Recensione Nobody's Home (2013)

Aiutata dalle buone performance di tutti gli attori, in primis Ahu Türkpençe e Lale Başar nei rispettivi ruoli di Ferida e la madre, la regista/sceneggiatrice riesce a tratteggiare dei personaggi non banali e a donare a ciascuno di essi un percorso di crescita plausibile.

Nel nome del padre, nell'ombra della madre

Opera d'esordio della regista turca Deniz Akçay, Nobody's Home (in originale Köksüz) è un dramma familiare che vede protagonisti tre fratelli: la 32enne Feride, il 17enne ribelle e scapestrato Ilker, la più piccola e gentile Ozge. Ad incombere sulla loro esistenza due veri e propri macigni, la scomparsa del padre e la presenza, ingombrante e oppressiva, della madre Nurcan, una donna in crisi che sembra aver perso ogni speranza di vita normale, e che passa le giornate a lamentarsi, a compatirsi, a pulire compulsivamente l'appartamento e a confidare nell'aiuto delle due figlie per tutto il resto. Ilker invece è solo un'altra causa di dolore, con i continui battibecchi, le fughe, le azioni irresponsabili tipici di chi è adolescente e sembra non avere alcun punto di riferimento.

Quella raccontata con naturalezza ed efficacia dalla regista, è quindi la storia di una famiglia sull'orlo della distruzione e di un autoannientamento che ha come principale causa l'immobilismo della madre, l'impossibilità di affrontare le proprie paure e superare i problemi anche più banali che inevitabilmente si scontra con la volontà del figlio di voler assumere (anche letteralmente) il posto di guida e diventare così finalmente adulto e con il desiderio di libertà della bella Feride che vorrebbe uscire con amici e colleghi, e magari avere l'occasione per mettere su una sua famiglia e sottrarsi così al controllo del genitore.
Aiutata dalle buone performance di tutti gli attori, in primis Ahu Türkpençe e Lale Başar nei rispettivi ruoli di Ferida e la madre, la regista/sceneggiatrice riesce a tratteggiare dei personaggi non banali e a donare a ciascuno di essi un percorso di crescita plausibile, e lo fa con un tono leggero, spesso anche piuttosto ironico, per poi sfociare in un finale tragico e coraggioso e di grande impatto emotivo.

Movieplayer.it

3.0/5