Recensione La vie en rose (2007)

Tragica e appassionata, la vita di Edith Piaf approda sul grande schermo nella biopic diretta da Olivier Dahan e interpretata da Marion Cotillard.

Ritratto di una leggenda

Tragica e appassionata, la vita di Edith Piaf approda sul grande schermo nell'ennesima biopic musicale: presentato al 57esimo Festival di Berlino, La vie en rose di Olivier Dahan, è un collage filmico che racconta le fasi più importanti dell'esistenza e della carriera della leggendaria cantante francese. Le vicende di Edith bambina, che vive un'infanzia difficile, per strada, accanto al padre artista di circo, e in un bordello, si alternano quindi a quelle di una giovane ragazza che che cattura il cuore della gente con la sua voce, ed a quelle di una star già affermata, ma dalla personalità fragile e dalla salute cagionevole.

A vestire i panni della Piaf adulta, è Marion Cotillard resa irriconoscibile da un eccezionale lavoro di make-up, ma forse troppo eccessiva nella sua interpretazione dell'usignolo di Francia; d'altra parte va riconosciuto che il lavoro affidato all'attrice francese, quello di interpretare Edith in momenti così diversi della sua vita, non è di certo un lavoro facile, ma la sua interpretazione risulta a tratti forzata.

Il film di Dahan, pur essendo coinvolgente, ed in alcuni momenti anche emozionante, non entra nei dettagli della vita della cantante, come ha ammesso lo stesso regista, ma cerca di ricostruirne l'esistenza mettendo assieme dei ritagli di vita, che sembrano presi dalle cronache dei giornali e dalle biografie; un collage tragico, realizzato in colori cupi e popolato da personaggi ambigui, e nei quali rivivono le ossessioni della Piaf, ed una delle sue tante storie d'amore. Il film quindi si mantiene solo sulla superfice della leggenda della Piaf, e non scava a fondo mettendo in luce altri aspetti della personalità della cantante francese, ma resta ancorato nell'immaginario collettivo, fortemente legato alla tragicità del personaggio della Piaf.

Movieplayer.it

3.0/5