Presentato a Roma Sharm El Sheikh

Cast ricchissimo, capitanato da Enrico Brignano e Maurizio Casagrande (assente Giorgio Panariello), per la commedia che parla dei "nuovi italiani", incapaci di rinunciare ai privilegi nonostante la perenne crisi economica; con un pensiero fisso ad Alberto Sordi.

Non lasciatevi trarre in inganno dal titolo. Sharm El Sheikh, ultima fatica cinematografica di Ugo Fabrizio Giordani, in uscita il prossimo venerdì in 350 copie, è tutto tranne che un film sulle vacanze dei nostri connazionali. O meglio, il lato divertente delle classiche avventure dell'italico uomo medio che porta in ferie tutta la famiglia è solo uno dei tanti aspetti di una commedia che vorrebbe anche analizzare temi importanti come la precarietà lavorativa (e umana), tratto distintivo della nostra epoca, assieme all'atavica incapacità di una certa fascia sociale di rinunciare ai privilegi conquistati.
Non è un caso che il regista capitolino abbia voluto dedicare il suo lavoro agli italiani che cercano lavoro, realizzando un omaggio sentito all'Alberto Sordi di Una vita difficile. Questo è stato dunque il filo rosso della conferenza stampa che si è tenuta oggi a Roma con quasi tutto il cast al completo, unico assente Giorgio Panariello in Sudafrica per girare un film. Nel ruolo del protagonista troviamo Enrico Brignano, il venditore di polizze assicurative Fabio, capofamiglia inguaiato e pieno di debiti che cerca di evitare il tracollo economico convincendo il suo capo il "dottor" Saraceni a concedergli una promozione. Per mettere in atto il suo piano trasporta i suoi in Egitto a Sharm El Sheikh. Naturalmente sulle rive del Mar Rosso troverà anche il suo acerrimo nemico De Pascalis, il bravo Maurizio Casagrande, intenzionato ad intralciare il progetto del collega. Se a questo uniamo il gruppetto di mogli agguerrite, Cecilia Dazzi, Laura Torrisi (che diventerà mamma in dicembre) ed Elena Russo, le figlie di Fabio, interpretate da Michela Quattrociocche e Ludovica Bizzaglia, e il primogenito di Saraceni (Daniele La Leggia) allora il disastro è dietro l'angolo. Un disastro in cui saranno coinvolti anche Fioretta Mari, la madre del protagonista maschile, una donna con il vizio del gioco, e Sergio Muniz, l'istruttore di immersione che fa girare la testa a tutte.

Ad una prima visione possiamo pensare di trovarci davanti alla classica commedia vacanziera, cosa si cela invece dietro al film? Qual è la molla che è scattata e che ti ha spinto a raccontare questa storia?
Ugo Fabrizio Giordani: Ho iniziato a pensare al film quando un mio amico che lavorava come dirigente in Alitalia è stato licenziato. Se anche un dirigente poteva rischiare il posto di lavoro, allora vuol dire che in Italia sta cambiando qualcosa. Visto che di gente a casa ce n'è davvero tanta, ho iniziato a farmi delle domande. Ho cercato però di rendere questo tema in maniere lieve, cioè facendo ridere parlando di un grave problema con cui non possiamo non fare i conti. Inutile dire che l'esperienza è stata magnifica. Ho lavorato con più di quattordici attori che sono stati insieme con grande professionalità. I capicomici hanno condotto il carro in maniera encomiabile. Non ci sono stati litigi, non ci sono state gelosie. Abbiamo passato il tempo stesi sui lettini a prendere il sole o a nuotare. Ogni tanto abbiamo anche lavorato, ma con piacere e divertimento. Per non parlare poi delle bellezze del paesaggio, in special modo quello sottomarino, che dal punto di vista fotografico si offerto al meglio.

Enrico, in questo gruppo di attori tu e Giorgio Panariello avete però il ruolo da protagonisti. In particolare ti sei tolto la soddisfazione di gettare il tuo capo in piscina come fece Alberto Sordi in Una vita difficile...
Enrico Brignano: Beh, questa è stata una citazione fortemente voluta dal regista. Devo dire che Panariello si è concentrato un sacco per fare la parte del cattivo, ma dal vivo posso assicurarvi che è tutt'altro. E' andato a scavare nel suo repertorio, attingendo a piene mani da alcuni suoi personaggi. Ne è uscita una maschera riconoscibile, in cui è possibile rivedere tanti capi.

Non fatichiamo a credere che girare a Sharm el Sheikh sia stata un'esperienza da favola....
Enrico Brignano: Chiunque vorrebbe fare un'esperienza del genere. Anzi se posso darvi un consiglio, vi invito a chiedere alle vostre redazioni di mandarvi in Egitto per toccare con mano e scoprire se diciamo la verità. A parte gli scherzi, il clima è stato fantastico soprattutto dal punto di vista umano. La commedia vive di alchimie, gli attori devono stare bene tra di loro per divertirsi e se il divertimento non traspare vuol dire che qualcosa non fila per il verso giusto. Te ne accorgi perché senti qualche risata in meno, qualche applauso in meno. Nel nostro caso tutti, dal primo all'ultimo attore, abbiamo avuto un rapporto molto forte. Le nostre tavolate erano le più grandi che si potevano trovare al ristorante. Nessuna ha avuto la puzza sotto il naso, nessuno si è chiuso in camera da solo. E questo si nota eccome.

Dal punto di vista dei duetti comici, com'è stato far andare d'accordo due tradizioni diverse come quella romana e quella napoletana?
Enrico Brignano: Eravamo tutti liberi di esprimerci sapendo di avere un compagno di giochi come il regista. Giordani non è stato uno di noi, si è limitato a consigliarci delle cose lasciandoci però liberi. Infatti sono stati girati molti metri di pellcola, poi c'è stato un grande lavoro di riduzione. Il materiale che abbiamo messo a disposizione del montatore era grande. E grazie al lavoro di tutto siamo riusciti a rendere credibile una commedia che parte da un trauma come la perdita di lavoro. Basta vedere cosa sta succedendo adesso tra gli impiegati di France Telecom, molti dei quali si sono tolti la vita, per capire che il film poteva prendere una piega nettamente diversa, ma non volevamo esaltarne l'aspetto tragico. Il nostro intento era mettere alla berlina due personaggi in lotta fra di loro e solo uno ce la fa a salvarsi.
Maurizio Casagrande: Per quello che mi riguarda, è stato possibile duettare con Brignano e Panariello perché ogni sera gli facevo lezione! Adesso Brignano si è fatto crescere pure il pizzetto per assomigliarmi (ride). Il metodo è presto detto: quando c'è stima reciproca, quando si guarda al partner artistico con stima e ammirazione è facile seguire i tempi dell'altro. Già dal primo giorno ci siamo immediatamente incastrati e divertiti a prendere in giro questi due signorI che si mettono in difficoltà e si odiano, pur non odiandosi. E' un gioco che ha funzionato molto.

Enrico ha detto che Panariello si è ispirato ad alcuni suoi personaggi per il ruolo di Saraceni. Tu pensavi a qualcuno in particolare?
Ugo Fabrizio Giordani: In realtà ci siamo ispirati ai furbetti del quartierino, gente che non ci piace...

A parte l'omaggio voluto a Una vita difficile, possiamo pensare che tra i tuoi modelli cinematografici ci siano quei film che avevano come protagonisti gli italiani all'estero?
Ugo Fabrizio Giordani: Direi di sì, mi piace poter esaminare i personaggi fuori dal loro ambiente. Solo così vizi e virtù si ingrandiscono. Nasco come assistente di Ettore Scola e poi adoro tutta la commedia all'italiana che trovo fondamentale per la storia del cinema mondiale e non può che farmi piacere riallacciarmi a film come Il gaucho.

Volgarità e nudo femminile sono tra le accuse frequenti che si muovono a certi film comici. Vi sentite di appartenere a questo filone?
Ugo Fabrizio Giordani: Assolutamente no. In questo film ho cercato di portare l'assenza di volgarità e credo di esserci riuscito. L'unica scena in cui si vede il sedere di una donna riguardava una prostituta russa che, volente o nolente, indossa abiti succinti per consuetudine. La nostra commedia nasce con lo scopo di divertire più gente possibile, dai ragazzi alla nonna passando per i genitori, ma è totalmente priva di volgarità gratuite.
Laura Torrisi: Questa commedia non è minimamente paragonabile ad altri film che si vedono. Il mio personaggio, Nina, non è quello della solita bella oca e questo è venuto fuori soprattutto nel finale.

Insomma, nulla a che vedere con il classico cinepanettone...
Ugo Fabrizio Giordani: Non ho nulla contro il cinepanettone, ma quelli sono film comici, questa è una commedia. Non è un film girato con campo e controcampo. C'è stato un grande lavoro dietro. Abbiamo tenuto la bellezza di sedici attori evitando che i ruoli più piccoli si trasformassero in macchiette. Ci siamo riuniti attorno al tavolo per leggere il copione e fare le prove come a teatro. Ho impiegato tre anni della mia vita a lavorarci su e l'ho fatto con amore, con il desiderio che la gente si rilassi. In poche parole faccio il cinema che so fare. Il fatto di avere stima e affetto per film predenti non significa paragonarsi a loro. L'importante è essere a posto con la coscienza.
Enrico Brignano: Non mi è mai capitato di fare un cinepanettone e ringrazio il cielo. Il ruolo del romano in quei film è difficile da mandare giù per uno come me. Per questo motivo ho accettato di girare Sharm El Sheikh, dove la comicità non è stata svilita dalle parolacce e dalle allusioni di bassa lega. Qui si prende in giro e basta. Trovarsi di fronte al fondoschiena di una russa è una fortuna, ma non è cinepanettone. In realtà credo che sia difficile definire un film come il nostro perché c'è una mancanza di aggettivi. Non credo in certe logiche. Credo solo ai copioni che piacciono o meno. E non vedo l'ora di vedere la reazione del pubblico.

Va bene, ma in questo idilio sul Mar Rosso c'è stata qualcosa che non ha funzionato?
Enrico Brignano: Certo! Quando ho girato con Maurizio la scena col materassino. Dovevamo buttarci in mare e iniziare a litigare. Alla fine ci siamo allontanati dalla costa per 2 o 3 miglia marine. Il punto è che noi, a differenza di Muniz, non sappiamo nuotare benissimo e il materassino è stato trascinato dalla corrente. Quando abbiamo visto un signore egiziano che ci è venuto a prelevare con il gommone, abbiamo fatto finta di avere la situazione sotto controllo. Poi però abbiamo realizzato. Hai voglia a dire che ti pagano per farte certe cose. I soldi se li gode tua moglie a casa...