Roma: nuovo nome, nuovo festival

La Festa del Cinema si è trasformata nel Festival Internazionale del Film, e cerca di connotarsi, grazie a questa messa a punto lessicale, di un più ampio respiro internazionale, e di imporsi come punto di riferimento in Europa.

Si è svolta oggi, nella cornice dell'Auditorium Parco della Musica, uno dei luoghi principe della kermesse cinematografica romana, la conferenza stampa di presentazione della nuova gestione del Festival Internazionale del Cinema di Roma ad opera di Gian Luigi Rondi, succeduto qualche mese fa a Goffredo Bettini. I più attenti avranno già notato una delle piccole, grandi rivoluzioni di questo nuovo corso: la Festa del Cinema di Roma si è infatti trasformata nel Festival Internazionale del Film, e cerca di connotarsi, grazie a questa messa a punto lessicale, di un più ampio respiro internazionale, e di imporsi come punto di riferimento in Europa, prendendo a esempio non tanto la rivale (mai definita tale, comunque) di casa nostra Venezia, quanto le manifestazioni di Berlino e Locarno.

Secondo Rondi, il festival romano non è ancora un'entità ben definita, quando piuttosto un organismo sì molto promettente, ma che deve ancora sviluppare una propria identità, decidere cosa vuole fare di se stesso; per impartire una propria direzione allo sviluppo di questo processo cita l'amico René Clair (a cui dedicò anche un festival nell'ormai lontano 1982, un anno dopo la sua morte), secondo il quale era facile realizzare un film che piacesse al pubblico, altrettanto semplice girarne uno che fosse gradito alla critica, ma difficile ottenerne uno che mettesse d'accordo entrambi. E' proprio questa l'ambizione di Rondi: puntare su un cinema suscettibile del consenso del pubblico e della critica insieme, e per ottenere questo notevole risultato la ricetta, speriamo vincente, sarà quella di puntare sullo "spettacolo cinematografico".
Ma prima di svelarci il modo in cui fare contenti tutti, Rondi ci tiene a operare qualche altra precisazione di nomenclatura: la sezione Première sarà ribattezzata quest'anno Anteprima, mentre il Concorso cambierà nome in Cinema, nel caso in questione Cinema 2008. Entrambe queste sezioni diventeranno il costituente della cosiddetta Selezione Ufficiale, dalla quale emergerà, grazie al verdetto popolare (ed è questa la grande novità della nuova gestione), il vincitore del festival, colui che si accaparrerà l'ambito Marc'Aurelio d'Oro (non è un refuso, effettivamente il premio non ha cambiato nome).
Affiancato a questo tributo plebiscitario, ve ne saranno altri, atti a garantire quell'equilibrio tra pubblico e critica tanto centrale in questa nuova logica: il Marc'Aurelio d'Argento per il Miglior Attore e per la Migliore Attrice, che saranno assegnati da una piccola giuria di esperti internazionali.

Ma continuiamo a fare chiarezza sulle nuove denominazioni. La ex sezione Extra sarà da oggi conosciuta con il più altisonante appellativo de L'Altro Cinema, e si occuperà di tutto quello che non afferisce strettamente alla cinematografia ma che ormai occupa sempre più un posto rilevante dell'arte della macchina da presa: documentari, retrospettive, studi sul digitale e chi più ne ha più ne metta, poiché, secondo Rondi, "a Roma ci deve essere tutto il cinema". In questo spazio non avranno luogo competizioni, anche per la natura sperimentale e anche un po' poetica della sezione, in cui grande importanza avranno anche i ricordi, "ricordi di amici carissimi che non ci sono più".
Troveremo così una retrospettiva su Alida Valli, che comprenderà la proiezione di Senso di Luchino Visconti, che la vede splendida protagonista, e quella di un documentario realizzato su di lei dal nipote; una mostra fotografica su Dino Risi, che conterrà anche molte immagini inedite sul grande regista; e infine un tributo a Nino Manfredi, del quale verranno proiettati l'ultima prova come attore, nella pellicola spagnola La Fine del Mistero, e una delle pochissime esperienze come regista, L'amore difficile, parte del film a episodi L'avventura di un soldato. Un vasto spazio sarà dedicato anche al cinema per ragazzi, quello della sezione Alice nella Città, che vedrà inoltre la partecipazione degli studenti delle scuole romane. Un'altra sezione di grande interesse è Occhio sul Mondo (ex Focus), che si porrà come obiettivo di esplorare i risultati più originali e significativi delle cinematografie solitamente meno conosciute: quest'anno sarà la volta di quella brasiliana, che negli ultimi anni si è dimostrata sempre più interessante e promettente.
Per terminare questa carrellata di sezioni e premi, è giusto menzionare anche la presenza di un premio particolarmente legato allo stesso Rondi, che lo ideò nel 1971 per la manifestazione lagunare e poi per il David: quello alla carriera, da tributare ad autori ancora viventi. Si tratterà del Marc'Aurelio d'Oro alla Carriera.

Un importante corollario del festival saranno le mostre, tra le quali spicca C'era una Volta il '48: si tratta di un doveroso tributo ad un'edizione della Mostra di Venezia tra le più ricche di sempre, sia per quanto riguarda i film italiani che le opere straniere, ma anche alla nascita di quella costituzione che ha di fatto creato lo Stato italiano; questo evento sarà, insomma, un memorandum di uno dei periodi più importanti per il cinema e la società italiani.

Per la prima volta avremo inoltre la presenza di David Cronenberg ad un festival: presenterà infatti alcune delle più belle inquadrature dei suoi film trasposte su tela, mentre il regista Michael Cimino (che, per sua stessa ammissione, se non si fosse dato al cinema avrebbe fatto il coreografo) collezionerà le più indimenticabili scene di ballo della storia del cinema. Rondi intende così realizzare un "modo di guardarsi intorno non solo con il film, ma con l'autore, che ha una vita alle spalle e si propone con mezzi diversi".

Ma questa edizione del festival sarà anche molto attenta al mercato cinematografico e ai rapidi movimenti dell'industria del film: Rondi intende organizzare dei veri e propri "Stati Generali" in cui far convergere tutti i protagonisti della produzione, dall'attore al distributore, per esplorare i sentieri del cinema contemporaneo, anche alla luce del fenomeno della pirateria, definita "distruttiva per la vitalità del cinematografo", e che impone il "fare la guerra con tutte le categorie a questa peste del cinema".
Numerose sono le domande dei tanti giornalisti presenti in sala, grazie alle quali ne veniamo a sapere di più sui luoghi e su altre informazioni di carattere tecnico, mentre nessuna informazione viene lasciata trapelare sui veri protagonisti del festival, cioè gli attori, i registi e ovviamente le pellicole, in concorso e non. Comunque, si sa di per certo che il festival manterrà la sua struttura "dilatata" in parecchie sale della capitale, trovando un ulteriore punto focale intorno a piazza Barberini. Le proiezioni al Metropolitan e l'allestimento di Occhi sul Mondo nelle vicinanze dell'Ambasciata del Brasile a Piazza Navona contribuiscono a creare questa "idea che si faccia un festival per la città, noi andando alla città". Anche quest'anno verranno poi coinvolti nelle proiezioni anche i cineclub, di stanza nei centri sociali di sinistra, perché "un conto sono i luoghi, un conto le organizzazioni".
L'iniziativa Lezioni di Cinema, molto gradita nelle precedenti edizioni, non scomparirà, anche se rimangono ancora da definire molte delle personalità che terranno i loro seminari, tra le quali sono però annoverati i già citati Cronenberg e Cimino.

Ma parliamo di numeri: sia per quanto riguarda il numero di film che il budget è prevista per quest'anno una contrazione rispetto agli anni precedenti. Le pellicole in concorso saranno probabilmente 14 per quanto riguarda la sezione Cinema, mentre si fermeranno a 8 per quella Anteprima. Il budget è fissato intorno ai 15 milioni di euro, che comunque dovrebbero essere più che sufficienti a garantire un'organizzazione di alto livello, anche grazie al Comune di Roma che ha confermato la propria collaborazione.

Riguardo alla spinosa questione degli ospiti internazionali, Rondi risponde con un diplomatico "come si è comportato il festival finora, non lo giudico". Certo è che il nuovo direttore sia dell'opinione, concorde a quella di Muller, suo corrispettivo veneziano, che non sia opportuno rendere noti in anticipo presenze e film in concorso: fino all'ultimo si potrebbe infatti trovare una pellicola interessante che, se preceduta dall'annuncio di un elenco completo di lavori già scelti, non potrebbe trovare posto in gara. Per lo stesso scrupolo di riservatezza Rondi non conferma la, seppur molto vociferata, presenza di Robert De Niro e Al Pacino.

Un'altra delusione è per chi si aspettava finalmente l'ammissione di una certa competitività con la kermesse veneziana: ancora una volta Rondi smentisce qualsiasi rivalità, ribadendo, anche grazie all'articolo 1 del nuovo regolamento della mostra, che a Roma si insegue il cinema spettacolo, mentre a Venezia, sin dal 1932, si è sempre parlato di "mostra d'arte". Perché le due cose non possano coincidere rimane comunque tuttora un interrogativo aperto. Nemmeno con le altre manifestazioni cinematografiche europee Rondi si sente in opposizione: quella di Moretti è infatti dedicata esclusivamente alle opere prime e seconde, mentre i festival di Berlino e Locarno sono in differenti periodi dell'anno, lontani dal pericolo di eclissarsi a vicenda con quello di Roma. Il gemellaggio con il Tribeca Film festival di De Niro sarà mantenuto anche quest'anno: le due manifestazioni hanno infatti svariati punti in comune, e condividono anche le stesse critiche da parte degli esperti, secondo i quali queste kermesse hanno sì un grande successo di pubblico, ma ancora poca identità. Unite come sono anche dall'affinità di gusti, un percorso di collaborazione sarà sicuramente produttivo.

Ultima delle questioni aperte è quella della volontà, espressa dal sindaco Alemanno già durante la propria campagna elettorale, di dedicare uno spazio maggiore al cinema italiano. A questo Rondi risponde con l'equilibrio e la pacatezza di sempre: il cinema italiano è sì "la sua missione", avendolo attraversato nelle sue stagioni più belle, ma i direttori di ogni sezione sceglieranno autonomamente le opere da inserire in concorso, senza nessun tipo di ingerenza. Rondi si dichiara "personalmente entusiasta del cinema italiano", ma assicura altresì che non ci si lascerà fuorviare da un "principio di nazionalità". Strettamente collegato a questo argomento è quello del collegamento, paventato dall'Assessore alla Cultura Croppi, con l'assegnazione dei David. Anche soltanto per una forte divergenza di date (il David ha luogo a maggio, mentre il Festival Internazionale del Film di Roma è fissato tra il 22 e il 31 ottobre) un avvicinamento non è possibile. E' invece auspicabile una collaborazione tra le giurie, ma non è stato ancora definito nulla di concreto a riguardo.

Infine, la questione del glamour: che significato avrà quest'anno la consueta sfilata di divi lungo l'immancabile tappeto rosso? Su questo argomento Rondi si mostra sensibile e nostalgico, ricordando come, nel 1971, qualcuno lo rimproverò per averlo fatto stendere a Venezia. Invece lo spettacolo, il divismo sono fattori importantissimi per il cinema: sfilare serve al cinema, gli garantisce visibilità e quindi vita. Ancora di più in una città come Roma: se Venezia è infatti un'isola, fuori dalla quale non c'è nulla, qui aldilà del tappeto ci sarà la città intera, sulla quale Rondi vuole puntare tutto: "incontrerò la città, lo spettatore, ed insieme sosterremo la vitalità del cinema".