Recensione Class Enemy (2013)

Coinvolgente dramma generazionale in cui non ci sono né vincitori né vinti, Class Enemy è un'opera che con un continuo cambio di prospettiva riesce a riflettere e ad indagare in maniera lucida sul rapporto tra adulti e adolescenti.

Prima di andare in maternità, la premurosa e adorabile professoressa di tedesco saluta i suoi studenti passando le consegne al nuovo insegnante, il glaciale e serissimo professor Zupan. Fissato con la musica classica, con i rituali e con le opere di Thomas Mann, Zupan destabilizza la classe e si conquista immediatamente l'inimicizia dei ragazzi dichiarando sin da subito che quello di imparare e di studiare sia un dovere ed un privilegio, non un diritto, e che il suo principale obiettivo è quello di 'formare esseri umani che si distinguano dagli animali', di insegnare loro a capire 'le persone che vogliono diventare' e a 'prendere delle decisioni', di qualsiasi tipo di decisioni si parli.

Con addosso la pesante etichetta di nazista che gode nell'umiliare e nel rimproverare i ragazzi, il professor Zupan sembra non battere ciglio di fronte alle provocazioni dei più spavaldi che anziché pensare a studiare e a seguire le lezioni preferiscono focalizzarsi sul ballo di Carnevale, sulla gita estiva di fine anno e sulle malelingue attorno a colui che è ufficialmente diventato il 'nemico di classe'. Il tragico suicidio di Sabina, avvenuto il giorno successivo ad un duro confronto con il professor Zupan da cui la ragazza è uscita in lacrime, fa precipitare una situazione già precaria scatenando una guerra che costringerà docenti, studenti e genitori, ad una riflessione su chi, alla fine dei conti, possa essere considerato senza colpa.

Uno contro tutti, tutti contro uno

Prendete una classe di un liceo, un professore di tedesco dalla mentalità piuttosto chiusa e metteteli gli uni contro l'altro. Senza pause, senza sosta e senza esclusione di colpi. E' quello che accade nel film d'esordio del cineasta sloveno Rok Biček che ci restituisce, attraverso una rigorosa e tesa messa in scena ed una narrazione avvincente e ricca di suspense, la rabbia e la frustrazione delle giovani generazioni contro il sistema, contro una società colpevole di non saper ascoltare, contro modelli educativi repressivi e retrogradi incapaci di andare di pari passo con i tempi. Un microcosmo, quello raccontato da Biček, in cui ogni relazione è precaria e superficiale, in cui la routine sembra essere l'unico luogo sicuro in cui rifugiarsi per evitare di pensare a quel che sarà del futuro. Ma Class Enemy è anche una riflessione sull'importanza della Storia e della conoscenza, metafora di una Slovenia ancorata al suo passato, incapace di tollerare il diverso, di sottostare all'autorità, la rappresentazione figurativa di un Paese 'giovane' che non sembra aver ancora raggiunto una sua identità.
Coinvolgente dramma generazionale in cui non ci sono né vincitori né vinti, Nemico di classe è un'opera che con un continuo cambio di prospettiva riesce a riflettere e ad indagare in maniera lucida sul rapporto tra adulti e adolescenti ma principalmente sui sistemi educativi e sui legami gerarchici in cui il potere è un'arma a doppio taglio, il detonatore di bombe ad orologeria pronte ad esplodere da un momento all'altro. Il giovane regista, classe 1985, parte da una storia realmente accaduta per raccontarci lo sfacelo esistenziale delle giovani generazioni di oggi dando prova di una grande padronanza del mezzo cinematografico e di un'impressionante gestione della tensione mantenendo per tutto il tempo il ritmo della narrazione ad altissimi livelli.

Conclusioni

Un film di straordinaria bellezza, mai ridondante, sorprendente in ogni singola inquadratura. Assolutamente imperdibile.

Movieplayer.it

4.0/5