Recensione Ma come fa a far tutto? (2011)

Sarah Jessica Parker torna sul grande schermo con una commedia dall'umorismo classico e dalla tematica per lei insolita, che la vede finalmente pronta ad aprire le porte ad un futuro professionale post Carrie Bradshaw.

Donne come noi

Cambiare la moquette, fingere di aver fatto con le proprie mani una torta da portare alla vendita scolastica di Emily, affittare un castello gonfiabile per il secondo compleanno di Ben e definire una proposta finanziaria tanto geniale da assicurarsi l'attenzione dell'ambito Jack Abelhammer; ecco la lista che Kate compila mentalmente durante le sue notti insonni nel tentativo di mantenersi pericolosamente in equilibro tra carriera e famiglia. Punta di diamante di una compagnia finanziaria di Boston e moglie di Richard, marito paziente e padre consapevole, questa madre in carriera sembra avere le doti necessarie per affrontare una vita da giocoliere ma, mentre il mondo si chiede come riesca a fare tutto, il suo piccolo universo paradossalmente funzionante rischia di non reggere l'urto con un inaspettato avanzamento di carriera. Eternamente in lotta con il tempo, preoccupata per la concorrenza sleale di colleghi affamati di successo, sopraffatta da un attacco di pidocchi e vittima di sensi di colpa sempre più evidenti, Kate affascina professionalmente e non solo il solitario Jack, genio della finanza dall'eleganza britannica pronto a coinvolgerla in un'avventura professionale impossibile da rifiutare. Così hanno inizio le disavventure di una workaholic per natura e madre per amore, pronta a tutto pur di far sopravvivere la sua famiglia a tre mesi di follia lavorativa. Ma cosa accade quando vivere tra due città, rassicurare un compagno fiaccato da un'assenza continua ed una figlia chiaramente delusa diventa un peso insopportabile da sostenere? A Kate non rimane altro che pianificare un futuro migliore in cui bandire le liste e concedersi il tempo per godersi una nevicata riconciliante.


Sarah Jessica Parker torna sul grande schermo con una commedia dall'umorismo classico e dalla tematica per lei insolita, che la vede finalmente pronta ad aprire le porte ad un momento professionale post Carrie Bradshaw. Così, lasciatosi alle spalle il flop di Sex and the City 2 e abbandonate le sue storiche compagne di set, l'attrice ha smesso gli abiti da fashion icon newyorkese per calarsi in quelli più sobri ed contemporanei di Kate, madre in carriera priva di velleità glamour. Un cambio di stile che sembra donarle soprattutto grazie ad un personaggio costruito per vestire con naturalezza la sua fisicità nervosa e sottile. Moderna, dinamica e costantemente in affanno, la figura di Kate Reddy nasce dalle pagine del romanzo bestseller Ma come fa a far tutto? della giornalista gallese Allison Pearson, ma è nell'omonima trasposizione cinematografica che trova una nuova dimensione in cui esplorare gli affanni della contemporaneità sotto la lente d'ingrandimento di un umorismo al femminile inaspettato quanto efficace.

Partendo dal principio che nessuno dovrebbe essere dotato di autoironia più di una donna alle prese con le sue varie rappresentazioni quotidiane, il regista Douglas McGrath (Emma) e la sceneggiatrice Donna Gigliotti (Il diavolo veste Prada) hanno violato la lunghezza letteraria della fonte originale per estrapolare il cuore di una narrazione in cui un sano gusto per il ridicolo non cede mai il passo ad una visione sessista dell'argomento. Così, pur destreggiandosi in un mondo misteriosamente femminile in cui non è facile rintracciare un briciolo di comprensione nemmeno tra compagne di sventura, il film riesce nell'intento di costruire una struttura cui gli uomini possono avvicinarsi senza sentirsi minacciati o esposti ad una pubblica accusa. Messa al bando l'eterna lotta dei sessi su cui Hollywood ha costruito un passato cinematografico di tutto rispetto e voltate le spalle ad un femminismo di ritorno, la vicenda prende spunto da un'esperienza condivisibile e non da una filosofia inutilmente demagogica. In questo modo le donne di McGrath si identificano finalmente come figlie della propria volontà, cresciute nella consapevolezza del diritto alla scelta nonostante le difficoltà pronte ad attenderle dietro l'angolo dell'affermazione professionale.
Giocoliere dalle qualità sopraffine e lucide organizzatrici, Kate e compagne non traballano su tacchi a spillo alla costante ricerca del principe azzurro, ma affrontano le loro esistenze con un pizzico di coraggio e molta improvvisazione senza prendersi troppo sul serio. Prive di sete di vendetta o risentimento atavico, non tendono ad ottenere timore ma rispetto e per questo motivo l'universo pensato dal team McGrath/Gigliotti, pur nascendo da una forza creatrice femminile, volge alla completezza offrendo all' uomo il ruolo di comprimario pronto a mettersi in gioco secondo le regole del fairplay, sia esso un marito comprensivo (Greg Kinnear) o un seducente banchiere (Pierce Brosnan). Così, attraverso la crisi semiseria di una donna in perenne rincorsa, si racconta l'evoluzione della coppia moderna che, rinnegando la chiara divisine dei ruoli, rischia di cadere vittima di una confusione famigliare ma si apre ad una variante infinita di soluzioni personali. Certo l'ostentato ottimismo e l'happy end da commedia leggera rendono l'insieme sottilmente utopistico, ma il film ha comunque il pregio di una forte identificazione che offre alle donne la possibilità di credere in un mondo che, per quanto impegnativo, non chiede loro un prezzo troppo alto da pagare.

Movieplayer.it

3.0/5