Recensione Rec 3 - La genesi (2012)

Non sarà all'altezza della Beatrix tarantiniana, ma quando, ricoperta di sangue, Clara imbraccia la sega elettrica per fare a fette gli zombie è subito cult.

Scene di zombie da un matrimonio

Dopo aver dato una sferzata al genere horror con il bel Rec, seguito a distanza di due anni da un sequel decisamente non all'altezza, Jaume Balaguerò e Paco Plaza si separano per ultimare la quadrilogia ciascuno per conto proprio. Libero dall'influenza del rigoroso collega, Plaza svolta in direzione splatter/comica realizzando una pellicola non pienamente riuscita, ma non priva di elementi di interesse. L'idea alla base del lavoro è quella di ambientare la solita epidemia di zombie - niente di nuovo sotto il sole spagnolo - in una festa di matrimonio, traendo spunto dal contesto per confezionare un incipit ricalcato su un vero e proprio filmino amatoriale con tanto di saluti alla telecamera, parentame in bella vista e montaggio in macchina. A giustificare la mancata sporcizia dell'immagine tipica della ripresa amatoriale, Plaza affianca al cameraman in erba un professionista ingaggiato per l'occasione che sfodera un'attrezzatura di alto livello così da alternare il punto di vista dei due videomaker. Questo incipit, che dura un abbondante quarto d'ora, oltre a introdurre i personaggi del film, assolve il compito di creare un link con i capitoli precedenti, subordinati alla visione soggettiva dell'obiettivo di una telecamera. La regola che aveva caratterizzato Rec e Rec 2 viene meno dopo i titoli di testa quando, con l'esplodere dell'epidemia zombie, la pellicola assume un look tradizionale. D'altronde di fronte a un'orda di parenti inferociti che tentano di morderlo, anche il volonteroso operatore molla la sua handycam per darsela a gambe.


La "colpa" principale di Paco Plaza in Rec 3 - La genesi è quella di scegliere sempre la soluzione più facile. Il regista ha a disposizione materiale per realizzare uno zombie movie solido e spaventoso al punto giusto, ma evita di rischiare per mancanza di coraggio o, più probabilmente, di idee. La brevità del film - 80 minuti scarsi - sarebbe una scelta intelligente se Plaza si impegnasse a sfruttarla al meglio costringendo lo spettatore a un tour de force breve, ma intenso. Il cineasta valenciano, però, sembra perdere di vista il ritmo narrativo dilatando le pause tra una scena splatter e l'altra e indebolendo, di fatto, l'effetto orrorifico dei suoi convitati infetti e sanguinari. La discesa in campo della sposa Clara (Leticia Dolera), senza dubbio il personaggio più gustoso del film, viene ritardata a lungo ed è un peccato perché le scene che la vedono protagonista sono le più suggestive. Basti pensare alle sue arrampicate su scale, terrazzi e cornicioni con tacchi alti in bella vista. Non sarà all'altezza della Beatrix Kiddo tarantiniana, ma quando, ricoperta di sangue, imbraccia la sega elettrica per fare a fette gli zombie è subito cult. Molto meno incisivo il pacioso Koldo (Diego Martin), sposo fedele e innamorato anche un tantino più del necessario.

Paco Plaza si incolla ai suoi due protagonisti perdendo di vista molti dei personaggi secondari che avrebbero potuto fornire spunti interessanti, soprattutto sul piano comico. La sceneggiatura ignora volutamente di portare fino in fondo alcune delle vicende abbandonando al loro destino figure come i due cameramen e il gruppo di parenti rinchiusi nella cappella per privilegiare il plot principale. Quando Plaza lavora in punta di penna risulta piuttosto divertente (una scena per tutte: il siparietto di Sponge John, animatore dei bambini perseguitato da problemi di copyright), mentre quando si rifugia nello stereotipo, mettendo in scena fuggiaschi travestiti da cavalieri medievali, ricorda la peggior slapstick. Rec 3 - La genesi ha un'impennata finale che ne lascia intravedere tutte le potenzialità. Con maggior convinzione in fase di sceneggiatura e un occhio di riguardo a questi zombie demoniaci dall'origine incerta, il film avrebbe funzionato senz'altro meglio.

Movieplayer.it

2.0/5