Recensione Maldamore (2014)

Attori in parte per una commedia briosa e divertente che analizza il lato tragicomico di un doppio tradimento.

Uno stupido incidente e mesi di onorata relazione extraconiugale vengono a galla inesorabilmente. Marco, fedifrago seriale, marito infelice della nevrotica Veronica e padre di una dolce bimba di sei anni, si sfoga con il cognato Paolo e davanti ad un baby monitor che credeva chiuso racconta nei minimi particolari i dettagli di fuoco della sua relazione con la focosa Beba. In salotto la povera consorte, accompagnata da Sandra, moglie del fratello, ascoltano incredule la rivelazione di Marco, seguita da quella ancora più incredibile di Paolo, desideroso di ammettere anche la sua scappatella.

In pochi secondi due relazioni collassano davanti ad una doppia dichiarazione di colpa; le donne, subito battagliere, reagiscono cacciando i compagni da casa e proponendosi di vivere una vita finalmente libera da ipocrisie e dolore. Tanto più che la stessa Sandra ha 'usufruito' tempo prima, e durante un momento di crisi coniugale, della vicinanza di un altro uomo. A quanto pare è Veronica l'unica ad aver mantenuto fede al patto nuziale, ed è la prima a voler cambiare questa situazione restituendo pan per focaccia all'improvvido marito.

Il dilemma

Già dal titolo della nuova commedia di Angelo Longoni, Maldamore, pensiamo ad un film in cui ogni pedina in campo si strugge senza tregua per ritrovare l'equilibrio perduto o alla ricerca di un barlume di senso alla propria sofferenza. In realtà la simpatica operetta diretta dall'autore milanese non ha alcuna intenzione di soffermarsi sui patimenti amorosi di quattro quarantenni in crisi, quanto elaborare in maniera divertita e leggera il tema della trasformazione della coppia.

Il tradimento è dunque un segnale, un campanello d'allarme che mostra le crepe di un rapporto all'apparenza solido e invece minato dalle fondamenta. Tutto ruota attorno a questo cardine, da cui si sviluppa una lunga serie di riflessioni relative al rapporto uomo-donna. Le donne tradiscono in maniera diversa, cosa cercano in un rapporto d'amore e i propri compagni sgarrano per atavica insoddisfazione o per rispondere ad un'effettiva freddezza della controparte? Domande destinate a restare insolute perché Longoni non vuole addentrarsi in questa guerra dei sessi restando testimone impassibile.

Il gioco delle coppie

Maldamore: Ambra Angiolini e Luca Zingaretti in una scena del film
Maldamore: Ambra Angiolini e Luca Zingaretti in una scena del film

La struttura del film è molto semplice, diremmo elementare, due coppie antitetiche scoprono il reciproco tradimento e la rivelazione fa scattare un'impietosa auto analisi di una vita che si sgretola. Longoni, anche sceneggiatore assieme a Massimo Sgorbani, riesce a trarre il meglio da questo schema, dimostrando un'ottima mano nella direzione degli attori che, in maniera diversa, ciascuno secondo le proprie caratteristiche, rispondo a dovere alle sollecitazioni del regista. Luca Zingaretti si allontana dalla figura moralmente ineccepibile di Montalbano per diventare un serial cheater, Ambra Angiolini scompiglia la sua rigidità con un personaggio confuso e infelice, Luisa Ranieri imbriglia la sua sensualità dietro alla maschera di una donna molto razionale, una bancaria che valuta pro e contro di ogni investimento, mentre Alessio Boni è l'artista incompreso, un pianista finito a scrivere musiche per spot pubblicitari. Non sono certo dei 'folli', anzi, hanno il pieno controllo delle proprie esistenze anche quando tutto attorno a loro crolla, diventano semmai più fragili, leggermente indifesi, decisamente petulanti, come quando ad un bambino tolgono di mano il giocattolo con cui si stava divertendo.

Quattro pesi, quattro misure

I personaggi sono tutti volutamente sopra le righe, esagerati nelle movenze e nelle reazioni; è un leggiadro gioco al massacro simile al ronzio di una zanzara in una notte d'estate, fastidioso, ma gestibile, anche nelle sue conseguenze più nefaste. Fastidio, semmai, danno questo mondo ricco e un po' irreale in cui si muovono e l'epilogo che tende a normalizzare quanto visto, riconducendo ogni azione ad un modus operandi connaturato all'essere umano, che, come suggerito dal verso del Simposio di Platone, quando ha a che fare con l'amore diventa spergiuro e meschino. Se colpo ad una classe sociale sempre e solo interessata alle apparenze doveva essere, Longoni avrebbe potuto essere più 'cattivo', provando ad ampliare il suo sguardo sulle miserie di un gruppo di personaggi sbalestrati, ritratti in maniera fin troppo simpatica. L'autore si è limitato a descrivere la superficie del problema, fermandosi ad un livello epidermico, sicuro, sfruttando solo questo quartetto di protagonisti molto affascinanti, di riuscire ad attirare l'attenzione dello spettatore, propenso a godere dei patimenti altrui, soprattutto se l'altrui in questione appare farlocco e lievemente bamboccione. In mancanza di una regia attenta come quella di Longoni, il risultato del film sarebbe stato indigesto a più livelli, appare invece godibile e divertente, grazie alle tragicomiche imprese di un poker di personaggi da non imitare.

Maldamore no

Movieplayer.it

3.0/5