Recensione Solo Dio perdona (2013)

Il nuovo film di Refn in concorso a Cannes 2013 sovverte le aspettative e spiazza, ma presenta aspetti che lo rendono comunque interessante.

Wanna Fight?

Non è facile scrivere di un film come Solo Dio perdona (Only God Forgives).
Ma per spiegarvene i motivi dobbiamo necessariamente parlare di aspetti concreti e dire qualcosa della sua struttura, perciò se volete approcciare la visione senza nessuna contaminazione, fermatevi qui. Se invece volete conoscere comunque la nostra opinione, o piuttosto arrivate a questa recensione dopo aver già visto il film, proseguite pure.
Recensire il nuovo film di Nicolas Winding Refn è difficile perchè non è quello che ci si aspetta. Con Drive ancora negli occhi e nel cuore, un trailer fuorviante che mostra un Ryan Gosling cazzuto che provoca chiedendo il già cult "Wanna Fight?", tutti si aspettavano, ed anche con un hype non indifferente, un film sulla falsariga del precedente.
Non è così.
Only God Forgives è un dilatato affresco che, pur mettendo in scena alcune grafiche scene di violenza, si basa su conflitti che sono più interiori.


La trama di base è nota, ma la ripercorriamo rapidamente: Julian gestisce un boxing center, con annesso spaccio di droga, a Bangkok. È un'attività che porta avanti col fratello Billy, un tipo completamente diverso da lui: se Julian è chiuso, introverso e riflessivo, Billy è prepotente e tracotante. Ed è da lui che prende il via la catena di eventi che si sviluppa nel corso del film: uccide una prostituta sedicenne e diventa quindi vittima della vendetta del padre di lei, a sua volta fatto giustiziare dalla madre di Julian e Billy accorsa in Thailandia per vendicare il figlio. La donna, figura forte, decisa e autoritaria, diventa a sua volta bersaglio di violenza e pretende la protezione dell'unico figlio rimasto.
Ma Julian - ed è questa la provocazione di Refn - non è assolutamente interessato alla vendetta, a combattere, perchè per lui il fratello aveva pagato il giusto debito per la sua colpa.

Il vero conflitto di Only Fod Forgives è quello, interiore e personale, tra Julian/Ryan Gosling e la madre/Kristin Scott Thomas e quello che nasce come film sulla vendetta, muta presto in una storia sul rapporto madre/figlio: era sempre stato Billy il figlio preferito della donna, che ha sempre considerato il secondogenito più debole del fratello maggiore.
Quando Julian decide di provare a lottare, nell'unica scena in cui fronteggia realmente l'avversario Chang, lo fa più per cercare un'ultima volta di risolvere quel conflitto con la madre, più che per la volontà di vendicare il fratello ucciso.
La figura stessa di Chang, il misterioso e canterino poliziotto in pensione che Vithaya Pansringarm interpreta con letale e serafica calma, viene introdotta da Refn come simbolo di tale conflitto.
Se si accetta la "provocazione" di Refn, se si riesce a sgombrare la mente dalle inevitabili aspettative, Solo Dio perdona è un film ipnotico, affascinante e a suo modo disturbante. E non per le sporadiche scene di violenza esplicita (non per ultima una sequenza di tortura con progressivo upgrade di coltelli), ma per il modo in cui espone sensazioni ed emozioni (o assenza di esse) in prolungate immagini statiche dei suoi protagonisti, per come le lascia sedimentare in lente carrellate lungo i corridoi, per la musica monotona ed ossessiva, per la fotografia fatta di colori ed ombre e quelle suggestioni che richiamano più Lynch che un film di arti marziali. Le sue immagini hanno una potenza astratta e non fisica, che colpisce la mente e, solo raramente, lo stomaco.
Solo Dio perdona è un film che divide e dividerà, che si ama o si odia, e lo dimostra l'accoglienza alla proiezione stampa di Cannes 2013, dove il film è in concorso, divisa tra sonori fischi e convinti applausi.
Chi scrive, l'avrete capito, l'ha amato e nei precedenti paragrafi ne ha spiegato i motivi, pronto a difenderli con sicurezza.
Wanna fight?

Movieplayer.it

4.0/5