Recensione Italian Spiderman (2007)

L'avventurosa storia dell'Uomo Ragno made in Italy (ma solo per finta), che in breve tempo è diventato un cult su Youtube.

Quel fenomeno di Italian Spiderman

Forse non tutti sanno che nel 1961 un coltivatore di arance di Palermo, tale Alfonso Alrugo, fondò un'oscura quanto scalcinata casa di produzione cinematografica, la Alrugo Entertainment, che scelse come proprio logo una sinuosa pantera nera su sfondo arancione, in omaggio agli agrumeti siculi. La Alrugo durante la sua breve ma intensa incursione nella Settima arte si dedicò prevalentemente a produzioni di serie Z, potendo avvalersi di solidi professionisti quali Gianfranco Gatti, Massimilliano Buonatempi, Carlo Zoffa e, naturalmente, il celeberrimo Giacomo Dentibianchi. Tutto questo fino al 1964, anno cardine nella storia della casa in cui viene realizzato il capolavoro maledetto Italian Spiderman, plagio d'autore che segna il sodalizio tra Gianfranco Gatti alla regia e Franco Franchetti, attore dalla robusta costituzione drammatica. Ebbene, dopo oltre quarant'anni di attesa, questo tesoro sepolto finora mai distribuito, è disponibile sugli schermi di tutti gli internauti. Chiunque può connettersi su Youtube, o sul sito web della Alrugo, è compiere un viaggio a ritroso nel tempo direttamente negli psichedelici (e un po' naif) anni Sessanta.

Il trailer di Italian Spiderman e i dieci episodi che compongono la prima parte dell'avventura di questo squinternato supereroe soprappeso, fumatore accanito ed erotomane sono talmente ben realizzati da sembrare l'autentico reperto trash-cult di un'epoca. Unica spia che tradisce gli autori di questa variante italiota (e beota) dell'Uomo ragno è il linguaggio. I personaggi di Italian Spiderman non parlano, infatti, italiano, ma un esilarante idioma maccheronico a metà strada tra l'italoamericano degli immigrati di terza generazione e le traduzioni automatiche inglese-italiano che si trovano sul Web. Gran parte del divertimento per gli spettatori del Belpaese sta proprio nell'interpretare questi oscuri neologismi (grazie a Dio sono presenti i sottotitoli inglesi!), scompiscianti fin dal trailer, che letteralmente promette al pubblico: "Actione, Velocita, Terrore, Suspenso, Romanza" e soprattutto "Goblin!".

Lo shock è comunque forte quando si scopre che dietro le imprese dell'eroe, invero più imparentato con Bud Spencer che con l'Arrampicamuri newyorkese, non si celano né italiani, né americani appassionati di cult anni '60-'70, bensì un manipolo di intraprendenti e talentuosi ragazzi australiani (almeno uno dei quali dalle palesi origini italiche): Tait Wilson, David Ashby, Dario Russo, Boris Repasky e Will Spartalis. Un po' per gioco e un po' per studio (a quanto pare in origine si trattava di un progetto universitario) il gruppo ha messo on line su Youtube il finto trailer di Italian Spiderman, che ha ottenuto un successo sorprendente e inaspettato dagli stessi autori (ben due milioni di visite). Solo dopo, a furor di popolo, viene effettivamente realizzato il film vero e proprio, segmentato in dieci episodi trasmessi a puntate ogni settimana, che hanno raggiunto una media di 70mila visitatori a episodio. Il personaggio dell'Uomo Ragno italiano, sorta di succo concentrato di tutti gli stereotipi più retrivi dell'italianità all'estero (panzone, baffi alla Super Mario, misogino, manesco, perennemente arrapato) è divenuto ben presto di culto. Tanto che i realizzatori hanno cercato di cavalcare il successo, estendendo la rete dello Spiderman italiano con un finto sito ufficiale della Alrugo, un blog con il backstage e un profilo Myspace. Sul sito non manca nemmeno lo Spider-shop, dove è disponibile nientemeno che la colonna sonora originale (realizzata dalla fantomatica Soulful Torino Records & Record Kicks e composta dal maestro Enzo Bontempi) e la mitica maglietta con il simbolo del ragno ciccione, il marchio di fabbrica del Nostro. Naturalmente Italian Spiderman non si esaurisce in questi primi dieci episodi: la Alrugo sta già lavorando a un seguito su cui al momento nulla è dato sapere.
Proprio come il suo protagonista anche l'intero lungometraggio a puntate di Italian Spiderman è un concentrato dello stile, delle figure ricorrenti, dei modelli espressivi di certo cinema italiano di genere, che oggi è tornato in auge e ha mietuto proseliti grazie alla Tarantino-mania. O piuttosto è uno stereotipo di quel cinema exploitation, realizzato con un chiaro intento parodistico, che mette in evidenza soprattutto il modo con cui esso è stato percepito e mitizzato soprattutto all'estero. Il gusto pop per la citazione e la passione post-moderna per il centrifugato (spesso incoerente) di generi differenti sono gli elementi cardine su cui si poggia questo lavoro, che nella sua sequela incessante e vorticosa di rimandi, omaggi e strizzatine d'occhio si spinge ben al di là dell'omaggio per le produzioni italiche degli anni Sessanta e Settanta. Ogni singola clip di Italian Spiderman è l'occasione per approfondire un filone o un sottogenere d'antan in particolare. Si va dallo spionistico alla James Bond (che - ricordiamolo - era il principale successo di quegli anni) del primo episodio, alla fantascienza di serie B (con tanto di meteorite venuto dallo spazio), via via fino al poliziottesco pieno di sparatorie improbabili e interminabili inseguimenti su macchina e motore, allo splatter più succulento, senza dimenticare sia le derive psichedeliche (siamo pur sempre nel 1964), sia quelle erotiche da commedia sexy allora nascente. Ma non si risparmiano agli spettatori nemmeno incursioni in generi tipicamente americani (come il "surf movie") o giapponesi (nel corso del pirotecnico finale che non vogliamo anticipare).
Forse qualcuno si chiederà in cosa differisce una produzione come Italian Spiderman dalla miriade di epigoni di Tarantino che ormai da anni ammorbano gli spettatori sempre con le solite citazioni e le stesse imitazioni malriuscite, scopiacchiando senza nerbo un po' da Leone, un po' da Lenzi e un po' da Fulci. La differenza sta nel fatto che quello di Italian Spiderman è uno dei progetti più filologicamente corretti visti sino ad ora, frutto di uno studio preparatorio serio e documentato. Ogni singolo aspetto, dalla fotografia deteriorata alla composizione delle inquadrature, dalla colonna sonora originale al montaggio, fino alla scelta del décor scenografico dell'epoca e del formato in cinemascope. Gli autori sono cos' attenti da recuperare anche gli stessi errori e le imperfezioni che contraddistinguevano i film dell'epoca girati in fretta e furia, dall'abuso dello zoom agli effetti speciali grossolani, dai ritagli di montaggio, fino ai goffi product placement (le sigarette marca Il Gallo sbandierate dal nostro eroe).

Gli autori di Italian Spiderman sono quindi dei profondi conoscitori del cinema che vogliono bersagliare, cui si aggiunge un'abbondante vena schizofrenica e delirante tipica delle opere provenienti dal continente oceanico (dopotutto Peter Jackson non è passato invano). Ma forse bisognerebbe dire conoscitori di cinema tout court, dal momento che il gruppo si è cimentato anche in altri cortometraggi, che prendono di mira altrettanti generi differenti. Si tratta di Just Desserts, che ricalca fedelmente lo stile dei noir Anni '40, ma lo destabilizza introducendo degli insetti giganti per protagonisti, e The Time That Time Forgot, pilot di una serie tv che fonde atmosfere alla Star Trek con viaggi nel tempo ed effetti speciali in stop-motion che omaggiano Ray Harryhausen. Insomma, non solo "macchiato" e "cappuccino": c'è n'è proprio per tutti i gusti!