Recensione Jimmy Bobo - Bullet to the Head (2012)

Un film da non perdere Bullet to the Head, che in un crescendo di violenza, humor e scene cult cattura lo spettatore risvegliando, a suon di cazzotti e pistolettate, l'amore nei confronti di genere che negli ultimi anni si è ripiegato su se stesso stupendoci con troppi effetti speciali e senza mai farci innamorare dei personaggi.

Stallone l'imprendibile

Ci sono voluti dieci anni per un suo ritorno sul grande schermo ma finalmente è arrivato il film che tutti aspettavamo. Walter Hill, acclamato e premiato maestro di cinema di genere (a dire il vero di tanti generi) ed autore di grandi film come I guerrieri della notte, Strade di fuoco, Driver, l'imprendibile e 48 ore torna nella città di New Orleans, in cui iniziò la sua carriera di regista nel lontano 1975, dirigendo un attore che di film di genere ma soprattutto di action se ne intende, e molto. Parliamo di Sylvester Stallone, un nome, una garanzia. Lui in mano a Hill diventa come una Ferrari in mano ad un pilota professionista ed il risultato di questa sinergia è Bullet to the Head, un teso thriller metropolitano che ha tutti gli ingredienti giusti per diventare un cult. Torna la notte ad inghiottire i loschi traffici dei quartieri malfamati delle città e tornano ladri, balordi, prostitute e assassini spietati, primi attori di guerre tra bande per il controllo dei traffici illegali e degli appalti edilizi, il tutto in una città che tenta di superare il trauma subito dopo un cataclisma di dimensioni gigantesche come l'uragano Katrina. Già, perché quella in cui è ambientato questo noir poliziesco di grande appeal non è una città qualsiasi bensì un luogo magico, intriso di musica e cultura, in cui l'atmosfera calda e accogliente tenta invano di nascondere le malinconie e le paure di chi la vive ogni giorno. La New Orleans raccontata da Walter Hill è piena di colori, di materiali e architetture diverse, una città calda e accogliente ma anche dispersiva e sfuggente in cui l'acqua e il fuoco hanno un ruolo cruciale nel restituire una fitta atmosfera di dissoluzione ed evanescenza, la stessa che accompagna il mondo sotterraneo in cui serpeggiano le vite dei protagonisti.


Il meglio del buddy movie della tradizione americana anni '80 ma anche un film tosto, solido a livello di regia e sorretto da uno Stallone mai fuori sincrono con il suo personaggio che riesce ad instaurare un'alchimia perfetta con il suo partner Sung Kang, l'attore di origini coreane lanciato dalla saga di The Fast and the Furious, durante il 'duello' che si snocciola lungo tutto il film. Due rivali, Stallone e Kang, un poliziotto e un sicario di professione, che decidono di allearsi per trovare l'assassino che ha ucciso i rispettivi partner. La ricerca però non sarà delle più semplici perché i due non possono fare a meno di beccarsi, di prendersi in giro e di usarsi a vicenda con lo scopo di imporre all'altro le proprie regole del gioco. Nonostante le divergenze i due però si aiutano e finiscono per diventare quasi amici grazie ad un legame che finisce per travalicare i confini della legge e dell'etica. Tra loro non si tratta unicamente di uno scontro di personalità ma anche di esperienze di vita diverse che animano un aspro conflitto morale, fisico e verbale che in un contesto così estremo diviene lo strumento ideale nelle mani dello sceneggiatore per affiancare un profondo dramma poliziesco ad una grande commedia d'azione. La grande forza emotiva di Bullet to the Headè infatti frutto, oltre che dello strepitoso talento di Walter Hill e del carisma di Stallone, anche alla sapiente scrittura di Alessandro Camon, già nominato agli Oscar e vincitore dell'Orso d'Argento per la sceneggiatura di Oltre le regole - The messenger, che ha adattato per il grande schermo la graphic-novel francese Du plomb dans la tête dello scrittore francese Alexis Nolent, conosciuto con lo pseudonimo di Matz. Camon è riuscito a cucire addosso al mitico attore newyorkese di origini italiane un nuovo personaggio cult, a metà strada tra Rocky e Rambo ma con più introspezione, un antieroe moderno leale e spietato figlio di un cinema muscolare che ha fatto epoca e che grazie a Walter Hill è tornato a far battere i cuori.

Dunque sessantasei anni e non sentirli minimamente perché il Sylvester Stallone visto oggi sembra non avere alcuna intenzione di appendere i bilancieri al chiodi. Con questa nuova trascinante interpretazione non dimostra solo di essere di gran lunga più in forma di tanti attori molto più giovani di lui (ad eccezione del cattivo Jason Momoa che non solo è bello e prestante ma sa anche recitare) ma anche di essere un attore che può insegnare ancora molto e può dare ancora molto al cinema, hollywoodiano e non, nonostante la sua figura e la sua espressione facciale appesantite dal tempo. La brillantezza e il sarcasmo dei dialoghi si uniscono alla maestria di Hill nella messa in scena di questo affascinante noir d'azione e si lasciano cullare dal graffiante blues della colonna sonora curata da Steve Mazzaro e dai tempi perfetti filmici di Stallone, vero mattatore del film e presente in ogni singola scena. Un attore ancora pieno di passione e voglia di fare ma allo stesso tempo disincantato e saldamente ancorato al presente, proprio come il film di cui è protagonista, che non si guarda mai indietro né si proietta verso il futuro ma si gode semplicemente la follia del presente. Un film da non perdere Bullet to the Head, che in un crescendo di violenza, humour e scene cult conquista lo spettatore risvegliando, a suon di cazzotti e pistolettate, l'amore nei confronti di genere che negli ultimi anni si è afflosciato su se stesso stupendoci con troppi effetti speciali senza mai farci innamorare dei personaggi.

Movieplayer.it

4.0/5