Recensione Iron Man 3 (2013)

Seguito diretto del crossover The Avengers, il nuovo Iron Man dà inizio alla seconda fase del progetto Marvel e segna la maturazione definitiva del genere cinecomic, portando una ventata di freschezza grazie alla regia di Shane Black, con un Robert Downey Jr. più dissacrante e carismatico che mai.

L'eroe è Tony Stark, l'uomo dietro l'armatura

In principio fu Christopher Nolan con Il cavaliere oscuro, quindi DC Comics e non Marvel, che per primo relegò fuori scena la maschera, il mantello e i gadget di Batman per concentrarsi invece sui tormenti e le emozioni dell'uomo dietro la maschera. Per una parte significativa di Iron Man 3, Robert Downey Jr. (Tony Stark) è anche lui smascherato, vulnerabile e mortale. In questo senso, la sua nuova rivoluzionaria armatura n° 47, l'ultima della collezione, con i pezzi che raggiungono in volo il corpo dell'eroe e gli si attaccano uno ad uno come veri e propri componenti (e nell'attesa lo fanno combattere con una gamba e un braccio corazzati e il resto del copro vulnerabile e visibile), non solo è una grande idea per un effetto speciale, ma significa anche che non dobbiamo mai perdere di vista l'uomo dietro la maschera di ferro. Se prima le pertinenze del supereroismo coincidevano con l'entrata in scena dell'eroe mascherato o trasformato, oggi non è più così. In questo senso, il personaggio di Tony Stark con il suo istrionismo è quello che più si presta a una destrutturazione del genere, anche perché intanto, a differenza degli altri supereroi, la sua identità non è segreta e il mondo sa che è lui l'uomo dentro la corazza: la tuta di ferro diventa a tratti quasi una sua estensione, a volte anche semplicemente un mezzo di trasporto per andare al bar.


Iron Man 3 è un sequel diretto di The Avengers, campione d'incassi della scorsa estate nonché terzo maggiore incasso della storia del cinema, in cui la squadra dei Vendicatori respingeva l'invasione aliena capitanata da Loki salvando il mondo. Questi eventi hanno lasciato segni profondi in Tony Stark. Lo ritroviamo in pieno stress post-traumatico ("... allora perché non riesco a dormire?"), incline ad attacchi di panico solo a sentir nominare New York, luogo dove sono avvenuti i fatti che gli hanno lasciato un senso profondo di vulnerabilità che cerca di esorcizzare rinchiudendosi nel suo laboratorio e dedicandosi alla costruzione di corazze in versioni sempre più avanzate con l'obiettivo di proteggere se stesso, ma soprattutto "la cosa senza la quale non potrebbe vivere", ovvero la sua fidanzata Pepper Potts (Gwyneth Paltrow), ex segretaria e ora compagna di vita che ha preso la guida delle Stark Industries. Le sue preoccupazioni sono aggravate con l'arrivo sulla scena di un nuovo superterrorista, il Mandarino, interpretato da Ben Kingsley e dello scienziato Aldrich Killian (Guy Pearce), che ha sviluppato un supervirus chiamato Extremis, capace di rigenerare e potenziare il corpo umano, scoperto anni prima da Maya Hansen (Rebecca Hall), scienziata anche lei nonché ex fiamma di Tony.

L'ispirazione principale della storia è infatti la graphic novel Extremis, sorta di siero del supersoldato che trasforma gli esseri umani in macchine da guerra. Shane Black e il cosceneggiatore Drew Pearce in questo senso si sono presi enormi libertà con i personaggi, nel caso del Mandarino forse anche troppe: oltre a non essere cinese e a non avere superpoteri, nasconde altre sorprese che una volta svelate potrebbero anche deludere i fan più puri. In realtà, il Mandarino di Kingsley potrebbe essere l'interpretazione sullo schermo più intelligente di un cattivo da molto tempo a questa parte, anche se per ragioni molto diverse da quelle che ci si potrebbero aspettare.
L'altra grande innovazione sta nel timbro e nel registro del film, che tenta di ribaltare i canoni classici del cinecomic: dissacrante e divertente, il film ha più i tempi della classica action comedy più che del retorico e ridondante cinefumetto, con dialoghi e battute davvero irresistibili, lontane anni luce dalle freddure che si scambiano i seriosi supereroi durante le classiche scene action. Shane Black sembra avere il giusto istinto su come bilanciare elementi di azione e commedia, mescolando umorismo ed esplosioni in maniera più che brillante. Il regista e sceneggiatore, che non ha caso ha scritto il franchise Arma Letale: Downey Jr. e Don Cheadle, che interpreta James Rhodes aka Iron Patriot, in questo senso sembrano Riggs e Murtaugh nelle loro scorribande con e senza armature. Black ha ricodificato il buddy movie e il genere action alla fine del 1980, e sa che uno sguardo o un dialogo ben scritto possono essere più emozionanti di qualsiasi pletora di esplosioni digitali. Che comunque naturalmente non mancano: con un 3D che non aggiunge e non toglie, in questo senso memorabili sono almeno le scene della distruzione della villa di Tony a Malibù, il salvataggio dei passeggeri in volo dall'Air Force One e soprattutto il finalone a cui tutto il film riconduce, pirotecnico e davvero spettacolare. La seconda fase del progetto Avengers sembra davvero avviata con ottimi presupposti. Occhio all'appendice alla fine dei titoli di coda, con un Tony in treatment da un analista d'eccezione.

Movieplayer.it

3.0/5