come una qualsiasi manifestazione TV.
Marco Manetti: La parola webseries l'abbiamo usata noi per primi nel mondo, quando nel 1998 abbiamo prodotto SCUM. Lo scopo è quello di fare quello che i canali regolari dell'investimento non ti permettono di fare, magari storie grottesche dove tutto è possibile. Concordo con chi dice che non bisogna conoscere il pubblico del web, ma esserlo. In Italia la TV la fa chi non guarda la TV e lo stesso succede al cinema. saremmo rovinati se nel web arrivassero i soldi del cinema o della TV. La mia speranza è che non arrivino da lì ma si trovino altrove, così la generazione continua a comunicare quello che sente e sarà il pubblico a decidere come va avanti. Invece di piacere a chi non guarda la rete bisogna fare prodotti che piacciano a chi la frequenta.

Il rapporto tra cinema e web resta conflittuale? Janet De Nardis: Bisogna trovare un punto d'incontro tra i produttori e gli artisti del web.

Il web è davvero democratico? Marco Briotti: Sì, lo è, in quanto mezzo e piattaforma, ha il vantaggio di essere accessibile, perché a basso costo permette una utenza più ampia. Chi, invece si strappa le vesti per l'incontrollabilità della rete ricordo che un reato in rete può essere identificato e punito.

La TV che ne pensa del web? Angelo Mellone: E' interessante concentrarsi sul prodotto e non sulla piattaforma. Se vale, può viaggiare ovunque, quindi mi sembra normale che la TV ne sia intrigata. Se la frontiera di sperimentazione si trova in rete non si può che guardarvi con interesse e rispetto. Non esiste il problema ideologico della colonizzazione.
Marco Manetti: Sono convinto che TV e cinema arriveranno al web, ma non ora perché sono lenti, scemi e pigri. Nel frattempo bisogna dare forza alla rete prima che questi media arrivino, in modo da continuare a fare cose che piacciano a chi le crea e non a loro.