Recensione Vizi di famiglia - Rumor Has It (2005)

Posto come pretesto narrativo una presunta veridicità del film 'Il laureato', Rob Reiner costruisce una commedia patinata e poco credibile, che trae i suoi unici spunti d'interesse da un cast ottimamente assortito.

Povera Mrs. Robinson

Le sirene del botteghino costituiscono purtroppo uno dei motori principali dell'industria cinematografica della west-coast americana. Nel rispetto del solco tratto dall'esigenza non differibile d'incasso, è oggi obbligata la messa in scena di quel genere che ha fatto la storia del cinema, comunemente definito "commedia". Ne è un esempio Vizi di famiglia - Rumor has it, strenna epifanica di un natale che già, a torto o a ragione, ha lasciato tramortiti e satolli.

Sulla tradizione che vuole la famiglia italiana doverosamente al cinema nel giorno della Befana punta la distribuzione nostrana. E proprio la distribuzione, con tutti i distinguo e le distanze che bisogna doverosamente prendere di fronte a questo lavoro di Rob Reiner, indovina un felice momento per un film che può, nella sua ignavia patinata, risultare gradevole a qualsiasi fascia d'età.
Il palcoscenico scelto è quello più classico dell'altissima borghesia yankee, in questo caso quella di Pasadena, in quel mondo un po' nevrotico e molto slegato (a parole) da una materialità in realtà sovrabbondante in quantità e qualità che molto deve alle architetture filmiche di Allen. Ma con l'eclettico regista di Manhattan il film in questione ha veramente poco a che fare. Anche l'aver mutuato un certo tipo di scenario alleniano si rivela controproducente, appesantendo il corso dello script e rendendo l'aria della pellicola ammantata di una certa falsità d'ambiente e di personaggi che, sulla distanza impegnativa dell'ora e quaranta, traballano paurosamente.

Il motore narrativo ha una pretesa d'originalità un po' cinefila e un po' furbetta, tirando in ballo una presunta "storia vera" a fondamento del film, radicato nell'immaginario collettivo degli anni '70, Il laureato. E sull'ingorgo di parentele e di amanti che l'incestuosa Mrs. Robinson si porta(va) dietro scaturisce tutta la pellicola, a partire da un ingarbugliato incipit raccontato da una più che indispensabile voce narrante. Tentativo che, strizzando l'occhio a un pubblico non più giovanissimo, cerca di dare un tono sorprendente e divertito che il film in definitiva non riesce a mantenere.
Eppure il cast è assortito in maniera interessante e originale. Accanto ad un'azzeccata Jennifer Aniston, che dal rapporto con Pitt pare uscita con un volto tra il sofferto e il divertito che s'inserisce tanto bene nel contesto descritto, un fidanzato sorprendentemente incarnato da un Mark Ruffalo fuori dai consueti schemi (un po' pallido e giù di tono in realtà), un minimalista e divertente Kevin Costner ma soprattutto una grande Shirley MacLaine, la Mrs. Robinson della vivìcenda, ciclonica e sboccata quanto basta. Ma anche un'ottima attrice e un'ottima interpretazione vanno a scontrarsi con una pochezza di script che segna indelebilmente tutto il film, cast (suo malgrado) compreso.

Un film che si accontenta perfino nel suo epilogo (Reiner è bravo a far (ri)scoppiare qua e là grandi amori, ma non tanto a celare la frase chiave: "finirai per sposarti con il tuo migliore amico, è più sicuro"), ennesima produzione del duo Clooney/Soderbergh che, da dietro la scrivania, si divertono moltissimo, ma fanno divertire, al solito, poco e forzatamente.