Recensione Traitors (2013)

Il personaggio di Malika è l'elemento più interessante del film, grazie anche alla freschezza e al carisma della bella e brava Chaimae Ben Acha, un personaggio che all'inizio sembra voler nascondere sotto il suo aspetto da maschiaccio fragilità e insicurezza, ma cha ha delle sorprese in serbo per lo spettatore.

Rock the Casbah

Esordio alla regia dell'attore e sceneggiatore statunitense Sean Gullette, noto anche per essere uno storico collaboratore di Darren Aronofsky, questo Traitors è un film prodotto e ambientato in Marocco ma con uno stile ed un ritmo che ricalca inevitabilmente quello del cinema americano di genere. La storia vede protagonista la giovane Malika, una cantante punk di Tangeri, che sembra aver finalmente trovato un produttore realmente interessato al suo gruppo: il problema è che per pagare lo studio di registrazione servono molti soldi, e Malika ha da poco perso il lavoro. L'unica cosa che rimane da fare quindi è accettare l'allettante proposta di un tipo poco raccomandabile di fare da corriere per un carico di droga: in realtà Malika dovrà semplicemente guidare l'auto (precedentemente imbottita di narcotici) dalla città ad un paesino e ritorno, attraversando i blocchi stradali delle autorità in compagnia di un'altra ragazza con maggiore esperienza, ma sarà proprio quest'ultima a far saltare il piano originario e rendere il tutto molto più complicato.

Traitors parte come un vivace e simpatico ritratto di una punk-rock band in salsa magrebina (che tra l'altro cita i Clash cantando I'm So Bored with Morocco), ma si trasforma bene presto in un poliziesco/thriller di buona fattura tecnica e con un discreto ritmo che avvince nonostante alcuni passaggi un po' banali nel plot e soprattutto la sensazione che alla nostra protagonista vada tutto troppo liscio, senza intoppi e senza indugi. Si tratta di un peccato soprattutto perché il personaggio di Malika è forse la cosa più interessante del film, grazie anche alla freschezza e al carisma della bella e brava Chaimae Ben Acha, un personaggio solo coraggioso che all'inizio sembra voler nascondere sotto il suo aspetto da maschiaccio fragilità e insicurezza; alla fine del film, tuttavia, è impossibile non chiedersi se in realtà Malika non fosse una sorta di superagente in incognito viste le abilità e le arguzie dimostrate in "missione", e paradossalmente così finisce col diventare un personaggio ben più bidimensionale di quanto avremmo potuto immaginare in partenza.
Resta comunque da lodare questo esordio di Gullette, per esempio anche per l'ottima scelta delle musiche che conferiscono grande energia e ritmo ad una regia comunque sicura ed efficace; peccato abbia peccato un po' di superbia in fase di sceneggiatura, finendo con il firmare un intreccio forse troppo intelligente e perfetto al punto da stonare con il realismo del resto della pellicola.

Movieplayer.it

3.0/5