Recensione Alone in the Dark (2005)

Tratto dal videogioco del 1992, Alone in the Dark è un film chiassoso, con una struttura frammentaria e un'estetica che si discosta dall'atmosfera suggestiva del gioco originale.

Quando il paranormale è paradossale

Tratto dal gioco della Atari del 1992, Alone in the Dark narra delle indagini di Edward Carnby (Christian Slater), ex agente del Bureau 713, l'Agenzia per le Ricerche Paradoss... ehm, Paranormali.
Appena tornato dall'Amazzonia, dove ha recuperato un prezioso artefatto degli Abskani (alla cui storia siamo introdotti da una didascalia all'inizio del film), Carnby indaga sulla misteriosa morte di un amico, e insieme all'antropologa Aline Cedrac, sua ex, si trovano ad affrontare bizzarrie orrorifiche letali e disturbanti: antichi demoni adorati dagli Abskani che progettano un ritorno in grande stile nel nostro ventunesimo secolo.

Con l'ispirazione di un videogioco che ha dato il via a un vero e proprio genere, puntando sull'atmosfera e la ricercatezza delle inquadrature, si è deciso di prendere una strada diversa e mettere in piedi un film chiassoso, con un'estetica che strizza l'occhio ad MTV e Matrix, e una trama che sembra un misto di episodi di X-Files e di film di serie B, con una spruzzatina di Indiana Jones e Tomb Raider per condire.
Ovvio che il tutto sia frammentario e manchi di una unità, e soprattutto coerenza, narrativa, ma questo sarebbe il minore dei difetti, perchè il problema principale risulta essere la facilità con cui il film provoca risate impreviste nello spettatore.
Anche le poche sequenze passabili sono del tutto ininfluenti ai fini della narrazione e del gradimento e svaniscono in una palude di già visto, affondando rapidamente nella melma del paradossale.

In questo minestrone che la regia di Uwe Boll non riesce ad amalgamare, nessun membro del cast riesce a farsi notare positivamente, con Slater che si sforza di apparire duro e tenebroso e Tara Reid ben poco credibile come scienziata.
La musica a tratti sembra commentare un altro film, e anche nei suoi momenti migliori finisce per essere enfatica ed eccessiva, mentre le canzoni a corredo della immancabile compilation/sountrack spaziano dalla dolcezza di Seven Seconds ai soliti pezzi di rock duro per accompagnare le sequenze d'azione.
Anche gli effetti speciali, che potrebbero essere l'ancora di salvezza di un film del genere, non reggono il confronto con quelli ben più realistici ed efficaci che quasi tutte le produzioni fantastiche degli ultimi anni sembrano ottenere senza notevoli sforzi produttivi.

Rimane da chiedersi perchè portare nelle nostre sale un prodotto così scadente, anche se si tratta di un'uscita di fine luglio. Stentiamo a credere che qualcuno avrebbe potuto sentire la mancanza di un passaggio in sala per un film che farebbe fatica a trovare spazio anche in home-video.
Se sono questi gli investimenti e gli sforzi per far restare sveglio il cinema in estate, forse è meglio lasciarlo dormire.

Movieplayer.it

1.0/5