Recensione Le meraviglie

A rappresentare l'italia in concorso al 67. Festival di Cannes, l'opera seconda di una giovane regista dalla sensibilità particolarissima: Alice Rohrwacher, che dopo aver esplorato il mondo interiore di una ragazzina solitaria in Corpo celeste, ricrea ne Le meraviglie il sentimento di un mondo e di un tempo scomparso.

Un mondo in pericolo

Gelsomina, la piccola protagonista de Le meraviglie le sue tre sorelle minori, i genitori e un'eccentrica zia trascorrono l'estate a curare la fattoria di famiglia, immersa nelle campagne del viterbese, e l'attività di apicultura portata avanti con tenacia dal padre, il bizzarro e cocciuto tedesco Wolfgang, anche se ad avere il dono di incantare le api è proprio la primogenita. Una strana urgenza costringe Wolfgang a tenere moglie e figlie in quell'angolo di mondo semplice, ma la sua ostinata battaglia riceve un colpo decisivo quando le bambine incontrano la troupe televisiva di una sorta di reality show dedicato ai prodotti agricoli e d'allevamento, e la bellissima presentatrice. Gelsomina vorrebbe che la sua famiglia partecipasse alla trasmissione, Wolfgang non ne vuole sentire parlare, e nel frattempo la famiglia accoglie un piccolo ospite arrivato dalla Germania, che diventa ad un tempo il figlio maschio che Wolfgang avrebbe desiderato, e il complice che Gelsomina non ha mai avuto.

Le meraviglie: Alba Rohrwacher in un'immagine di gruppo tratta dal film
Le meraviglie: Alba Rohrwacher in un'immagine di gruppo tratta dal film

Le piccole meraviglie

Già girando Corpo celeste, Alice Rohrwacher aveva dimostrato una mano felice nel dirigere interpreti molto giovani: qui da una bambina si passa addirittura a quattro, e tutte e quattro riempiono di gioia lo schermo. La regista si fa più avventurosa con i momenti di camera rispetto all'esordio, segue con affettuosa attenzione i loro giochi, i loro segreti e le loro ombre, risvegliando nello spettatore il senso di un altro mondo perduto, quello dell'infanzia. Particolarmente brava, e coraggiosa, la dodicenne Maria Alexandra Lungu, una misteriosa e sorprendente ammaliatrice d'api, che, scoprendo le cose che sa fare meglio dell'adorato padre, mettendo per la prima volta in discussione le sue opinioni, vive un momento di crescita delicato e fondamentale e forse riesce anche a innamorarsi di qualcuno che non sia lui.

La morte segreta delle api

Le meraviglie: un'immagine tratta dal film
Le meraviglie: un'immagine tratta dal film
Le api sono un elemento portante del racconto, non solo perché la famiglia le alleva: così utili, così magiche, così fragili, sono la rappresentazione più efficace della precarietà di cui la regista ammanta il suo microcosmo. La Rohrwacher ha insistito perché nel film non fossero utilizzati effetti speciali, ma solo api vere, e ne è certamente valsa la pena: le api sonnacchiose sul viso, tra le dita di Gelsomina, le centinaia di insetti ronzanti rimossi a manate dalle arnie, il loro pensoso fluttuare nell'aria, la loro ipnotica presenza, insomma, regala al film un'atmosfera magicamente sospesa tra il realismo e la fiaba. La morte misteriosa delle api è una tragedia per tutti, non solo per la famiglia di Gelso, ma è un fenomeno apparentemente inarrestabile, come il tempo che passa, il mondo che cambia.

Favola malinconica

È con grande consapevolezza, e una maturità tecnica che si accompagna ora alla singolare sensibilità già dimostrata con Corpo celeste, che la regista toscana affronta la sua fiaba malinconica ma piena di gioia e ironia. Scelte felici anche quelle di casting, con, accanto alla già menzionata Alexandra Lungu, il burbero, spaesato e tenero Sam Louwyck, la sorella della regista, Alba Rohrwacher, in un ruolo piccolo ma brillante, Sabine Timoteo, che con stramberie varie contribuisce alle eccentricità e al cicaleccio poliglotta della famiglia, e Monica Bellucci, soave e autoironica nel ruolo della soubrette improbabilmente abbigliata che introduce Gelsomina al "resto del mondo".

Conclusione

Più vivido e coinvolgente del già riuscito film d'esordio, Le meraviglie è la conferma definitiva del talento di una giovane regista che ha già trovato la sua voce e una vena creativa insolita e fruttuosa.

Movieplayer.it

3.5/5