Recensione Cavalli (2011)

Come capita spesso quando ci si trova di fronte ad opere prime ambiziose non possiamo parlare di scommessa completamente vinta; la singolare scelta di ambientare la pellicola in un'epoca lontana e in un contesto rurale viene ripagata dall'ottima resa dei bellissimi paesaggi della Toscana, ma alla cura stilistica non corrisponde un'uguale attenzione narrativa.

Vite al galoppo

Siamo alla fine dell'Ottocento. Alessandro e Pietro sono due fratelli che vivono in un paesino degli Appennini, in un casolare sperduto in una grande vallata. Nonostante abbiano caratteri e attitudini diversi, sono uniti da un forte legame e amano passare le loro giornate facendo giochi spericolati. Solo la dolcezza della madre riesce a mitigare la severità del padre, durissimo nelle sue punizioni soprattutto nei confronti del primogenito. E' logico che la morte della donna sia il preambolo allo sfascio della famiglia. Chiuso in un dolore che non conosce sollievo, infatti, l'uomo smette di prendersi cura dei figli a cui però regala due cavalli selvaggi. E' grazie a questi splendidi esemplari equini che Alessandro e Pietro incontrano Pancia, il maniscalco del paese che li prende sotto la sua ala protettrice, insegnandogli ad addomesticare gli animali e ad aver rispetto di loro. Col passare degli anni le differenze delle personalità emergono con forza sempre maggiore; se Alessandro sogna di lasciare il paesino in cui è cresciuto per mettersi alla prova al di là delle montagne, Pietro vuole raccogliere l'eredità di Pancia, diventare un allevatore e sposare l'amata Veronica. Quando questi desideri sembrano ad un passo dalla realizzazione, i fratelli devono fare i conti con la morte del padre e i soprusi di due loschi figuri, un malvivente locale e il tuttofare di un signorotto del luogo.


Presentato nella sezione Controcampo Italiano del Festival di Venezia, Cavalli, diretto da Michele Rho, rappresenta un'interessante scommessa per l'autore milanese, al suo debutto nel lungometraggio cinematografico, dopo una lunga gavetta nel mondo dei corti. E come capita spesso quando ci si trova di fronte ad opere prime ambiziose non possiamo parlare di scommessa completamente vinta. La singolare scelta di ambientare la pellicola in un'epoca lontana e in un contesto rurale che amplifica ogni tensione, caricandola di un romanticismo d'altri tempi, viene ripagata dall'ottima resa dei bellissimi paesaggi della Toscana, rappresentata con un gusto quasi pittorico dal regista.

Tuttavia a questa cura del dettaglio estetico e stilistico non corrisponde un'uguale attenzione narrativa, considerato lo sviluppo di una trama poco articolata, la cui risoluzione appare piuttosto consueta e priva di colpi di scena. Manca insomma una storia forte, resa tale da personaggi che lascino davvero il segno e che si facciano apprezzare nel loro percorso di crescita; in questo caso le figure in campo appaiono piuttosto monodimensionali e prive di sfumature, nonostante l'apparente complessità delle loro avventure. Il cuore del racconto, dunque, sembra essere il rapporto tra uomo e natura, rappresentato dall'intimo legame che unisce i due protagonisti ai rispettivi cavalli, animali dall'ineguagliabile bellezza, simbolo di libertà; ma è un tema che si stempera ben presto, imprimendo al film ritmi e modi da eccellente fiction televisiva in costume. Il tutto nostante la buona interpretazione collettiva di un cast in cui spiccano le prove dei due protagonisti Vinicio Marchioni e Michele Alhaique, affiancati da Giulia Michelini, Duccio Camerini e Asia Argento, impegnata in un breve cameo nei panni della madre di Alessandro e Pietro. L'esordiente Rho saprà mettere a frutto in nuove occasioni il suo talento visivo, magari trovando racconti di più ampio respiro, che abbiano una più spiccata valenza cinematografica.

Movieplayer.it

3.0/5