Presentato Boris il film, un miracolo 'troppo italiano'

Si è tenuta stamattina a Roma l'anteprima del film scritto e diretto da Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo che hanno adattato per il grande schermo le atmosfere, la satira pungente e la verve dei loro mitici personaggi per il grande pubblico e per i fan della fortunata fuoriserie di Sky.

Di solito alle conferenze stampa dei film non capita spesso di sentire gli addetti ai lavori fare complimenti agli autori, ai registi e agli attori in toto prima ancora di vedere le frecciatine delle loro domande e delle loro provocazioni arrivare sul palco. Ma, dopo il trionfo sul piccolo schermo della popolare fuoriserie Boris, i "geni" Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo hanno replicato il loro piccolo miracolo nello spettacolo nazionale portando in sala un film che rappresenta per il cinema italiano un atteso barlume di speranza. Boris il film non rappresenta però né un maxi episodio conclusivo della serie né una produzione rivolta solo ai numerosi fan delle tre stagioni andate in onda su Sky: il trio Ciarrapico-Torre-Vendruscolo è tornato dietro la macchina da presa per realizzare un'opera originale ed esilarante destinata a un pubblico che ha voglia di divertirsi con gusto e senza volgarità e riflettere sull'attualità. In linea con lo stile della serie, alle maglie della loro satira non è scampato niente: politica, chiesa, cultura, lavoro, ambiente televisivo e cinematografico italiani vengono messi in scena con quella sensibilità che, come sottolinea una frase affidata ad Antonio Catania, solitamente non paga e descritti da una scrittura pungente che non risparmia battute amare e brillanti. La loro raffinata denuncia passa attraverso la storia della scalmanata troupe del disgraziato René Ferretti, un eccellente Francesco Pannofino, che ancora una volta ha un'occasione di svolta per la propria carriera con un film impegnato come Gomorra, ma è costretto per una serie di sfortunati eventi a farsi aiutare dagli sceneggiatori democratici e a richiamare a sé gli svalvolati Itala, Biascica, Lorenzo lo schiavo, Corinna Negri, "la cagna maledetta", lo sconcio Martellone e perfino l'invadente Stanis. Ad aiutarlo, come sempre, ci sono Sergio e il duo Alessandro-Arianna mentre a ostacolarlo Lopez con le sue manovrine nella Rete. Sul comodino sguazza la sua affezionata mascotte, il pesciolino rosso Boris, ignaro delle fatiche che René dovrà di nuovo affrontare per lavorare nell'Italia dei cinepanettoni farciti di flatulenze e procaci bellezze.
Abbiamo incontrato stamattina il numeroso cast del film, che sarà distribuito dalla 01 in 300 copie. Attori e autori hanno accolto con simpatia e favore il composto blitz del gruppo "Liberiamoci dalla precarietà", giovani che hanno mutuato i messaggi del film per invitare tutti a scendere in piazza il 9 aprile per dire no alla precarietà. Il loro motto combattivo è "Il nostro tempo è adesso, la vita non aspetta", uno slogan che si sposa bene con la contestazione alla palude culturale dell'attuale Italia che Ciarrapico-Torre-Vendruscolo hanno saputo veicolare con perspicacia in una commedia irriverente come poche nel panorama cinematografico degli ultimi anni. Seguite con noi i loro interventi divertenti e scoprite cosa ci hanno raccontato sugli aneddoti dal set e sulle scene tagliate.

Come hanno accettato i produttori di occuparsi di un progetto così rischioso, che non ha peli sulla lingua e fa nomi e cognomi precisi?

Paolo Del Brocco, produttore per Rai Cinema: Ci siamo entusiasmati tutti fin dall'inizio perché in un mondo così serio se ci prendiamo in giro tutti è meglio per tutti.
Lorenzo Mieli, produttore per Wildeside: Gli sceneggiatori e registi ci hanno detto dall'inizio che sarebbero stati ironici. Boris ha avuto tre belle stagioni e aveva ancora molto da dire sull'Italia, sul cinema, sulla tv, sul momento storico che stiamo attraversando.

Boris Il film è anche un film sul cinema italiano in cui oggi predomina incontrastata la commedia. Come vi confrontate con questo genere?
Mattia Torre: Ci divertiva il fenomeno di televisivizzazione del cinema e la commedia era la più spaventosa delle minacce. Giacomo l'ha definito un road movie da fermo in questo Paese complesso in cui l'eccellenza è impossibile. Nel nostro film René non riesce a fare quello che vorrebbe e viene inglobato nel vortice che raccontiamo nel film.
Giacomo Ciarrapico: Abbiamo fatto una commedia e se la gente non si divertirà vorrà dire che abbiamo fallito. E' una commedia che usa la risata per dire delle cose, non una che produce risate fini a se stesse.
Luca Vendruscolo: Abbiamo cercato di fare la commedia come quella di tanti anni fa, quella in cui sono tutti un po' cialtroni e poi si danno una pacca sulla spalla. Abbiamo voluto evitare la simpatia stereotipata e una simpatia untuosa. Dentro però c'è anche un senso del tragico!
Mattia Torre: Definiamo questo film anche un grido di disperazione, ma è un film comico. Se ci sono ragazzi che hanno voglia d'incazzarsi c'è speranza!

Secondo voi gli spettatori dei cinepanettoni comprenderanno il vostro umorismo?
Mattia Torre: Noi abbiamo pensato al pubblico più grande possibile e siamo curiosi di capire quale sarà la sua reazione perché il film ha un finale spaventoso.

Il personaggio di Lopez, interpretato da Antonio Catania, nel film ha paura di finire al settore cinema. Come motivate questa fobia?
Mattia Torre: Ci divertiva che per uno che lavora in tv finire nel cinema fosse la cosa più angosciante!

Tra i tanti motti della serie non ne ritroviamo alcuni. Come avete scelto quali mantenere e quali tagliare?
Giacomo Ciarrapico: Abbiamo cercato di evitare di battere su alcuni tormentoni della serie perché chi non ha seguito la serie non si sentisse escluso.
Mattia Torre: Siamo ancora più orgogliosi di questo cast, senza il quale Boris non esisterebbe. La sintesi che il film ha comportato ha anche pesato su alcune loro scene, ma siamo felici di presentare al pubblico un gruppo di attori più o meno noti ma straordinari.
Francesco Pannofino: "A cazzo di cane" in realtà incombe nel film anche se inizialmente si intravede un po' di qualità e poi si ri-sprofonda nel fango. E' un'anima utile anche se non compare in maniera esplicita.

E' stato difficile ridurre nella durata di un film i temi e lo spirito di tre stagioni?

Luca Vendruscolo: Per noi un punto fermo era fare un film che non fosse solo un'appendice della serie. E se c'è una cosa che abbiamo imparato è che la prossima volta che ci chiederanno di portare una serie al cinema chiederemo almeno tre ore. Abbiamo buttato via parecchia roba buona, ma ci toccava. Io credo che i film di tutto il mondo non siano più così infilabili nel genere, si fa una grande fatica nell'inserire a forza un film in una categoria ben precisa.
Giacomo Ciarrapico: Il primo pre-montaggio durava più di tre ore. Abbiamo tagliato tante scene divertenti. per esempio una sequenza in cui Stanis va a socializzare con una comunità di barboni dando per scontato che lo conoscano tutti grazie al suo ruolo in Occhi del cuore e se ne va dicendo loro: Non cambiate mai!!
Mattia Torre: C'è una scena tagliata in cui Corinna chiede alla sinistra: Perché al cinema dovete rimanere anche ai titoli di coda e non ve ne andate?
Carolina Crescentini: Corinna è un personaggio scritto veramente bene fin dalla prima serie, a me è bastato abbandonarmi al gioco e alla sua follia. E' la somma di tante cose, di un pensiero ed è stato davvero divertente interpretarlo.

A proposito di scene divertenti, cosa ci dite della scimmia che nel film rappresenta un membro di Medusa?
Giacomo Ciarrapico: Ci è stata ordinata! Per la scimmia, il numero 5 di Medusa, avevamo chiesto uno scimpanzé in giacca e cravatta solo che Bingo Bongo, che è ancora vivo, pare sia diventato aggressivo. Poi ci hanno mandato questa scimmietta che in realtà mordeva e Giorgio Tirabassi se l'è vista brutta.
Francesco Pannofino: Quando abbiamo visto la scimmia, Tirabassi e io ci siamo avvicinati, ma lo "scimmiaro" ci ha detto che mordeva. In quella scena Tirabassi doveva averla in braccio, ma non ha voluto.

E della parodia di Margherita Buy?
Giacomo Ciarrapico: Speriamo che la signora Buy si diverta. Alcune attrici dietro l'insicurezza comandano sul set più di altre: è la dittatura dell'insicurezza!

Il film inizia con uno spezzone del film nel film su Ratzinger. Anche negli episodi della serie avevate attaccato il clero...
Lorenzo Mieli, produttore per Wildeside: Loro parlano sempre del pubblico francese, è una malattia: volevano iniziare con un film su Moggi, ma poi si sono chiesti cosa avrebbero capito i francesi e hanno cambiato.

Nel film si parla più volte di "impepata di cozze" per riferirsi a una produzione non impegnata. Ci rivelate la ricetta?
Giacomo Ciarrapico: E' un po' come buttarla in cagnara! Qualcosa che ti tiene un po' alla larga... Dire cose dal sapore universale alludendo ad altro.

Come fanno tre registi a relazionarsi con il cast? Avete avuto difficoltà?

Giacomo Ciarrapico: E' stato un vantaggio dirigere in tre perché è stato meno stancante. Come diciamo sempre noi, creiamo una certa confusione costruttiva. Spesso non eravamo d'accordo e quindi giravamo tanto.
Mattia Torre: Però abbiamo imparato a dire ciak tutti insieme!!
Rosanna Gentili: Luca è profondo, fa riferimenti colti, Giacomo è più attento e sa guardare lontano, Mattia più pratico.
Francesco Pannofino: Sul set loro tre venivano da noi attori singolarmente e ognuno ci dava delle indicazioni. Durante le riprese un altro stoppava e poi se ne andavano discutendo per un'ora e mezza. Poi tornavano proponendoci due versioni di ogni scena, noi attori dovevamo fare la sintesi delle tre versioni e cercare di tirarne fuori una. Altrimenti saremmo stati ancora all'Argentario a Bassano Romano.

A proposito invece di casting virtuale, il film è arricchito dalla presenza e dal riferimento di alcuni politici. Vi siete ispirati alla situazione attuale?
Mattia Torre: No, abbiamo scritto la sceneggiatura l'anno scorso quando la situazione era molto più piana.
Giacomo Ciarrapico: C'era un'angoscia tremenda quando abbiamo girato. Per esempio pensavamo che la scena in cui Stanis interpreta Fini dopo la storia di Montecarlo sarebbe sembrata un nostro "Non mollare". Un'altra scena di questo tipo è quella in cui i tre sceneggiatori nel film a un certo punto sono nella sede del PD e lo slogan del partito alle loro spalle è "Smile". Se l'avessimo scritta in tempi più recenti, quello spot sarebbe stato "Sorry!".
Luca Vendruscolo: Però non ci siamo posti nessun limite né abbiamo avuto il pericolo della censura.
Mattia Torre: Questo è stato possibile fin dal pilota della prima stagione: abbiamo avuto dietro un network e dei produttori che ci hanno dato piena libertà di espressione, qualcosa di molto raro oggi e prezioso da difendere.

Se il film avrà successo, possiamo aspettarci un secondo capitolo al cinema o un ritorno della serie in tv?
Giacomo Ciarrapico: Al momento non è prevista né una quarta stagione né un sequel del film... Abbiamo pensato di aprirci un bar!