Recensione Pupetta. Il coraggio e la passione (2012)

La miniserie di Luciano Odorisio, presentata nella serata di chiusura del RomaFictionFest, racconta la controversa storia di Pupetta Maresco, donna di camorra ma anche femminista ante litteram, che ha qui il volto di Manuela Arcuri.

Indomabile Pupetta

E' stata tutta dedicata alla fiction italiana, la serata conclusiva del RomaFictionFest 2012: dopo l'anticipazione dell'atteso Trilussa - Storia d'amore e di poesia, abbiamo potuto assistere all'anteprima di un altro prodotto di grandi dimensioni, stavolta targato Mediaset: si tratta di Pupetta. Una storia italiana, miniserie ispirata alla vita della donna di camorra Pupetta Maresca (vero nome Assunta) che sul piccolo schermo avrà il volto di Manuela Arcuri. Al di là delle riflessioni su una rinnovata tendenza della fiction italiana, che negli ultimi anni sembra privilegiare di nuovo storie e personaggi reali del nostro passato più o meno recente (oltre al già citato Trilussa è da ricordare la messa in onda, solo pochi giorni fa, del discusso Il caso Enzo Tortora - Dove eravamo rimasti?) va detto che la narrazione in fiction di vicende come questa si presta facilmente a rischi e critiche. Quella di Assunta Maresca è infatti una storia criminale complessa, controversa, segnata dalla violenza ma anche dall'inedito passaggio in primo piano di una donna sulla ribalta del crimine organizzato, in un contesto (quello del sud del dopoguerra, e in particolare quello delle famiglie camorriste) ferocemente patriarcale e maschilista. Il rischio di offrire una visione eccessivamente romanzata di certe storie, e di enfatizzare una fascinazione per i loro protagonisti, è sempre presente: in particolare, una figura come quella di Pupetta si presta facilmente a tale pericolo, nonostante il vero personaggio sembri aver seguito da vicino la realizzazione della fiction, e aver chiesto lei stessa di "limarne" alcuni aspetti più romanzeschi.

Comunque, la miniserie in quattro episodi (dei quali abbiamo potuto vedere il primo) diretta da Luciano Odorisio racconta la storia della Maresca (diventata Marico nella finzione) a partire dall'uccisione del presunto mandante dell'omicidio di suo marito, il boss Antonio Esposito (chiamato qui Don Vitiello: ma tutti i nomi dei reali protagonisti dei fatti sono stati modificati). Pupetta, che al processo ammette l'omicidio ma si dichiara innocente, ricostruisce davanti al giudice la storia della sua vita, dalla nascita nella provincia campana ancora governata dal fascismo, al contatto con le truppe statunitensi dopo la cacciata del regime, con gli enormi problemi economici del dopoguerra e la presa d'atto, da parte della giovane protagonista, della forza del potere camorristico sul territorio, della sua presenza in ogni aspetto della vita quotidiana. Pupetta, che nella sua versione adolescente ha il volto della giovane Clotilde Esposito, assiste al pestaggio a morte di un commerciante locale che aveva rifiutato di pagare il pizzo. La ragazza rivela al nipote dell'uomo, il giovane Michele De Nicola, il volto dell'assassino, un noto sgherro di Don Vitiello: il giovane progetta così una vendetta, ma viene incastrato dagli esponenti del boss d'accordo con la corrotta polizia locale, finendo in carcere con una falsa accusa. Pupetta, nel frattempo, ha sviluppato un odio per Don Vitiello, si mostra sprezzante verso il boss da tutti riverito, che comincia a considerarla una minaccia: la ragazza viene così spedita in un collegio retto da Vitiello, in una condizione di prigionia di fatto, dalla quale potrà uscire solo molti anni dopo. Al suo ritorno a casa, la famiglia di Pupetta ha già programmato il suo matrimonio con il boss: ma la ragazza, com'è facile immaginare, non si piegherà a tale imposizione.

Lasciando da parte i dubbi esposti in apertura, legati a un'impostazione narrativa che fa empatizzare (in maniera anche molto forte) con una figura dal lungo curriculum criminale, questo primo episodio mostra un tono fortemente improntato al melò, a una temperatura emotiva alta e al richiamo a emozioni semplici e basilari, ai topoi eterni di amore e morte capaci di sviluppare una forte partecipazione nello spettatore (come testimoniato dai frequenti - e a volte un po' fastidiosi - applausi in sala, in corrispondenza con battute e sequenze chiave della fiction). La figura di Pupetta appare qui come una femminista ante litteram, un primitivo simbolo del riscatto della donna in una società rigidamente maschilista, una forza primordiale in grado di sfidare tanto il potere criminale, quanto quello maschile: nell'ottica di costruire al personaggio un background che lo renda il più possibile umano, e che possa aiutare a comprenderne le azioni successive, la sceneggiatura ne enfatizza il carattere di combattente, di ribelle alle convenzioni del suo tempo e della sua società. Sia la Arcuri che la Esposito si rivelano abbastanza efficaci nel dare vita a questo personaggio a tinte forti, ma è la descrizione che ne fa la sceneggiatura a rivelarsi a volte un po' sopra le righe, a calcare la mano sui suoi aspetti più banalmente (e inverosimilmente) ribellistici, tali da farla sconfinare più volte nel grottesco involontario. Un grottesco che finisce per coinvolgere a più riprese, e inevitabilmente, anche la recitazione delle due interpreti, in special modo (almeno limitatamente a questo primo segmento) quella della giovane Esposito. Per il resto, il prodotto mostra generalmente una buona cura realizzativa, con una fotografia molto curata (specie nella resa degli esterni notturni del capoluogo campano) e una regia efficace, che in alcune sequenze mostra anche qualche finezza (tra cui l'uccisione di Don Vitiello che apre l'episodio, con l'interessante uso del ralenty). Va segnalata anche l'interpretazione, proprio nei panni del boss, di un efficace Tony Musante, veterano del cinema e della tv di genere e qui capoclan viscido e sgradevole quanto basta; e quella di un'interessante Eva Grimaldi nel ruolo della donna di un altro boss, destinata ad avere un ruolo fondamentale nel prosieguo della storia.

Una valutazione completa dell'opera è chiaramente, al momento, impossibile, stando alla semplice visione del suo segmento iniziale; pare comunque, ci preme ribadirlo, che la lettura del personaggio da parte della sceneggiatura, unita al carattere popolare e mainstream del progetto, sia passabile di suscitare più di una discussione. Il successo di pubblico, stando all'accoglienza ricevuta nella kermesse romana, sembra tuttavia qualcosa di vicino a una certezza: l'intero prodotto, a iniziare dal cast, è d'altronde pensato in tal senso. L'appuntamento per la messa in onda, al momento, è fissato per la primavera del 2013.