Recensione I Puffi 2 (2013)

Per costruire un nuovo intreccio privo delle situazioni comiche nate dal primo incontro tra umani e le buffe creature all'ombra dell'Empire State Building, il team di sceneggiatori ha strutturato un sottotesto in cui temi universali come l'appartenenza famigliare e l'interferenza dell'ambiente in cui si è cresciuti danno vita a dei risvolti inaspettati

La 'vie en bleu' a Puffolandia

Si sa che i Puffi son così. Son alti due mele e poco più, vivono via da qui nell'incantata città riparata dalla selva, dal deserto, dai monti e dal mar. Almeno era quello che negli anni Ottanta la storica Cristina D'Avena, voce ufficiale di ogni singola sigla dedicata ai più piccoli, cantava gioiosamente per introdurre le avventure di Grande Puffo e dei suoi cento "concittadini", contando Puffetta, unica presenza femminile in una società tutta al maschile. Certo è che, dal giorno della loro nascita per mano del fumettista belga Peyo, questi strani ometti blu ne hanno fatta di strada. I primi ad accorgersi del loro potenziale furono i dirigenti della NBC che, trasmettendo la serie animata per ben dieci anni, hanno battuto molti record d'ascolto e contribuito non poco a creare la "puffomania". Una vera ossessione che, dal nuovo continente al vecchio, sembra non aver risparmiato proprio nessuno, visto che anche un intellettuale del calibro di Umberto Eco ha deciso di dedicare un suo scritto niente meno che alle semantica della lingua puffa. Dopo tali risultati, dunque, non stupisce che il cinema abbia fatto i suoi passi, trasformando le allegre creature in divi del grande schermo capaci d'interagire in un mix di animazione e live action con il "gigante pallido" Neil Patrick Harris e la dolce Jayma Mays. Entrambi, estrapolati dalle loro quotidianità di How I Met Your Mother - E alla fine arriva mamma! e Glee, sono stati chiamati per tenere a battesimo l'esordio cinematografico di questa bizzarra comunità. Il primo esperimento, realizzato nel 2011 con il film I Puffi, ha raggiunto consensi insperati, tanto da rendere possibile, due anni dopo, il sogno originario del produttore Jordan Kerner di realizzare una trilogia destinata ad approfondire il rapporto che lega il malvagio mago Gargamella alla sua ossessione blu.


E, partendo proprio dagli continui tentativi di cattura ai danni dei Puffi per estrarre la preziosa essenza della loro natura gioiosa, il regista Raja Gosnellha diretto anche il secondo capitolo I Puffi 2, spostando ancora una volta l'azione fuori dal villaggio e costringendo i suoi piccoli eroi a trasformarsi in esploratori di realtà sconosciute. Così, dopo aver preso le misure con il pericoloso "reame" di New York, è la volta della Ville Lumière in cui Grande Puffo, Tontolone, Brontolone e Vanitoso si lanciano all'inseguimento di Puffetta, rapita da Gargamella e dal suo socio a quattro zampe Birba. Nulla di nuovo, dunque, sotto il sole di Puffolandia, se non il dubbio che l'unica presenza femminile del gruppo possa allearsi con il nemico, riportando alla luce la sua originaria natura malvagia e trasformando i due Monelli, Pestifera e Frullo, in due veri Puffi capaci di realizzare tutti i sogni di gloria del mago. Dunque, per costruire questo nuovo intreccio inevitabilmente privo delle situazioni comiche nate dal primo incontro tra umani e le buffe creature all'ombra dell'Empire State Building, il team di sceneggiatori ha strutturato un sottotesto in cui temi universali come appartenenza famigliare, la propria natura e l'interferenza dell'ambiente in cui si è cresciuti danno vita a dei risvolti inaspettati.

Interrogativi che, partendo da microscopiche creature dalla pelle blu, raggiungono anche i giganteschi umani lasciando i teneri coniugi Winslow a riflettere sulla valenza di un genitore naturale rispetto ad uno adottivo. Insomma, dopo più di trent'anni dalla loro prima apparizione in versione fumetto, i Puffi sono diventati inaspettatamente degli esistenzialisti, ponendosi le fatidiche domande: chi sono, da dove provengo e, soprattutto, dove sto andando? Il tutto, naturalmente, sempre all'insegna della leggerezza e della spettacolarità. Perché il successo di un prodotto settoriale come questo risiede quasi esclusivamente nella capacità di non perdere di vista l'età e le esigenze dei suoi spettatori. Per questo motivo, pur sapendo di poter contare su un folto gruppo di fan adulti, Gosnell e il suo team di collaboratori si sono rivolti principalmente ai più giovani offrendo su un piatto d'argento umorismo, avventura e la visione tridimensionale di Parigi. Certo, l'altra faccia della medaglia è rappresentata da una serie di esternazioni facilmente moraleggianti, ma chi ha il coraggio di smentire il Grande Puffo e la sua saggezza puffosa?

Movieplayer.it

3.0/5