Recensione N-Capace (2014)

Un anima in pena vaga tra Terracina e Roma alla scoperta del senso della vita. Per il suo debutto regististico, l'autrice e attrice teatrale, Eleonora Danco, si mette in gioco come donna e come artista, facendosi aiutare in questo percorso, a tratti accidentato, da un gruppo di anziani e di giovani, testimoni di una realtà ormai profondamente cambiata.

Passato e presente sono due concetti che, inglobati in una definizione razionale, perdono parte del proprio senso. Ciò che conta davvero non è tanto il tempo "fisico", quanto la memoria in esso contenuta, quelle sensazioni che difficilmente riusciamo a tradurre in linguaggio, ad esempio l'attesa frenetica prima che i nostri genitori ci dessero il via libera per tuffarci in mare. Un piccolo lampo di luce nell'indistinto che ci permette di compiere riflessioni più grandi sulla nostra esistenza. Ecco perché N-Capace, debutto registico dell'attrice e autrice teatrale Eleonora Danco, presentato in concorso al 32.mo Torino Film Festival, ci ha colpito così positivamente, per la sua brillante abilità nel parlare di memoria e nell'interpretare il passato come fonte di ispirazione per l'oggi.

L'opera riesce con equilibrio a reggersi in sospeso tra realtà e fantasia, tra la concretezza della modernità e la memoria del passato, tra la pesantezza di un oggi in cui sembra trionfare la bruttezza e la leggerezza dell'arte. Eleonora, che dà voce all'anima in pena protagonista del lungometraggio, rischia in prima persona e quando decide di interrogare parenti, conoscenti o semplici sconosciuti sulle questioni fondamentali della vita, come amore, morte, religione, non rinuncia a mettersi in gioco e a farsi voce tra le voci dei tanti personaggi che affollano il film.

Il viaggio di un'anima in pena

N-Capace: una scena tratta dal film
N-Capace: una scena tratta dal film

A metà tra documentario e happening cinematografico N-Capace, storpiatura in dialetto romanesco dell'aggettivo incapace, ma anche formula matematica che allude alle possibilità infinite di essere capaci, fa appello alla bellezza e alla naturale simpatia dei suoi protagonisti, per tracciare una linea tra passato e presente e provare così ad interpretare la realtà in maniera più profonda, ma non per questo pedante. Partendo dalla città della sua infanzia, Terracina, per poi approdare a Roma, luogo in cui è cresciuta e si è formata come artista, la Danco segue un percorso in cui grazie alle parole delle persone intervistate rievoca momenti specifici della sua vita, in particolare la morte della madre, fornendoci una chiave di lettura interessante sul presente.

Ieri, oggi e...

Sono i vecchi a rappresentare il passato, uomini e donne dalla vitalità immarcescibile, con mani da lavoratore, sguardo pulito e battuta sempre pronta. Quei vecchi che non hanno paura di morire, o fanno finta di non capire la domanda. Uomini orgogliosi come il signore orgogliosamente ateo o come il papà della regista che proprio non riesce a pronunciare la battuta "Non sei riuscita a fare niente nella vita", perché non vuole attaccare sua figlia, neanche se si tratta di aderire ad una richiesta specifica scritta sul copione. Donne come la signora che racconta senza mezzi termini di essere stata regolarmente picchiata dal marito, che non riusciva a chiamare "amore" o come la nonna che parla del sesso come della più naturale delle scoperte.

Poi ci sono i ragazzi di oggi, che a differenza dei loro padri vedono davanti a sé un futuro nebuloso, poco definito, che vivono la propria sessualità in maniera libera, si abbuffano di cibo spazzatura, che leggono poco, vanno raramente alle mostre, "In fondo sono solo disegni" dice uno di loro, ma che parlano del primo bacio come di un'innovazione.

N-Capace: Eleonora Danco in una scena del film
N-Capace: Eleonora Danco in una scena del film

Eleonora, l'anima in pena è quindi un'artista che mostra il presente in maniera molto originale, pur se discontinua, adattando il copione alla realtà umana dei suoi "attori" a cui la struttura del film è trasmessa con naturalezza. Il racconto biografico, spontaneo e senza alcuna mediazione, viene così nettamente diviso dalla rielaborazione della storia, compiuta con studiata teatralità e quasi con linguaggio onirico, attraverso degli inserti, interpretati dalla stessa regista.

Conclusioni

Eleonora Danco non fa sociologia spicciola, né sfrutta i suoi personaggi per raccontare e raccontarsi con falsa simpatia, ma riesce ad essere genuinamente connessa con tutti coloro che hanno avuto il coraggio di mettersi a nudo davanti alla macchina da presa. N-Capace è un piccolo film che, procedendo a strappi tra il realismo della forma-intervista e la libertà dell'arte, racconta molto della vita di una donna che trova il coraggio di tuffarsi in mare e riesce, forse, a risolvere quei nodi esistenziali così difficili da sciogliere.

Movieplayer.it

3.5/5