Recensione Principessa (2008)

Principessa, opera prima del giovane regista Giorgio Arcelli, ricorda da vicino la struttura di una favola. Ma Matilda è una donna moderna e determinata a vivere tutti gli aspetti positivi della sua giovinezza, e che dovrà trovare soltanto in se stessa la forza per cambiare.

Precariato dei sentimenti e del lavoro

Matilda è una giovane e bella principessa che osserva il combattimento tra due prodi cavalieri per poter ottenere la sua mano e la sua virtù. Al termine della contesa, si donerà serena e fiduciosa ad un uomo che ha sfidato la morte per poterla avere. Subito dopo, si infilerà jeans e maglietta e si immergerà nella lettura di un nuovo copione. Matilda è infatti una principessa soltanto per lavoro, in occasione di rievocazioni storiche dal sapore medievaleggiante, e nella sua multiforme esistenza assume di volta in volta ruoli da strega o anche da improbabile ragazza-lattina. Non che Matilda non vorrebbe un proprio principe: peccato che l'ex fidanzato Pietro, con il quale si ostina a trascinare un rapporto ormai superficiale, non sembri voler rinunciare alle sue tante altre relazioni. E così, quando Matilda scopre di essere incinta ed incassa una reazione di totale rifiuto da Pietro, la sua decisione è chiara: deve abortire. A convincerla della natura fallimentare di tutti i rapporti d'amore è anche la difficile situazione di sua madre, abbandonata senza remore dal marito per una donna più giovane. Nei giorni difficili che precedono l'intervento Matilda non si negherà però le occasioni di svago, facendo così la conoscenza del galante Andrea, nella cui casa si risveglia stordita dopo una notte di follie. Casa che scoprirà presto essere un castello, dominato dalla figura autoritaria della marchesa Elena, madre del giovane. Onde non suscitare l'ira materna, Andrea spaccerà Matilda per una giovane duchessa, e per la ragazza inizierà un periodo paradossale, in cui dovrà fingere maniere e conoscenze altolocate pur di frequentare il nuovo amico. Ma Elena è una donna estremamente protettiva e sospettosa, e la vera identità di Matilda non è affatto un segreto ben custodito, insieme a quello della sua gravidanza.

Principessa, opera prima del giovane regista Giorgio Arcelli, ricorda da vicino la struttura di una favola. Gli ingredienti ci sono tutti: la bella protagonista vessata dalla vita, il principe gentile e premuroso, la strega cattiva che cospira contro la sua felicità, l'amica-fatina buona sempre prodiga di consigli. Peccato che Matilda non sia un'ingenua e candida ragazzina in perpetua attesa dell'amore eterno, ma anzi una donna moderna e determinata a vivere tutti gli aspetti positivi della sua giovinezza, non da ultimo la conquista degli uomini. E se le principesse delle favole avevano per lo meno un impiego a tempo indeterminato (sebbene al massimo come umile servetta), Matilda non ha nemmeno quello: e così alle incertezze amorose si aggiungono anche quelle finanziarie. Ovviamente la soluzione a tali e tanti problemi non può essere facile ed immediata come quelle suggerite dalle storie della nostra infanzia, e alla fine Matilda

dovrà trovare soltanto in se stessa la forza per uscire da questa situazione di stallo, rivedendo le convinzioni che l'avevano guidata fino ad allora e sostituendole con altre, più ponderate e meno effimere. Si tratta quindi una parabola essenzialmente solitaria per la giovane protagonista, che capirà, forse con amarezza, a dare ascolto solo alle proprie vere volontà e necessità, e ad allontanarsi dall'immagine dietro alla quale si nascondeva e sotto la quale volevano vederla anche gli altri. Arcelli racconta una storia di coraggio e di autodeterminazione, che però presta il fianco anche alle interpretazioni moraliste e ciecamente conservatrici che caratterizzano una certa fetta del pubblico (e del popolo) italiano: risulta fin troppo facile, a seguito dell'epurazione dalla pellicola delle sequenze in cui Matilda esprimeva più chiaramente la sua natura selvaggia e ribelle, attribuire la sua scelta finale ad un rigurgito del bigottismo nazionale piuttosto che ad una decisione tesa ad un cambiamento individuale, nei confronti di se stessa, così come nelle intenzioni dichiarate del regista. Questa, magari voluta, ambiguità, garantirà forse al film un più ampio consenso, ma una maggiore chiarezza, insieme ad una versione meno edulcorata della complessa personalità della protagonista, non avrebbero certo guastato.

La pellicola rappresenta comunque un buon esordio per Arcelli, e funziona anche grazie all'apporto di grandi nomi del cinema italiano, come Piera Degli Esposti e Vanessa Gravina, alle quali non è seconda Morena Salvino, che nella sua prima esperienza sul grande schermo si trova a dover interpretare già un personaggio interessante ed enigmatico, riuscendo a risultare sempre all'altezza. Rimaniamo in attesa dei prossimi lavori di Arcelli, nei quali dovrà dimostrare di saper percorrere proficuamente quella nuova strada del cinema indipendente italiano che così chiaramente prende a riferimento.

Movieplayer.it

3.0/5