Recensione Need for Speed (2014)

Film e videogiochi, un connubio non propriamente felice fino ad ora. Prova ad invertire la tendenza Need For Speed, prodotto da Dreamworks e EA Entertainment, con Aaron Paul di Breaking Bad. Sceneggiatura snella, le protagoniste come nel videogame sono le super auto mozzafiato, le corse e gli inseguimenti.

Drive fast, live free

Uscito nel 1994 per PlayStation, Need for Speed della Electronic Arts è ad oggi considerato il gioco di corse automobilistiche di maggior successo della storia dei videogame. Con oltre 20 sequel, la franchise è una delle più fortunate in assoluto, pubblicata in 22 lingue e in 60 paesi, amata dai fan per il suo mix di autenticità e realismo a livello di simulazione di guida, insieme al fascino di luoghi esotici come ambientazione per le corse ma soprattutto per la gamma di auto da urlo con le quali cimentarsi nelle competizioni, animate spesso da inseguimenti con la polizia. Come per altri suoi illustri predecessori, anche per Need For Speed è arrivato il momento di passare dagli schermi delle console a quello del cinema alla stregua di Super Mario Bros., Tomb Raider, Resident Evil, Prince of Persia: le sabbie del tempo e Silent Hill, solo per citare alcuni titoli sui cui diritti Hollywood ha messo le mani e che sono diventati film. Per questo NFS si è scomodata addirittura la Dreamworks di Steven Spielberg che insieme alla EA Entertainment ha sviluppato il progetto nella speranza di rompere il tabù che vede i film tratti dai videogiochi avere scarsa fortuna al botteghino rispetto agli sfracelli fatti dalle altre trasposizioni tratte da fumetti, giocattoli o addirittura attrazioni di parchi tematici.


Dalla console al grande schermo
Per invertire la tendenza i produttori hanno puntato sul regista Scott Waugh, che ha diretto l'interessante Act of Valor, action molto realistico interpretato da veri Navy Seals: Waugh, oltre che appassionato d'auto, viene dall'ambiente degli stuntmen ed il film è un dichiarato omaggio alla tradizione dei carsploitation movies degli anni '60 e '70. Bullitt, Punto Zero, Il Braccio violento della legge, nelle intenzioni di regista e produttori l'idea era quella di un film girato alla vecchia maniera ispirandosi ai classici, dove le macchine e le loro evoluzioni fossero le vere protagoniste, riproducendo corse, inseguimenti e ribaltamenti dal vivo per conferire alle scene il massimo del realismo con un utilizzo minimo del CGI. Tra l'altro non avendo Need For Speed, a differenza di altri videogame, un vero e proprio impianto narrativo di base né dei personaggi che lo identifichino (come Lara Croft per Tomb Raider ad esempio) in quanto le vere protagoniste sono le auto, gli sceneggiatori George Gatins e John Gatins hanno avuto la possibilità di creare una storia e una narrazione completamente originali libere da qualsiasi vincolo preesistente.

Drive fast, live free
La storia è quella di Tobey Marshall (Aaron Paul), meccanico e pilota di corse clandestine, e della sua rivalità al volante e nella vita con Dino Brewster (Dominic Cooper): Tobey è sempre stato il migliore, ma Dino è quello che ha avuto fortuna nella vita, ha corso nel circuito NASCAR, ha soldi, successo e ora ha anche Anita (Dakota Johnson), l'ex ragazza di Tobey. Durante l'ennesima corsa clandestina, stavolta c'è di mezzo anche Dino che provoca la morte di Pete, il migliore amico di Tobey e fratello di Anita, e fa ricadere la colpa su Tobey, che si fa due anni di galera. Tornato in libertà, l'unica cosa che ha in mente è la vendetta, e l'occasione è rappresentata dalla più importante tra le corse illegali su strada, la mitica De Leon, organizzata dal fantomatico Monarch (Michael Keaton). Per riuscire ad iscriversi in tempo, sfidare l'odiato rivale e avere la sua vendetta, Tobey deve attraversare tutto il paese da Mt. Kisko a San Francisco, in una corsa mozzafiato su una Mustang da urlo insieme alla bizzarra Julia (Imogen Poots), inglesina esperta di motori, che lo accompagna insieme ai suoi amici scavezzacollo, inseguito dalla polizia e dai cacciatori di taglie sguinzagliati da Dino che tentano di fermarlo.
Insert coin
Diciamo che in ambito film tratti da videogame, Need For Speed non cambia radicalmente le sorti del filone, per lo meno da un punto di vista qualitativo: la sceneggiatura prevedibile non è il difetto maggiore del film, o per lo meno sarebbe quello meno grave alla luce delle intenzioni dichiarate di un film dove le protagoniste sono le macchine e le corse. Non sono personaggi o una storia forte e complessa quella che cerchiamo evidentemente, anche se un cattivo un po' più carismatico di Dominic Coopernon avrebbe guastato. Non avendo una storia o un soggetto da replicare, la drammaturgia originale messa in scena è da minimo sindacale, per lasciare spazio alle auto e agli inseguimenti che si susseguono tra uno scenario e l'altro come nei livelli del gioco. Abbiamo le macchine da urlo, Mustang, Lamborghini, le repliche delle supercar europee rare ed esotiche che hanno fatto la fortuna del videogame, molte le scene in soggettiva riprese dentro l'abitacolo, con contachilometri e strumenti in digitale, quelle si in CGI, per riprodurre l'effetto console.
Yo speed!
Steve McQueen compare sullo schermo di in un drive in all'inizio del film, ma al di là dell'omaggio e delle intenzioni, il film è molto più orientato all'estetica del videogame di quanto non dichiari. Si nota comunque nelle scene d'azione il lavoro degli stuntmen: le corse, i ribaltamenti, i cappottamenti, hanno il voluto effetto realistico in omaggio al cinema di genere, ma quello che manca è un montaggio adeguato e frenetico che renda adrenaliniche le corse stesse che non riescono ad essere così coinvolgenti come vorremmo e fanno impallidire Need For Speed di fronte a un qualunque Fast & Furious. La musica, i ralenty, tutto si sforza di essere molto cool e patinato il giusto, per un prodotto che infine potrebbe piacere ai teenager, oltretutto nella versione convertita in 3D l'effetto PlayStation sarà ancora più forte: ma inevitabilmente potrebbe subentrare il limite vero dell'effetto videogame al cinema, ovvero la mancanza di interattività che alla lunga fa scemare l'interesse per quello che avviene sullo schermo. Nella maggior parte delle scene di Need For Speed verrebbe voglia di avere un joypad tra le mani che invece non c'è.

Quelli che funzionano meglio sono i due protagonisti, che nonostante la ripetitività delle situazioni riescono ad essere credibili anche grazie all'alchimia che c'è tra loro, i due tra l'altro sono insieme anche nell'imminente Non Buttiamoci Giù visto a Berlino: Aaron Paul ha il giusto appeal e soprattutto gli occhi blu e la faccia di Jesse Pinkman per cuiè impossibile non volergli bene, mentre Imogen Poots ha le battute migliori ed in originale ha una voce e un accento irresistibili che purtroppo andranno persi nel doppiaggio.

Movieplayer.it

3.0/5