Recensione Oblivion (2013)

Ancora una volta, Tom Cruise torna a dimostrare ciò che lo rende insostituibile, quella capacità di bucare lo schermo con lo sguardo ardente, vitale e per sempre giovane dell'eroe puro. Un eroe a cui tutto è possibile.

La memoria dell'eroe

L'anno è il 2077, e Jack Harper è un semplice tecnico; certo, vanta qualifiche e abilità davvero sorprendenti per questo ruolo, ma d'altronde la sua è una mansione delicata: deve occuparsi della manutenzione dei droni che proteggono dai pericolosissimi Scavengers le gigantesche trivelle che, assorbendo acqua e carburanti dalle profondità della Terra, garantiscono la sopravvivenza della popolazione superstite, trasferitasi su Titano - una delle lune di Saturno - dopo una devastante guerra nucleare che ha contaminato irreversibilmente la superficie del nostro pianeta.
Per proteggere la missione, e il futuro dell'umanità, la memoria di Jack e della sua compagna Victoria, che divide con lui uno spettacolare e assai confortevole domicilio oltre la cortina delle nubi, è stata cancellata; quel che sa è che, una volta esaurito il suo compito, il suo futuro è su Titano. A turbarlo, tuttavia, ci sono degli incomprensibili ma vividi frammenti di ricordo, in cui compare una New York affollata alla vigilia dell'invasione aliena che ha causato la guerra, e una bellissima donna che non è Vika, ma che gli sembra di amare da sempre. Jack non si lascia distrarre dalle sue operazioni quotidiane, tuttavia, fino a che un segnale lanciato nello spazio dagli Scavengers non porta sulla Terra un'astronave andata in avaria sessant'anni prima, a bordo della quale viaggia l'equipaggio ancora immerso nell'oblio dell' ipersonno...


Queste sono solo le premesse di un plot articolato, ma affascinante e ben congegnato; se molti aspetti di Oblivion, opera generata dall'ambiziosa immaginazione di Joseph Kosinski, filmaker/ architetto avveniristico già autore di Tron Legacy, appariranno familiari, dai presupposti post-apocalittici al senso di paranoia "spaziale", lo sviluppo potrebbe sorprendervi; per questo preferiamo che, in questa sede, l'introduzione alla trama si limiti a poco più che agli elementi che la la voce-off di Jack/ Tom Cruise sussurra in apertura di pellicola, prima di accompagnarci negli imprevedibili meandri del film.
Ci limitiamo quindi a dire che la struttura dello script, e il modo in cui le rivelazioni si susseguono mentre il protagonista mette assieme i pezzi del puzzle, sacrifica un po' di tensione drammatica al puro piacere di risolvere l'enigma; a questo effetto anticlimatico e alla mancanza, in alcune fasi del film, di propulsione narrativa pone rimedio la forza di un'emozionante sottotrama romantica che vive di ottime interpretazioni e della notevole intesa tra Cruise e la soave Olga Kurylenko, con il contributo non certo marginale della diafana e incantevole Andrea Riseborough.

Accanto a loro, le star di Oblivion sono la fotografia del recente premio Oscar Claudio Miranda, che sottolinea con maestria la transizione tra il mondo che conosciamo, quello futuristico immaginato da Kosinski, e quello tinto di malinconia dei ricordi di Jack, tra gli sconfinati paesaggi reali e le imponenti lavorazioni in computer graphics, e scenografie che tolgono il fiato, principalmente delle straordinarie sequenze ambientate nella Sky Tower, la "umile" dimora del protagonista e del suo braccio destro.
E poi c'è lui, Tom. Si è scritto tanto, forse troppo, di quello che è innanzitutto e fuori da ogni dubbio un interprete generoso, instancabile, appassionato. Ma qui, ancora una volta, Cruise torna a dimostrare ciò che lo rende insostituibile, quella capacità di bucare lo schermo con lo sguardo ardente, vitale e per sempre giovane dell'eroe puro. Un eroe a cui tutto è possibile.

Movieplayer.it

3.0/5