Recensione Italy in a Day. Un giorno da italiani (2014)

Gabriele Salvatores infonde il proprio sguardo poetico e la propria sensibilità nel dar forma alla materia proteiforme che si trova tra le mani. E lo fa col proprio stile, in punta di piedi, lasciando che siano le immagini a risuonare emotivamente in virtù del proprio contenuto.

Immaginiamo di invitare gli italiani a filmare un momento della loro giornata e immaginiamo che questo avvenga in un giorno specifico, ad esempio il 26 ottobre 2013, in modo che tutti forniscano uno spaccato della loro vita in un preciso momento storico. Selezioniamo i video più significativi e spontanei, mettiamoli insieme e avremo un videodocumento da mostrare ai posteri. Seguendo l'esempio di Ridley Scott, promotore e produttore esecutivo nel 2011 di Life in a Day, Gabriele Salvatores si è preso la responsabilità di selezionare le migliaia di video ricevute da tutta Italia (per l'esattezza 44.197) e anche da molti italiani residenti all'estero per comporre Italy in a Day. Un giorno da italiani, diario poetico dell'Italia di oggi.

Il film si apre e si chiude a mezzanotte di un sabato uguale agli altri e al tempo stesso unico e speciale come può essere l'esistenza di ogni individuo. In queste 24 ore assististiamo al risveglio degli italiani, condividiamo le loro abitudini quotidiane, sbirciamo l'amore familiare, il lavoro, i sogni, le speranze, le paure, diventiamo testimoni di nascite e malattie. Come il precedente Life in a Day, Italy in a Day è un affresco vivace e toccante del nostro paese, ma a differenza del progetto mondiale concepito da Scott e diretto da Kevin McDonald, alla prima visione risulta meno patinato, meno elegante forse, ma più umano e profondo.

Ritratto di un paese multiforme

Italy in a Day. Un giorno da italiani: Gabriele Salvatores sul set
Italy in a Day. Un giorno da italiani: Gabriele Salvatores sul set

Gabriele Salvatores infonde il proprio sguardo poetico e la propria sensibilità nel dar forma alla materia proteiforme che si trova tra le mani. E lo fa col proprio stile, in punta di piedi, lasciando che siano le immagini a risuonare emotivamente in virtù del proprio contenuto. Tra i frammenti più coinvolgenti assistiamo all'annuncio di una donna che condivide la notizia della sua gravidanza con i genitori, siamo testimoni di un toccante scambio tra un anziano malato di Alzheimer e il figlio, seguiamo una dottoressa che si occupa di malati terminali spiegando che "non ci si prepara a morire, ma ci si esercita a vivere". L'Italia del 26 ottobre 2013 è quella delle famiglie, dei fidanzati, di Papa Francesco e di una coppia gay che presenta la propria figlia raccontando di essere andata fino in Canada per sposarsi, è l'Italia del lavoro sommerso e quella delle manifestazioni di piazza contro l'inquinamento, la corruzione e la malapolitica. A colpire è soprattutto lo sguardo di quegli italiani che sono stati costretti a lasciare il loro paese in cerca di migliori opportunità e da Los Angeles, Shanghai e Washington rimpiangono il loro paese. Una ragazza siciliana confessa all'obiettivo il proprio desiderio di poter fare ritorno in Italia perché vuole vivere, lavorare e crescere i propri figli nella sua Palermo. All'opposto una madre, invece, studia il cinese per aiutare i figli quando, dopo aver rinunciato a cercare il lavoro nella loro nazione, saranno costretti a trasferirsi in Cina.

C'è ancora speranza

Italy in a Day. Un giorno da italiani: Gabriele Salvatores in una foto promozionale
Italy in a Day. Un giorno da italiani: Gabriele Salvatores in una foto promozionale

E' una doppia anima quella di quest'Italia, quella dei social network e della generazione di YouTube, che sente la necessità di raccontarsi per immagini, di eternare in qualche modo un frammento di vita rendendolo pubblico e collettivo. C'è un'anima intima, privata, personale, che si racconta nei momenti di quotidianità, e c'è un'anima sociale, ansiosa di cambiamento, che usa il mezzo per denunciare la propria condizione. Ci sono le carceri, c'è una famiglia il cui figlio è scomparso nel 2005, c'è un medico che opera in Kurdistan e un imprenditore che, dopo aver denunciato l'estorsione, è diventato testimone di giustizia perdendo la libertà e il lavoro. E poi ci sono i leit motiv cari a Salvatores, il cinema, eternato in un frammento in cui scorgiamo una cabina di proiezione e un telone su cui vengono proiettate ombre cinesi, e il viaggio, sulla terra, via mare e addirittura nello spazio. Frammenti 'pilotati' e inseriti con cura per plasmare e personalizzare la struttura del lungometraggio.

Curioso notare come nel materiale utilizzato manchino totalmente immagini di professionisti al lavoro. Certamente la scelta del sabato, giorno semilavorativo, ha escluso determinate categorie, ma viene da pensare che la generazione più coinvolta nel progetto, quella intercettata dalla promozione dell'opera sui social media, sia anche quella più bisognosa di utilizzare la tecnologia per raccontare il proprio malessere nell'era del precariato. Per uno scherzo della natura il 26 ottobre 2013 è anche il giorno dell'eruzione dell'Etna, prontamente immortalato dai videoamatori e inserito nel film a più riprese. Metafora potente di quest'Italia rabbiosa, sofferente, ma indomita, ancora capace di indignarsi e di combattere per costruire un futuro migliore.

Conclusioni

Un ritratto vivace, vario e spontaneo dell'Italia di oggi divisa tra famiglia e lavoro, tra affetti e preoccupazione per il futuro. Un'Italia che lotta, spera e si autorappresenta per raccontare il proprio malessere e i propri successi.

Movieplayer.it

3.5/5