Recensione Schultze vuole suonare il Blues (2003)

Michael Schorr, esordiente regista, s'ispira dichiaratamente al cinema nordico dai toni asciutti, dialoghi essenziali, umorismo freddo e raffinato. Può ritenersi orgoglioso della sua opera prima.

Polka? No grazie, preferisco il blues...

Vincitore del Premio Speciale per la Regia della sezione Controcorrente al Festival di Venezia 2003, il regista Michael Schorr non ha parole per esprimere la sua gratitudine "Il film deve tutto a Venezia". Grazie al riconoscimento ricevuto Schultze vuole suonare il blues non solo è stato acquistato dall'Italia, dall'Olanda, dalla Svizzera e dagli USA, ma ha trovato un distributore nel suo paese natale, la Germania, dove non si sa altrimenti quale fine avrebbe fatto.

A causa di una crisi economica del settore minerario, in un piccolo paese nella regione di Mansfeld vicino Berlino, alcuni operai vengono congedati col prepensionamento. La rassicurante routine del lavoro in miniera lascia il posto all'altrettanto placida quotidianità del dolce far niente, intervallata dai ritrovi al circolo alle pescate al fiume. Schultze, però, non cade nella rete come i suoi due compagni di bevute e respinge quel farsesco tran tran con tutta la calma che caratterizza gli abitanti del luogo. La svolta arriva dalla radio quando un bel blues riaccende la sua anima da musicista. Riprende in mano la fisarmonica e suona quel motivo accattivante che non lo lascerà più fino all'inaspettato viaggio nel sud degli Stati Uniti.

L'esordiente regista s'ispira dichiaratamente al cinema nordico dai toni asciutti, dialoghi essenziali, umorismo freddo e raffinato. Aki Kaurismäki ha avuto una chiara influenza sulla formazione di Schorr. Le lunghe inquadrature del paesaggio non spezzano il ritmo perché è un film d'atmosfera, di studio sul comportamento di un uomo che scopre una seconda vita nella terza età. Un omone di poche parole tanto grosso quanto tenero che esprime una dolcezza contagiosa. Impossibile non sentirsi accanto a lui nei suoi pomeriggi sul divano con la tosse cronica e la fisarmonica in mano o in barca a girovagare nelle paludi della Louisiana. Horst Krause è l'attore su cui regge l'intero film, la gemma di un opera preziosa che non ritrae nient'altro che la vita reale così com'è, grigia, surreale, comica, ma anche malinconica.