Recensione Have Dreams, Will Travel (2007)

Un classico film di formazione, un teen movie on the road che procede diligentemente per tappe, verso quello che si presumerebbe un finale scontato, per poi virare bruscamente verso scelte di racconto forse poco credibili, ma sicuramente inaspettate.

Progetti di vita

Incorreggibili americani, che nel realizzare film destinati al pubblico più giovane non perdono occasione per magnificare il solito sogno a stelle e strisce: fissa un obiettivo nella tua vita, lotta per conquistarlo e nonostante tutte le difficoltà che troverai sul cammino alla fine sicuramente ce la farai, perché ciò che sogni, nella terra delle possibilità infinite, è destinato a diventare realtà. Non sfugge a questo disegno neanche il primo film della sezione Alice nella città di questa seconda Festa di Roma, che sceglie addirittura per il suo protagonista il sogno di diventare un campione del più americano tra gli sport, il baseball. Have Dreams, Will Travel segna il debutto alla regia di Brad Isaacs e mette proprio in scena quell'orgoglio yankee che lascerebbe presumere un inevitabile happy ending col giovane eroe che corona il proprio desiderio dopo aver superato mille ostacoli. E invece a pochi minuti dalla fine si susseguono i colpi di scena e anche se il sogno non può non essere raggiunto, l'epilogo è consegnato ad una malinconia quasi straziante che da un senso ad un film a suo modo doloroso e appassionato.

La storia, scritta dallo stesso Isaacs con evidenti echi autobiografici, è quella di due ragazzini in viaggio per l'America degli anni 60 alla ricerca del proprio progetto di vita. Lui, Ben, ha due genitori che si trattano come sconosciuti e si disinteressano completamente del figlio; lei, Cassie, è sopravvissuta ad un tragico incidente stradale che l'ha resa orfana dei propri genitori. Insieme decidono di scappare dalla propria solitudine ed avventurarsi sulla strada alla scoperta del mondo. Ne seguiranno divertenti avventure ed eventi traumatici che introdurranno i due all'età adulta. Un classico film di formazione quindi, un teen movie on the road che procede diligentemente per tappe, verso quello che si presumerebbe un finale scontato, per poi virare bruscamente verso scelte di racconto forse poco credibili, ma sicuramente inaspettate. Perché l'immagine politically correct del film è squarciata d'improvviso da temi forti che coinvolgono in prima persona i protagonisti del film: i problemi psichici, la pedofilia, l'inadeguatezza dei ruoli, la presa di coscienza dell'orrore del vivere.

Non è facile appassionarsi ad un film soffocato da una voce fuori campo che è sempre lì a precisare ogni passaggio e da una protagonista fastidiosamente saputella, di quelle che già in tenera età sembrano aver capito tutto della vita e si dilettano nel dare consigli e direttive ai propri coetanei. Più gradevole risulta senza dubbio Ben, in questa sua tenera scoperta dei sentimenti umani durante il proprio viaggio d'iniziazione alla vita: la gelosia, l'amore, il bisogno d'affetto, la passione, la determinazione. Egli esce da una situazione di castrante solitudine grazie all'aiuto di una ragazzina dai mille difetti e dall'inconfessabile segreto che rende i suoi sonni pieni di incubi, ma alla fine sarà lui stesso a riconquistare una vita familiare più normale distruggendo i simboli dell'egoismo genitoriale: il cinema tanto caro alla madre, che la fa vivere in un mondo parallelo fatto di storie d'amore passeggere ai danni del marito, e la barca venerata dal padre, sempre impegnato a prendersi cura di questa piuttosto che del proprio figlio. Ricostruito un ambiente familiare più sano, a Ben non resta che vivere il resto della propria vita, accanto all'ormai inseparabile Cassie, raggiungendo sì i propri sogni, ma restando impantanato in un'esistenza banale che si concluderà com'era iniziata, in perfetta solitudine, perché talvolta tutte le persone che ami sono destinate a morire prima di te, lasciandoti in un vuoto che i ricordi non possono colmare.

Una conclusione amara che chiude un film che mette sul tavolo troppi temi e problemi, che manca di un discorso compiuto sul contrasto (qui solo vagamente accennato) tra la campagna e la città degli anni 60, ottimamente fotografati da Steve Mason, e che per buona parte della sua durata naviga nella monotonia strizzando continuamente l'occhio allo spirito avventuristico dei più giovani. Quando però si torna alla realtà, le cose sono ben più tragiche e le emozioni prendono tutto un altro calore. Have Dreams, Will Travel sottolinea l'indubbia bravura, ma un po' antipatica, dei suoi due giovani protagonisti (Anna Sophia Robb e Cayden Boyd) e rispolvera attori ormai dimenticati dal cinema americano (un Val Kilmer spaventosamente grasso e soprattutto Matthew Modine, che vorremmo vedere più spesso sul grande schermo), ma accanto ai personaggi c'è il fascino del Texas, del Kentucky, dell'Arizona e degli interni ricostruiti ad arte, c'è la musica country che accompagna i viaggi dei ragazzini in autostop, e le stelle delle notti trascorse fuori casa, verso la conquista della propria identità, la scoperta dei sentimenti, l'addestramento per la lotta della vita. In definitiva un buon film per ragazzi.