Recensione Halima's Path (2012)

E' un'opera estremamente dolente, quella che il cineasta croato Arsen A. Ostojic realizza ispirandosi a una storia vera e lavorando su diversi piani narrativi.

La verità del sangue

Comincia lontano, il cammino di Halima: lontano nel tempo, se non nello spazio. Tanti anni prima della guerra in Bosnia, in un territorio già segnato dalle tensioni religiose e dall'odio etnico, una donna musulmana e senza figli accoglie il bimbo che sua nipote ha avuto da un serbo, a cui la ragazza racconta di averlo perduto. Due decenni più tardi, il conflitto è finito da tempo ma Halima non ha potuto seppellire i suoi morti, marito e figlio che le sono strappati nella notte dai miliziani serbi con una promessa beffarda. I resti del suo Salko sono stati rinvenuti grazie a un esame genetico offerto dalla Nazioni Unite, ma per poter identificare quelli del giovane Mirza, Halima dovrà prima ritrovare la madre naturale, che nel frattempo ha sposato Slavomir, il padre di Mirza, e ha avuto altre tre figlie. Ma nemmeno loro sono stati risparmiati dalla guerra.

Il cammino di Halima attraversa l'inferno abitato da chi sopravvive ai propri figli, e l'unica speranza di riavere un po' di pace, dando una casa a quelle spoglie che sono state calore e giochi e abbracci e gioia, è la nipote, ma Safija ha paura della reazione che Slavomir, ora alcoolizzato e allo sbando, potrebbe avere se scoprisse la verità sul bambino. Ma c'è un dettaglio ancora più raccapricciante che attende le due donne nel luogo in cui le loro strade tornano a incontrarsi.

E' un'opera estremamente dolente, quella che il cineasta croato Arsen A. Ostojic realizza ispirandosi a una storia vera e lavorando su diversi piani narrativi: all'avvio della pellicola, i salti temporali possono dare un'impressione di disorganicità, ma nella seconda parte di Halima's Path essi tendono ad allinearsi e a convergere creando una tensione emotiva quasi insostenibile. Ma l'impatto delle vicende narrate non sarebbe lo stesso senza il contributo delle due incredibili attrici a cui è affidato gran parte del loro peso, Alma Prica e Olga Pakalovic, a loro volta coadiuvate da un lavoro davvero eccellente sul makeup - realizzato da Visnja Karaulic, Martina Subic-Dodocic e Stefanija Roso - e dalla notevole fotografia di Slobodan Trninic, che celebra ed eternizza nei loro volti la bellezza e il dolore, così come i desolati paesaggi rurali della Bosnia occidentale.
Una visione non facile quella di Halima's Path, ma portatrice di un'eredità preziosa, l'unica che redime la nostra nevrotica e sciagurata specie. Una madre potrà abbandonare un figlio, un padre scacciare la figlia, un fratello scagliarsi contro la sorella, il sangue colpire sé stesso; uomini potranno uccidere i propri vicini di casa e straziare le loro donne in nome di una religione o di un confine nazionale, ma la verità del sangue compie i suoi percorsi misteriosi e insensati per unirci finalmente tutti, anche se solo sotto la terra che ci nutre e ci accoglie, madre di tutti i figli.

Movieplayer.it

4.0/5