Recensione Benvenuto Presidente! (2013)

Il limite del film se vogliamo è proprio questo, il rimanere in bilico tra attualità e fiaba senza decidere da che parte andare: non è sempre irresistibile nelle trovate comiche e poetiche come farsa da una parte, non è così feroce e cinico come critica sociale dall'altra.

Bisio, presidente per un giorno

Una commedia agrodolce, popolare e non populista, nelle intenzioni del regista Riccardo Milani, che torna al cinema dopo tanta fiction televisiva e a quasi sette anni da Piano, solo, e del prolifico sceneggiatore Fabio Bonifacci, che ritrova Claudio Bisio dopo Amore, bugie e calcetto. Nel senso di non cercare di seguire l'onda attuale e lunghissima dell'antipolitica, con i vari rigurgiti di grillini e grillismo, e di andare oltre il facile qualunquismo che la ispira.
La storia di Peppino, uomo qualunque appassionato di pesca alla trota, che vive in un piccolo paesino di montagna, che a sorpresa per un incredibile errore si ritrova ad essere eletto Presidente della Repubblica Italiana. Viene strappato alla sua vita tranquilla e catapultato a Roma a ricoprire un ruolo per il quale è evidentemente inadeguato: ma la sua disarmante onestà e il suo inguaribile ottimismo lo porteranno ad ottenere risultati inaspettati ed imprevisti consensi. Il protocollo non è il suo forte e ne fa le spese l'affascinate Vice Segretario interpretato da Kasia Smutniak, incaricata di insegnargli etichetta e disciplina. Ma sono soprattutto i complotti e le macchinazioni ordite dai corrotti uomini politici che governano il paese, a mettere in pericolo il soggiorno di Peppino al Quirinale.


Nella parabola comico politica dell'uomo perbene alle prese con una situazione più grande di lui, il film ricorda soprattutto Dave - Presidente per un giorno di Ivan Reitman, in cui Kevin Kline chesi ritrova suo malgrado presidente degli Stati Uniti. Le somiglianze con il Peppino Garibaldi di Bisio, in questo caso riguardano l'uomo qualunque che si affida al buon senso per sopperire alla sua condizione di alieno, un uomo buono e ottimista, che guidato da onestà e senso comune impara il nuovo mestiere, e anche qui ottiene risultati insperati: smaschera i poteri forti che pensavano di manovrarlo, denuncia il marcio nella politica, e trova pure l'amore. Anche i risvolti del film più propriamente comici e farseschi dell'uomo sbagliato al posto sbagliato hanno numerosi precedenti: viene in mente tanto per citarne uno, meno illustre ma davvero affine, Sua Maestà viene da Las Vegas con un incontenibile John Goodman, scorrettissimo yankee ciccione e trasgressivo, che si ritrova re d'Inghilterra, con il ciambellano Peter O'Toole responsabile di insegnarli la rigida etichetta: anche qui il nostro alieno, che si presenta a palazzo con t -shirt degli Skid Row e di mestiere fa il cantante a Las Vegas, dopo varie catastrofi e imbarazzi, alla fine se la cava e conquista tutti, leader stranieri compresi, con i suoi modi semplici e sinceri, salvando la nazione dai soliti intrighi di politici corrotti.

Uscendo per un momento fuori dalle ossessioni dell'attualità politica, in effetti l'idea di italianizzare il soggetto proponendo il Bisio - Presidente per un giorno è un colpaccio di genio, specialmente perché nessuno ha come lui le doti di vero mattatore perfette per il ruolo, con quella vena surreale e folle nella sua comicità che lo rendono dissacrante e poetico al tempo stesso. In effetti alcune gag sono riuscite e piuttosto divertenti. Inevitabilmente la storia si ritrova a fare i conti con una realtà attuale scabrosa che lo trasforma da fiaba a film iperrealistico: per loro stessa ammissione gli autori hanno cercato nel corso degli anni (il soggetto risale a tre anni fa da un'idea di Nicola Giuliano di Indigo Film che distribuisce) di distanziarsene proprio perché in fondo il film potesse rimanere soprattutto una favola comica e leggera. Già Albanese aveva detto che il suo Cetto La Qualunque era diventato in effetti oramai un moderato, perché di questi tempi la realtà supera tragicamente la fantasia. La questione non banale del degrado morale, e cioè che il marcio non è necessariamente nel parlamento ma anche e soprattutto fuori, nel malcostume della gente che di malapolitica si ciba, assecondandone la cultura della furbizia e dell'illegalità, purtroppo si esaurisce nell'immagine delle famiglie sedute a tavola che si ingozzano davanti alla TV e si sentono estranee alle litanie medianiche del "qui è tutto un magna magna" e del "t_anto la colpa è dei partiti_": è sicuramente una potente metafora ma sulla quale sarebbe stato necessario e interessante calcare ancora di più le mano.
La parte di critica sociale risulta per il resto invece piuttosto scontata, e in questo senso l'intento di non fare populismo rimane relegato alle intenzioni, perché alla fine quello che emerge sono i luoghi comuni e restano comunque degli stereotipi evidenti. Il limite del film se vogliamo è proprio questo, il rimanere in bilico tra attualità e fiaba senza decidere da che parte andare: non è sempre irresistibile nelle trovate comiche e poetiche come farsa da una parte, non è così feroce e cinico come critica sociale dall'altra, e rimane così, un po' sospeso a metà. D'altra parte potremmo dire che il film non ha la pretesa di dare giudizi e di non eccedere in falsi moralismi riuscendo alla fine ad essere addirittura quasi indulgente verso la cultura della raccomandazione e del clientelismo "Attenti che a fare troppo i santi alla fine si diventa diavoli"; nello stesso tempo ha il pregio di provare comunque a sollevare la questione attraverso l'ironia e di lasciare aperta la speranza che la coscienza individuale possa ancora risvegliarsi. Rimangono le interpretazioni di Bisio comunque divertente e di una affascinante Kasia Smutniak, rigida dall'anima hippy. Cast di contorno di gran pregio con ottimi caratteristi come Fiorello, Bocci e Popolizio ad interpretare i politici corrotti, e altrettanti attori di rango, divertenti e divertiti, che interpretano ruoli in contro movimento rispetto alla loro usuale drammaticità (Piera Degli Esposti, Omero Antonutti, Remo Girone e Gianni Cavina).

Movieplayer.it

3.0/5