Recensione The Dismantlement (2013)

Questo film è un ulteriore passo avanti per l'autore nordamericano, che, oltre ad avere mano felice nella strutturazione della storia, ci regala immagini di grande splendore, rappresentando i paesaggi del Canada con la grazia di un impressionista.

Il cuore di un padre

Quando nel 2011 vedemmo al Torino Film Festival Le vendeur, opera d'esordio del canadese Sébastien Pilote, percepimmo l'originalità di un autore che rinnegando ogni tipo di spettacolarità e tenendosi lontano da uno stile chiassoso e invadente, sapeva raccontare con delicatezza e profondità le mille sfumature dell'animo umano; a due anni di distanza il miracolo si ripete con Le démantèlement, una pellicola che senza strafare, ma solo abbandonandosi allo sguardo del suo protagonista, l'eccellente Gabriel Arcand (fratello di Denys Arcand, regista di Le invasioni barbariche), racconta la parabola di un padre che per amore della figlia deve (vuole) mettere in discussione la propria esistenza; esattamente come nel lungometraggio precedente, è nel rapporto tra il personaggio principale a la sua "bambina" che la storia trova senso. Non è assurdo che un uomo pensi di rischiare tutto per amore di un figlio. Gaby lo fa mettendo all'asta la fattoria ereditata dal padre, un microcosmo di affetti e di certezze, per racimolare la cifra richiesta dalla primogenita Marie, in procinto di separarsi dal marito e desiderosa di mantenere l'alto tenore di vita di sempre.

L'allevatore non percepisce il sottile ricatto della donna, o meglio, pur essendone cosciente, passa sopra ad una richiesta così pesante (duecentomila dollari) e si mette in secondo piano davanti ai bisogni della figlia. Si innesca così una lentissima corsa contro il tempo per chiudere l'affare e uscire da un limbo fatto di recriminazioni e paure. Pilote non ha alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire anche i particolari più intimi e apparentemente insignificanti della storia e ci restituisce attimo per attimo la tragedia di un perdente che non otterrà neanche un ringraziamento per il suo gesto disinteressato; "Mostro d'ingratitudine, l'uomo", direbbe Shakespeare. Non sarà l'eroe in cui ognuno di noi riesce ad immedesimarsi, Gaby, anzi spesso muove sentimenti contrastanti nello spettatore che lo vorrebbe diverso da com'è, meno mansueto, più risoluto e severo nei confronti di una figlia opportunista; eppure, dallo sguardo dell'uomo traspare una dolcezza paterna in grado di cancellare ogni cattivo pensiero. Pilote ci porta per mano nella sua Odissea, ci fa conoscere l'amico di sempre di Gaby, Louis, l'ex moglie Francoise, l'altra figlia, Frédérique, che vive a Montreal, fa l'attrice di teatro e interpreta Cordelia in Re Lear, ultimogenita e prediletta del vecchio re che decide di abdicare e di dividere il suo regno in base all'amore dimostrato da ciascuna delle figlie, disposte a mentire pur di ottenere l'eredità.
Gaby non è Lear, non cerca adulazione, ma riserva degli aspetti ugualmente interessanti; il legame con la terra, il rapporto di grande rispetto con gli animali (le pecore del suo gregge, il cane da cui tenta più volte di separarsi una volta presa la decisione di vendere tutto), la volontà di "tenere duro fino alla morte", la capacità di non sgualcire mai i suoi indumenti, tanta è la delicatezza con cui li usa, sono elementi che ci parlano di un uomo solido, forte, rispettato e allo stesso tempo di una vittima, protagonista di uno smantellamento doloroso. Non veniamo mai abbandonati durante la visione da quel senso di amarezza che permea nel profondo la vita del protagonista. Più complesso e stratificato di Le vendeur, Le demantélément è un ulteriore passo avanti per l'autore nordamericano, che, oltre ad avere mano felice nella strutturazione della storia, ci regala immagini di grande splendore, rappresentando i paesaggi del Canada con la grazia di un impressionista. E' un film che può anche allontanare, soprattutto per il continuo "rimandare" l'epilogo, ma che sa commuovere nel profondo. Senza eccedere una sola volta. Se il talentuoso Xavier Dolan viene considerato come la punta di diamante della nuova cinematografia canadese, Sébastien Pilote, è a nostro parere un altro eccellente rappresentante di un movimento che racchiude in sé tante anime.

Movieplayer.it

4.0/5