Roma 2010, giorno 6: arcobaleno 'multietnico' dopo la tempesta

All'Auditorium, che ancora presenta le tracce del turbinoso passaggio di Bruce Springsteen, ci si appresta a vivere un programma all'insegna delle coproduzioni internazionali, dal franco-hongkonghese 'The Back' all'italo-svizzero-iracheno 'I fiori di Kirkuk'. Annullata invece, per motivi tecnici, la proiezione del film di Olivier Assayas 'Carlos'. Tra i titoli più attesi anche l'acclamato 'I ragazzi stanno bene'.

Nella giornata di ieri l'Auditorium di Roma è stato colto di sorpresa da un turbinoso acquazzone e dall'ancora più travolgente apparizione fuori programma di Bruce Springsteen. In un'atmosfera quasi da stadio, il Boss ha chiacchierato ieri sera con i fan al termine della proiezione di The Promise: The Making of Darkness on the Edge of Town, bel documentario di Thom Zimny che ripercorre la genesi di uno degli album più importanti della musica contemporanea, per l'appunto Darkness on The Edge of Town.
Una piccola "burrasca" tuttavia si è verificata anche oggi, quando la proiezione speciale di Carlos di Olivier Assayas (versione cinematografico di una serie tv incentrata sul terrorista filo-palestinese Ilich Ramírez Sánchez) è stata annullata per motivi tecnici che l'organizzazione del festival ha chiarito tramite comunicato stampa. (Le due copie del film pervenute a Roma erano entrambe difettose e quindi inutilizzabili per le proiezioni)

Decisamente più rilassata, invece, appare l'atmosfera nella sezione competitiva. Già oltrepassata la prima metà di questa quinta edizione, il Festival di Roma si concentra sulla presentazione degli ultimi titoli in concorso, che in questa giornata delineano un quadro multietnico e globalizzato del cinema. A partire da The Back, coproduzione franco-hongkonghese diretta dal regista cinese Liu Bingjian, che si scaglia contro la pomposa retorica rivoluzionaria maoista. È molto difficile etichettare il film come un horror, nonostante sia stato definito in questo modo dal programma ufficiale del Festival. Si tratta piuttosto di un esercizio autoriale, che utilizza delle figure estreme (un pittore del regime impazzisce e si mette a tatuare il volto di Mao sulla schiena dei propri famigliari) per raccontare come l'ideologia totalitaria abbia impresso un marchio indelebile sulla vita del popolo cinese.

Altra coproduzione è quella tra Italia, Svizzera e Iraq per I fiori di Kirkuk, opera di denuncia che esplora l'ancora poco conosciuto eccidio curdo, compiuto dal regime di Saddam Hussein nell'Iraq degli anni Ottanta, attraverso la storia d'amore tra Najla, appartenente a una famiglia benestante di Bagdad, e il medico curdo Sherko. Il regista Fariborz Kamkari realizza un film animato da passione e da sincere intenzioni, ma che forse manca di un'adeguata forza registica.

Completa il panorama di questo concorso multietnico il film australiano Little Sparrows, diretto dalla regista taiwanese esordiente Yu-Hsiu Camille Chen. Si tratta di una storia familiare, che ha per protagonista Susan, affetta di cancro al seno. Il marito e le sue tre figlie le staranno vicini durante la malattia, innescando delle complesse dinamiche relazionali. Pur affrontando un tema così duro, l'opera della giovane autrice si segnala per uno stile sobrio e lieve, caratterizzato da un'impostazione quasi documentaristica.

Di maggiore impatto sono sicuramente gli eventi programmati fuori concorso. È facile prevedere che I ragazzi stanno bene di Lisa Cholodenko, dopo aver entusiasmato le platee di Sundance e Berlino, possa incontrare il favore del pubblico capitolino, che assisterà questa sera alla proiezione subito dopo la consegna del premio Marc'Aurelio all'attrice Julianne Moore. Il maggior pregio del film è quello di affrontare una questione delicata come quella dei nuclei familiari con genitori omosessuali utilizzando lo strumento della commedia, con lo scopo di mostrare come l'affetto e l'autenticità dei legami parentali prescinda assolutamente dal sesso dei coniugi. Una sceneggiatura ricca si situazioni esilaranti, unite alle brillanti performance del terzetto composto da Julianne Moore, Annette Bening e Mark Ruffalo sono il punto di forza di questo piacevole film.

Da segnalare, inoltre, un ulteriore titolo fuori concorso, il giapponese The Incite Mill: 7 Day Death Game di Hideo Nakata, che ritorna all'horror con una rielaborazione di Dieci piccoli indiani. Si preannuncia interessante, infine, il duetto tra il regista Gabriele Salvatores e lo scrittore e sceneggiatore Giancarlo De Cataldo, che analizzeranno il delicato rapporto tra cinema e giustizia (argomento oggi più che mai attuale).