'Ritorno al futuro': trilogia a tempo determinato

Ogni scena ha una precisa funzione all'interno di un affresco di eventi dove, se ne crolla una parte, crolla tutta la volta. La coesione della trama è la virtù del film. Oltre ad essere eccezionalmente accattivante.

"Strade? Dove noi andiamo non abbiamo bisogno di strade" questa la battuta conclusiva di Ritorno al futuro (1985) dove Marty, Doc e Jennifer si librano in volo a bordo della DeLorean e svaniscono eclissati dai titoli di coda. Un film con una sceneggiatura a prova di bomba, adottata come materiale di studio nelle università di cinema americane. È un esemplare congegno ad orologeria, un meccanismo ad incastri impeccabile. E proprio qui sta la singolarità di questo film. Una storia fantascientifica sui viaggi nel tempo, con accluso intreccio di inevitabili paradossi, è legata ed imbavagliata dal tempo narrativo di una struttura filmica dal sincronismo irreprensibile. Ogni scena ha una precisa funzione all'interno di un affresco di eventi dove, se ne crolla una parte, crolla tutta la volta. La coesione della trama è la virtù del film. Oltre ad essere eccezionalmente accattivante.

Robert Zemeckis e Bob Gale hanno sempre ripetuto di non avere mai concepito il finale di Ritorno al futuro nella prospettiva di realizzarne un seguito, altrimenti non avrebbero messo mai la ragazza sulla DeLorean in partenza per il 2015. Si trattava solo di una conclusione goliardica, non si sarebbero mai complicati la vita in quel modo dovendo scrivere un secondo episodio. Invece la Universal ha sollecitato la realizzazione di ben due seguiti per ricavare il massimo dal successo del primo film. Difficile dire di no quando una major cinematografica lascia completa libertà artistica agli autori. Dopo essersi pentiti di avercela messa la ragazza sulla macchina, i due sceneggiatori si sono rimboccati le maniche dovendo affrontare anche la defezione di Crispin Glover. Le richieste economiche dell'attore, che interpretava il padre di Marty, sono state giudicate inaccettabili pertanto la presenza del suo personaggio è stata ridotta all'indispensabile ricorrendo in sostituzione ad un altro attore.

Ritorno al futuro parte II (1989) paga la perfezione del suo antecedente. Vincolata dagli sviluppi del primo film e costretta a crearne di nuovi, la trama si attorciglia su se stessa in una spirale di paradossi temporali tra passato e futuri alternativi. Meglio non distrarsi durante la visione. La peculiarità di questo film sta nel fatto che interagisca col suo predecessore ripresentandone alcune scene sotto altri punti di vista e che, simultaneamente, contenga il trailer del suo stesso seguito. Le scene riesumate, tra cui primi piani dell'attore Crispin Glover, hanno costituito un precedente che ha imposto nuove regole sulle norme relative ai detentori dei diritti di immagine negli USA. Tant'è vero che Glover ha citato in giudizio Steven Spielberg, già produttore esecutivo, e vinto la causa per non avere autorizzato l'uso della sua immagine in un film con cui lui non aveva alcun rapporto.

Le interazioni con gli interpreti sono state l'argomento di diverse domande rivolte agli autori nel corso delle innumerevoli interviste, dall'uscita dei film ad oggi. Eric Stoltz iniziò le riprese nel ruolo di Marty, ma la produzione s'interruppe dopo due settimane perché Zemeckis si convinse che non era l'attore giusto per la parte. Nel frattempo, Michael J. Fox, originariamente la prima scelta del regista, ottenne il permesso dal produttore della serie TV cui stava lavorando di girare per la Universal a patto che non si creassero conflitti sul piano di lavorazione. E così il giovane attore, la cui stella brillava sempre più, lavorò per tre mesi contemporaneamente sul set di Family Ties (Casa Keaton) di giorno e su quello di Ritorno al futuro di notte. Ma i ricordi più bizzarri sono legati ancora a Crispin Glover che aveva per la testa un sacco di idee bislacche su come il suo personaggio doveva comportarsi. Tra le tante, riteneva che George McFly dovesse avere i capelli ritti mentre scriveva i suoi racconti di fantascienza. Zemeckis e Gale dovettero costantemente frenare la sue iniziative e cercarono di spiegargli che non poteva recitare con i capelli all'insù perché le inquadrature non avrebbero coinciso con quelle girate il giorno precedente, ma Glover non voleva capire e accettando con riluttanza rispondeva "Comunque Marlon Brando non coincideva mai".

Ritorno al futuro parte III (1990) nasce dal fatto che ogni americano che lavora nel cinema, che sia attore, regista o tecnico di produzione, sogna prima o poi di girare un western. Realizzato senza soluzione di continuità insieme al secondo film, rivisita il duello tra Marty McFly e la sua nemesi Biff Tannen od un consanguineo (sempre interpretato dall'attore Thomas F. Wilson), citando il Clint Eastwood del glorioso periodo western. C'è anche l'opportunità per il dottor Emmett Brown, l'inventore che ha il volto di Christopher Lloyd, uomo di scienza, elaboratore dei calcoli spazio-temporali, di sorprendere tutti e soprattutto se stesso innamorandosi di Clara Clayton, astronoma per diletto.

La saga si conclude con un rocambolesco finale degno della fantasia di Jules Verne, precursore di un immaginifico futuro cui sono seguite le suggestive elucubrazioni di Philip K. Dick e Isaac Asimov, quest'ultimo non ancora pienamente sfruttato dagli autori cinematografici. Non ci sarà mai un Ritorno al futuro parte IV ma gli appassionati non disperino, le avventure proseguono con l'omonima serie televisiva a cartoni animati. Anche se proprio la stessa cosa non è.