Robert Downey Jr, i cinquant’anni di un ex bad boy

Dagli anni scatenati e pericolosi della gioventù fino ai successi di botteghino grazie a Iron Man, gli Avengers e Sherlock Holmes.

Statura media, sguardo indagatore e sorriso spiazzante. Questo è Robert Downey Jr. che, senza essere troppo bello o troppo sofisticato, piuttosto potremmo definirlo cool, rappresenta il fascino dello star system come pochi attori ancora riescono a fare. Molto si deve a quell'atteggiamento libero e simpaticamente sfrontato di chi ha vissuto sulle montagne russe senza nessuna cintura di sicurezza e, dopo aver provato più volte il giro della morte, ne è uscito comunque vivo, se non illeso. Così oggi, dopo essere stato l'enfant prodige "maledetto", l'attore in cerca di rinascita e una delle stelle più pagate, oltre che sex symbol, fortificato dalla corazza di Iron Man compie cinquant'anni. Un compleanno importante con cui dichiarare a gran voce a tutti quelli che lo avevano dato per finito, che, non solo Rob è tornato in circolazione con grande stile ma, soprattutto, è diventato adulto.

Iron Man 3: Robert Downey Jr. nel suo laboratorio elettromeccanico
Iron Man 3: Robert Downey Jr. nel suo laboratorio elettromeccanico

Un'evoluzione che l'attore attribuisce a due donne. La prima è la madre Elsie, scomparsa da poco, che, dopo aver vissuto insieme al marito Robert Downey Sr. il brivido della controcultura degli anni '60, è riuscita a liberarsi dall'alcolismo, offrendo al figlio un esempio da seguire e ricordare. La seconda, invece, è la moglie Susan, conquistata e sposata dopo aver messo definitivamente da parte tutti i suoi problemi di dipendenza. Insieme a lei non solo ha avuto figli, Exton e Avri, ma ha iniziato anche l'attività di produttore (The Judge e l'appena annunciato Baghdad Country Club). Da quel momento, avvenuto più di dieci anni fa, la carriera di Downey è tornata a decollare e non si è più fermata. Parliamo di film come Fur: un ritratto immaginario di Diane Arbus, Zodiac, Tropic Thunder e, naturalmente, la saga di Iron Man e Sherlock Holmes. Così, in attesa di rivederlo sullo schermo in tutto lo splendore in Avengers: Age of Ultron, proviamo a ricostruire i momenti fondamentali di questi cinquant'anni eccezionali, ponendoci una domanda: com'è veramente Robert Downey Jr , affascinante e irraggiungibile come Tony Stark o intelligente e irritante come Holmes?

Gli anni da party boy

Alcuni dicono che per un attore un passato un po' turbolento sia una carta in più da giocare per ottenere successo e costruire un personaggio. Partendo da questa considerazione possiamo dire, senza alcun dubbio, che Robert Downay Jr. si è lasciato un po' prendere la mano al riguardo. È pur vero che essere figlio di un regista come Robert Downey Sr. non ha certo facilitato le cose in senso contrario. Infatti, se da una parte gli ha offerto la possibilità di una carriera veloce e precoce, dall'altro lo ha serenamente instradato al consumo di marijuana, alcol e droghe. Ecco, non esattamente gli insegnamenti che ti aspetti da una figura paterna. Eppure, nonostante questo, per il giovanissimo Robert l'infanzia trascorsa accanto ad un genitore fatto di originalità ed eccesso, ha dei risvolti positivi. O, quanto meno, dei ricordi originali.

Robert Downey Jr.
Robert Downey Jr.

"Ricordo di aver girato per il Village con mio padre che aveva indosso la maglietta di Superman. Avevamo anche un trono da re, un pezzo di scenografia che lui usava come sedia. Era un omone, alto, scuro e bello. Mio padre è stato un pioniere del cinema indipendente ma non aveva idea di come si devono crescere i figli. Mi prese come attore nel suo film perché costava meno che avere una baby-sitter. Ora io e lui abbiamo un'ottima relazione, ma c'è stato un tempo in cui proiettava un'ombra su di me. In fondo, nella vita tutti quanti abbiamo un paio di cosette da mettere al posto giusto." Così, grazie alla vita e all'influenza di quest'uomo imponente, un ragazzino di appena sei anni è stato introdotto ai party più scatenati e al brivido della prima canna. Di pari passo, più o meno, è iniziata anche la sua carriera. A tenerlo a battesimo con Pound a soli cinque anni è proprio il padre, poi è arrivato Greaser's Palace. Nel frattempo partecipa alle recite scolastiche e studia tip tap con Ramon Estevez, La consacrazione è arrivata nel 1987 con il personaggio di Julian in Al di là di tutti i limiti, tratto dal romanzo Meno di zero. Il fatto è che questo party boy sfacciato e figlio di un'educazione fatta di eccessi gli somiglia, e nemmeno poco.

Robert Downey Jr. in una scena del film The Soloist
Robert Downey Jr. in una scena del film The Soloist

Della caduta e della rinascita

Robert Downey jr. in Charlot
Robert Downey jr. in Charlot

Dopo una partenza a grande velocità dal punto di vista artistico, Downey sembra accelerare ancora di più, tanto che rischia di andare seriamente fuori strada senza nessuna possibilità di rimettersi in pista. Così, dopo aver ottenuto una nomination all'Oscar per l'interpretazione di Chaplin in Charlot, gli anni Novanta vengono ricordati come il suo periodo nero. Tutto inizia con al fine del suo rapporto con Sarah Jessica Parker che, ancora in attesa del suo Mr. Big, lo lascia a causa degli ormai evidenti e incontrollati problemi di droga. Dal 1996 fino al 2000 inizia una lunga serie di arresti, condanne, detenzione e libertà vigilata da cui non riesce a sottrarlo nemmeno la serie televisiva Ally McBeal e conseguente Golden Globe vinto come miglior attore non protagonista.
Tutto questo fino a quando, nel 2003, si libera definitivamente da alcol e droga grazie, stando a quanto ha più volte dichiarato, anche al Wing Chun. Ossia un'arte marziale.

"La cosa più importante nella vita di un addicted è il recupero. Oggi sono orgoglioso di riuscire a mantenere i miei impegni, non solo nei confronti di amici e famiglia, ma anche con il pubblico. Dopo una vita passata a essere inaffidabile ho scoperto quanto sia bello portare a termine un progetto, un'idea, una promessa. La disciplina è una forma di rispetto nei confronti della vita. Se penso al passato, ora capisco che i ruoli si confondevano spesso con la realtà in cui vivevo. In definitiva ero diventato il poster boy della cattiva gestione farmaceutica. Ero convinto che da drogato avrei reso meglio, molto di più. Dall'altra parte, anche con tutti gli errori, non riuscivo a toccare il fondo. E senza essere arrivato in fondo non puoi ricominciare a salire." Oggi il brivido del rischio, cui non riesce a rinunciare, è rappresentato dal paracadutismo mentre la sua nuova ossessione è lo stile. "L'unico difetto per mia moglie è la l'attenzione che ho per i vestiti. Mi cambio tre volte al giorno, se poi devo andare via per il week end ho bisogno di una schiera completa di valigie."

L'attore d'acciaio

Avengers: Age of Ultron - Robert Downey jr. in una scena dal trailer
Avengers: Age of Ultron - Robert Downey jr. in una scena dal trailer

A questo punto, però, sorge una domanda. Come ha fatto quest'uomo tanto dotato quanto autodistruttivo a diventare uno degli attori più pagati di Hollywood? Risposte sicure, come formule certe, non ce ne sono. Certo, ha avuto il suo peso l'incontro strategico tra una maturazione personale e un ruolo d'acciaio, capace di lanciare Downey nel gotha dello star system. Ogni riferimento non è casuale ma, anzi, si riferisce proprio all'arrivo nella sua vita dell'armatura di Iron Man e, ovviamente, della Marvel. Il successo è assicurato non solo per motivi spettacolari ma, soprattutto perché il personaggio di Tony Stark sembra essere in qualche modo il riflesso del suo interprete. Insomma, non sarà un miliardario e un supereroe, ma in qualche modo Downey ha lo stesso fascino imprevedibile e pericoloso del suo personaggio. Lo dimostrano i tre capitoli della saga e la sua presenza nel team eccezionale degli Avengers. Altrettanto importante è l'arrivo nella sua vita di un altro eroe, forse meno intoccabile ma ugualmente invincibile. Si tratta dello Sherlock Holmes di Guy Ritchie, affiancato da Jude Law nei panni di Holmes. Nonostante questo e gli incassi a molti zeri dei suoi film, però, Robert Downey Jr. non si sente arrivato. "Il segreto per sopravvivere a Hollywood? Mai sentirsi definitivamente al top. Preferisco dire che sto bene e che lavoro molto, anche se non posso evitare gli attacchi d'ansia ogni volta che inizio un nuovo film."