Recensione Nord (2008)

Un film velato di amarezza, bizzarro nella sua unicità, brillante nei pochi e rarefatti dialoghi, un piccolo gioiello intriso di solitudine e di silenzio capace a momenti di far anche sorridere di gusto.

Quando l'amore brucia l'Artico

Jomar è un ex-campione di sci che in seguito ad un esaurimento nervoso e a una patologia oculare causata dal riflesso della luce sulla neve ha perso la donna che amava e la carriera. Costretto a lasciare la clinica psichiatrica in cui è stato a lungo ricoverato, si rende subito conto che non è pronto per tornare a contatto con il mondo esterno ed accetta di lavorare come custode di un'isolatissima stazione sciistica. Nonostante la lunga permanenza in ospedale il suo stato mentale non sembra essere molto migliorato e fisicamente le cose non vanno meglio. Le continue bufere di neve e la fitta nebbia non contribuiscono certamente a renderlo più allegro. Per sincerarsi delle sue condizioni di salute, quello che una volta era il suo migliore amico va a fargli visita ma l'accoglienza da parte di Jomar non è delle migliori. Si tratta infatti dell'uomo che gli ha portato via la donna e che per un lungo periodo ha fatto da padre ad un bambino che in realtà non è suo ma proprio di Jomar. La notizia lo sconvolge e lo convince che è finalmente arrivato il momento di voltare pagina. Mentre la stazione sciistica brucia alle sue spalle avvolta dalle fiamme, Jomar salta su una delle motoslitte e si mette in viaggio verso l'estremo nord della sua Norvegia. Attrezzato col minimo indispensabile, cinque litri di alcool e una pesante imbottitura anti freddo, l'uomo inizia la sua traversata di mille chilometri tra ghiacci e paesaggi artici di rara bellezza. Destinazione finale il villagio in cui la donna si è trasferita col piccolo. Un viaggio lungo e difficile che lo porterà a superare ostacoli e imprevisti e ad incontrare personaggi bizzarri con i quali farà amicizia e grazie ai quali tenterà di superare il muro dell'incomunicabilità che l'ha isolato dalla vita reale per troppo tempo...

Girato in condizioni a dir poco proibitive tra Trondheim e una zona situata cinquecento chilometri a nord del circolo polare artico, Nord è stata una vera e propria sfida per il giovane esordiente regista norvegese Rune Denstad Langlo che ha voluto fortemente portare a termine questo film nato dall'esperienza da egli stesso vissuta nel 2005, un anno per lui difficile durante il quale ha sofferto di una grave depressione tra attacchi di panico e profondi stati di ansia. Passando un giorno davanti a un vecchio ski lift che usava da bambino il regista ha pensato a tutti gli uomini che negli anni avevano lavorato come guardiani in quella stazione sciistica, persone che sembravano sempre infelici, che si ubriacavano di continuo e trasmettevano un forte senso si smarrimento. Da questi ricordi d'infanzia ha avuto origine il soggetto di Nord ed è da tutti questi elementi che il personaggio di Jomar ha pian piano iniziato a predere forma.
Il risultato finale è un film vero fatto con pochi soldi e con attori quasi interamente non professionisti scritturati tra gli amici e parenti oppure conosciuti in loco, ambientato in una natura ostica e straniante, estrema e a tratti grottesca come i personaggi che la popolano, un film velato di amarezza, bizzarro nella sua unicità, brillante nei pochi e rarefatti dialoghi, un piccolo gioiello intriso di solitudine e di silenzio capace a momenti di far anche sorridere di gusto. Una piacevole sorpresa quella di Nord che ha colpito anche Nanni Moretti che lo distribuirà con la sua Sacher Distribuzione nelle nostre sale a febbraio. Una storia semplicissima ma universale, quella di un uomo alla ricerca di se stesso e di un motivo per continuare a vivere, ma anche quella di un viaggiatore coraggioso che nonostante le numerose disavventure non perde mai di vista il suo traguardo e fa di tutto per raggiungerlo. Il finale è lasciato in sospeso e congela la storia nel momento in cui Jomar si ferma in cima all'ultima vetta scorgendo il villaggio. Come a suggerire che non è poi così importante quello che accadrà dopo perchè già il fatto di essere arrivato in quel punto è la dimostrazione che il momento più difficile è passato. L'emozione è tanta ma da quel momento in poi sarà solo discesa verso il traguardo, una sensazione che da atleta Jomar conosce bene: non importa quale sia la carriera alle spalle o la fatica fatta per portare a termine la gara perchè quando si è mossi da una vera grande passione e in lontananza si scorge lo striscione d'arrivo, le gambe tremano dall'emozione al solo pensiero di oltrepassarlo.

Movieplayer.it

3.0/5