Recensione Alienation (2013)

Riflette sull'amore e sulla disperazione il film di Lazarov, che non incentra il racconto sull'orribile pratica del contrabbando dei bambini e delle adozioni illegali, bensì sul concetto di perdita di contatto con la realtà e con la rettitudine quando si tenta di manipolare la vita degli altri per rendere migliore la propria.

Amori in vendita

Yorgos è un uomo sulla cinquantina, è appassionato di caccia e vive in Grecia in un'accogliente fattoria immersa nel verde insieme alla moglie Helena, molto più giovane di lui, e con l'anziana madre colpita da ictus. I due coniugi hanno un rapporto totalmente anaffettivo fatto di silenzi, di privazioni e sottomissioni ma insieme si prendono amorevolmente cura della donna imprigionata dalla malattia. Poi una sera arriva una telefonata, l'uomo si reca in banca per un ingente prelievo di contanti, si procura un finto serbatoio per la benzina e l'indomani si mette in viaggio in auto verso la vicina Bulgaria per un misterioso appuntamento. In realtà Yorgos sta andando a comprare un bambino, un neonato che deve ancora nascere, e lo sta facendo sfruttando a suo vantaggio la disperazione e la povertà di una donna che ha preso l'atroce decisione di vendere il figlio per riuscire a vivere dignitosamente e a prendersi cura del fratello sordomuto. Insieme ad una sua conoscente ostetrica, alla donna incinta e al 'silenzioso' fratello di lei, Yorgos arriva così a destinazione nel covo sperduto tra le montagne che l'uomo ha preparato per accogliere il nascituro. Il bambino nascerà durante la notte, una notte lunga e tempestosa in cui la Natura sembra protestare e ribellarsi contro le mostruosità umane.

Un silente dramma familiare, un thriller sentimentale, una parabola sull'amore e sulla perdita di sé stessi, un alienante viaggio nell'animo umano: Alienation è l'interessante esordio alla regia di Milko Lazarov, produttore esecutivo e regista di alcuni importanti progetti della BBC per la TV nazionale bulgara e regista di documentari, che alla sceneggiatura del film lavora sin dal lontano 2008. La sua macchina da presa è statica, il suo stile asciutto ed essenziale, il linguaggio visivo vivido e potente, le parole superflue, il silenzio protagonista. Il racconto parte in maniera enigmatica lasciando lo spettatore aggrappato a dubbi e a curiosità che pian piano troveranno risposta sino ad arrivare al finale, all'emozionante scena in cui le immagini della foresta investita da una bufera si alternano, grazie ad un montaggio ricco di suspense, a quelle del parto senza mai mostrare immagini esplicite. Il suo sguardo si posa dapprima sui 'ferri' da sala operatoria e poi si sofferma sul volto spento e privo di emozioni della donna che sta dando alla luce una nuova vita, mentre fuori dal 'covo' il cielo tuona e lancia il suo anatema sugli eventi. Tutto è appesantito dalla totale assenza di musiche, dalla rarefazione dei dialoghi e da una fotografia che obbliga lo spettatore ad un violento faccia a faccia con brutture e fragilità dell'animo umano.

Il microcosmo narrato nel suo Alienation è avvilente ed è frutto di una visione del mondo estremamente pessimistica, gerarchica e sessista, secondo cui tutto gira attorno allo sfruttamento degli altri e al denaro, in cui le donne non hanno diritto alla libertà e alla felicità, non provano soddisfazione morale né fisica, una sorta di inferno contemporaneo abitato da tanti uomini di "buone" intenzioni che non si fanno scrupoli dinanzi al raggiungimento dei loro obiettivi pretendendo persino di essere compresi e in qualche modo legittimati nelle loro crudeltà. Riflette sull'amore e sulla disperazione il film di Lazarov, che non incentra il racconto sull'orribile pratica del contrabbando dei bambini e delle adozioni illegali, bensì sul concetto di perdita di contatto con la realtà e con la rettitudine quando si tenta di manipolare la vita degli altri per rendere migliore la propria. Una favola primordiale dai risvolti inaspettatamente dark che è difficile scrollarsi di dosso all'uscita dalla sala, interpretata magistralmente da Christos Stergioglou.

Movieplayer.it

3.0/5