Piuma, Roan Johnson: "Realizzare il film è stato un parto lungo cinque anni"

Il regista del film, in arrivo su Sky in prima visione esclusiva, parla del percorso compiuto per raccontare la storia di Ferro e Cate, del rapporto tra cinema e tv e dell'inizio di una nuova fase.

Piuma: Blu Yoshimi e Luigi Fedele in un momento del film
Piuma: Blu Yoshimi e Luigi Fedele in un momento del film

Piuma, la commedia presentata in concorso alla 73° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e candidata ai David di Donatello 2017 nella categoria David Giovani, arriva in prima visione esclusiva a Pasqua, domenica 16 aprile alle 21.15 su Sky Cinema Uno HD e Sky Uno HD.
Nel film diretto da Roan Johnson si racconta la storia di due diciottenni, Ferro e Cate, impegnati con la preparazione degli esami di maturità e di un viaggio all'estero per celebrare la fine degli studi. Una gravidanza inattesa obbligherà però i ragazzi e le loro famiglie, molto diverse tra loro, a cambiare radicalmente il proprio modo di vedere la vita. Tra paura, responsabilità e incoscienza, i due protagonisti attraverseranno i nove mesi più emozionanti e burrascosi della loro vita.
Il regista, ispirandosi ai suoi timori prima di diventare genitore, ha affrontato con un pizzico di leggerezza e molta sensibilità la tematica molto attuale del timore delle nuove generazioni di fare un figlio, mostrando al tempo stesso la quotidianità dei teenager e diverse situazioni sociali, grazie allo spazio dato agli adulti che devono capire come affrontare inaspettatamente la possibilità di diventare nonni.
Oltre alle giovani star Luigi Fedele e Blu Yoshimi, fanno parte del cast anche Michela Cescon, Brando Pacitto, Clara Alonso e Sergio Pierattini.

Piuma è il terzo film diretto da Johnson dopo I primi della lista e il successo del 2014 Fino a qui tutto bene, senza dimenticare l'esperienza nel mondo della tv come autore e regista del progetto I delitti del BarLume, prodotto da Sky e Palomar adattando i romanzi di Marco Malvaldi. Nel 2017, inoltre, è arrivato nelle librerie Dovessi ritrovarmi in una selva oscura, il nuovo libro in cui Roan parla, con umorismo e un po' di malinconia, di un trentenne alle prese con l'ansia.
Dopo progetti che hanno tratto ispirazione e sono diventati quasi un riflesso dell'esperienza vissuta in prima persona dal filmmaker, nel futuro sembra esserci spazio per una nuova fase artistica. Nell'attesa Roan Johnson ha ripercorso le varie fasi della creazione di Piuma, tra difficoltà e timori, fino all'arrivo nelle sale e ora su Sky.

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Gli ostacoli da superare per realizzare Piuma

Venezia 2016: Roan Johnson, Blu Yoshimi, Luigi Fedele al photocall di Piuma
Venezia 2016: Roan Johnson, Blu Yoshimi, Luigi Fedele al photocall di Piuma

Dalle prime fasi della scrittura all'arrivo sul piccolo schermo sono passati ormai più di quattro anni, come hai vissuto questa lunga esperienza?

Circa cinque anni fa è iniziato il lavoro sulla sceneggiatura e poi per un po' di tempo ho aspettato per scoprire quando sarebbe potuta partire la produzione perché in Palomar avevano altri film da fare, c'è stata un po' di attesa. Un anno e mezzo fa sono invece iniziate le riprese e in mezzo c'è stato un lungo processo di casting per trovare i due ragazzi. Poi è stato molto bello perché ci sono state le riprese, e ancora la sorpresa di Venezia, l'uscita del film... E' stato quasi una sorta di parto che è durato cinque anni invece che nove mesi, periodo in cui c'è stato spazio per aspettative, sogni, paure, momenti belli... è come se si fossero attraversate tante diverse emozioni.

A livello professionale e personale è cambiato qualcosa in questo periodo di tempo?

Durante tutto questo processo sono successe altre cose nella mia vita che hanno avuto a che fare con questo film, soprattutto sono diventato padre nel mentre perché l'ho scritto per esorcizzare proprio la paura di diventare genitore. Ho fatto un altro film, dopo che avevo già scritto Piuma, Fino a qui tutto bene, che è stato quello che in qualche modo mi ha dato la sicurezza e la consapevolezza di essere prima di tutto un regista che uno sceneggiatore e scrittore. Ho fatto anche alcuni episodi de I Delitti del BarLume, così quando sono arrivato sul set di Piuma ero nella mia massima maturità come persona e come regista e quindi direi che è arrivato nel momento perfetto, avevo la giusta consapevolezza e una certa sicurezza per quanto riguarda quello che volevo raccontare, proprio perché nel frattempo ero diventato padre e come regista avevo fatto delle esperienze che mi avevano portato a essere molto più consapevole del mio ruolo.

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Due protagonisti dalle caratteristiche rare

Piuma: Luigi Fedele e Blu Yoshimi in un'immagine del film
Piuma: Luigi Fedele e Blu Yoshimi in un'immagine del film

Per quale motivo è stato così difficile trovare i protagonisti giusti?

Il casting è stato un ventaglio molto ampio: si va dal nonno Lino che ha quasi 80 anni fino ad arrivare ai ragazzi come Luigi che aveva 17 anni, per poi passare alle famiglie che rappresentavano la generazione che a livello anagrafico si posiziona in mezzo tra le altre due. E' come se avessi dovuto cercare attori per tutte le età, visto che secondo me Piuma è una commedia familiare. C'era un attore che non mi ha richiesto alcuno sforzo per trovarlo perché avevo già deciso chi sarebbe stato lui mentre scrivevo, ovvero Pierattini per il ruolo del babbo di Ferro, invece la difficoltà maggiore è arrivata con i ragazzi. Quando ho iniziato a fare i provini mi sono accorto che avevamo scritto un film dove i protagonisti, seppur diciassettenni o diciottenni, dovevano avere una capacità attoriale che non è quella che si richiede normalmente e con esigenze diverse rispetto a quelle con cui devono abitualmente fare i conti gli attori di quella età, ovvero interpretare se stessi. Si richiedeva invece che fossero degli attori con la A maiuscola, con un'esperienza e una bravura di interpreti già molto navigati.
Durante il processo di selezione ho avuto anche un momento di scoramento, ho pensato 'Forse ho sbagliato a scrivere così, il ventaglio di emozioni che ho messo dentro il film è troppo ampio per trovare poi un riscontro in attori così giovani'. Avevo quasi rischiato di cambiare la sceneggiatura e dire che stavano facendo l'università invece che la maturità o scegliere dei ragazzi più grandi e far finta che avessero comunque diciotto anni.

Piuma: Luigi Fedele e Blu Yoshimi in un'immagine tratta dal film
Piuma: Luigi Fedele e Blu Yoshimi in un'immagine tratta dal film

Come si è risolta la situazione?

Il produttore ha insistito dicendo che il film aveva bisogno di due interpreti giovani che ti ispirino anche tenerezza, freschezza, vitalità, elementi tipici di quegli anni, e proprio verso l'ultimo, dopo circa 1100 provini, ho trovato Luigi Fedele. Per le ragazze è stato un po' più semplice perché a quell'età sono più sveglie e consapevoli delle proprie emozioni, del proprio corpo... i maschi un po' meno. Sia Luigi sia Blu Yoshimi hanno però questa caratteristica particolare di avere 18 anni ma allo stesso tempo anche un curriculum tipico di un attore di ventisei, ventisette anni perché avevano già girato il loro primo film importante quando ne avevano 11 e 12. Blu aveva fatto Caos calmo con Nanni Moretti e Luigi invece la La pecora nera con Ascanio Celestini e successivamente altre esperienze, quindi avevano una consapevolezza e una capacità attoriale molto ampia e una conoscenza della macchina cinema.

Dopo la scelta è stata modificata in qualche modo la sceneggiatura per adattarsi alle loro caratteristiche?

Quando abbiamo fatto le prove abbiamo provato anche a capire come loro avrebbero detto certe cose, chiedevo sempre 'Ma tu con la tua fidanzata parli così? La baci così? Ti comporteresti in questo modo?', quindi loro hanno portato al film e alla sceneggiatura parte del loro vissuto, elemento che ha reso tutto più vero.

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L'importanza delle prove e del montaggio

Venezia 2016: Blu Yoshimi e Luigi Fedele al photocall di Piuma
Venezia 2016: Blu Yoshimi e Luigi Fedele al photocall di Piuma

Alcuni passaggi del film, come le interazioni tra amici mentre organizzano il viaggio, evidenziano il feeling tra i giovani interpreti. C'è stato spazio anche per l'improvvisazione o è stato frutto della preparazione prima di arrivare sul set?

Ci sono state molte prove. A me piace molto avere la sensazione che si stia vedendo qualcosa di vero e che sembri improvvisato perché credo restituisca poi la sensazione della vita, di quello che succede realmente quando si fanno certe esperienze. Però al tempo stesso non puoi "sbrodolare", devi mantenere un ritmo che dia forza alle battute, ai momenti comici, alle risate e ai momenti fortemente emotivi... Per questo motivo ci sono state molte prove e un lavoro attento con loro che hanno potuto "vestirsi" addosso i personaggi che stavo chiedendo di interpretare.

Piuma: una foto del cast del film
Piuma: una foto del cast del film

Come avete lavorato in fase di montaggio per mantenere questo ritmo?

La struttura è rimasta quella che era prevista in sceneggiatura e scrittura. Sul set volevo lasciare gli attori molto liberi anche perché ci sono scene dove ci sono tanti personaggi insieme, è una commedia molto corale e collettiva, e più riuscivo a non spezzare tutto con diversi piani e riprese, più sentivo che la messa in scena sarebbe venuta naturale e continua, non frammentata. Quando sono arrivato in montaggio abbiamo addirittura all'inizio fatto un tentativo che era ovviamente un esperimento, però interessante, ovvero di provare a montare le scene come se fossero tutte delle uniche inquadrature, piani sequenza.

Che risultato avevate ottenuto?

Per alcune scene funzionava benissimo, per altre meno, quindi abbiamo lasciato stare questa intransigenza ma abbiamo mantenuto la regola di dire 'Dobbiamo fare il minor numero di tagli possibile. Proviamo a fare un film che abbia un respiro sempre lungo', perché rivedendo il materiale ci siamo resi conto che avevamo avuto la fortuna di aver girato delle scene in cui il ritmo interno era molto veloce, le battute e i tempi comici erano sempre stati rispettati tra di loro, quindi sarebbe stato un peccato distruggere quella magia e quella chimica che si era ritrovata sul set con gli attori.

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Una nuova fase per la televisione italiana

Prima di girare Piuma hai lavorato a I delitti del BarLume, che ne pensi di questa nuova fase in cui i confini tra tv e cinema diventano sempre più sfumati?

La sto vivendo molto bene: credo che sia la novità di questo tempo e faccia bene alla televisione. In questo credo che Sky abbia avuto un ruolo fondamentale nella televisione italiana perché dovendo in qualche modo rischiare, essendo al di fuori dal meccanismo di duopolio Rai-Mediaset, ha portato per prima questa ventata di aria fresca che sarebbe comunque arrivata, basta vedere quello che è successo in America o nei paesi anglosassoni, in Nord Europa. Ormai è chiaro che la tendenza a fare serie di grande qualità di scrittura e di realizzazione stava prendendo piede da tempo. E credo che questo faccia molto bene al cinema perché appunto noi eravamo abituati al fatto che un regista riuscisse a girare un film, se era il più fortunato, ogni due anni, se no anche ogni tre o quattro, andando sul set sempre con una certa ansia e molte aspettative, oltre a essere un po' arrugginito, mentre se riesci a fare dei lavori di qualità in tv questo ovviamente ti permette di migliorare, di fare palestra, di avere una confidenza sul set che di solito non hai.

I delitti del BarLume: Un'immagine della serie Sky
I delitti del BarLume: Un'immagine della serie Sky

A livello personale come ti ha aiutato lavorare per la tv?

Prima di fare Piuma ho fatto esperienza con il BarLume e ho imparato tantissimo e mi ha aiutato ad arrivare con un bagaglio e un'esperienza che non avrei potuto avere. Credo che si continuerà in questa direzione e ormai vedo che quasi tutti i registi di cinema fanno delle esperienze anche in tv, basta pensare anche al massimo esempio sotto questo aspetto che è stato Paolo Sorrentino con The Young Pope. Anche solo dieci anni fa sarebbe stato impensabile che un autore come lui, così forte in campo cinematografico, realizzasse una cosa simile per la televisione, era impensabile. Questo porterà però un gran beneficio alla qualità del cinema e della televisione in Italia.

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Parlando di esperienza, tu hai avuto modo di studiare al Centro Sperimentale. Quanto è importante avere una preparazione di livello prima di arrivare sul set?

Il Centro Sperimentale è un unicum, nel senso che è la grande scuola che abbiamo in Italia ed entrarci è un privilegio incredibile. Io credo che mi abbia cambiato la vita. Guardando i David di Donatello assegnati pochi giorni fa penso che dei cinque miglior film tre, se non addirittura quattro, venissero dal Centro Sperimentale, tra i direttori della fotografia gli ex allievi fossero quattro su cinque, probabilmente in altre categorie tecniche cinque su cinque, nella sceneggiatura saranno stati anche lì la maggior parte... Credo che il cinema italiano debba a quella scuola veramente tantissimo. Ovviamente non è l'unico modo, ci sono anche tanti registi che imparano stando sul set, altri sono stati attori prima...ci sono mille modi per diventare registi, tecnici e capi reparto, lavoro che a volte ci si dimentica ma è fondamentale perché fare film è un lavoro di squadra, coinvolge tutta la troupe e gli attori. Molto del successo di un film è dovuto alla bravura professionale e all'atmosfera che si crea sul set. Piuma non avrebbe potuto avere un clima migliore di questo, siamo stati una grande famiglia che raccontava proprio la storia di una grande famiglia, quasi due, e arrivando sul set eravamo tutti contenti di poterci rivedere e lavorare insieme. Questo traspare anche nell'umanità, nella leggerezza e nella forza del film.

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L'accoglienza riservata al film, tra critici "snob" e il calore del pubblico

Venezia 2016: Luigi Fedele, Blu Yoshimi e Brando Pacitto sul red carpet di Piuma
Venezia 2016: Luigi Fedele, Blu Yoshimi e Brando Pacitto sul red carpet di Piuma

Durante la Mostra del Cinema si è parlato molto di un certo "snobismo" con cui la critica ha accolto il film. Come hai vissuto le critiche e l'accoglienza riservata al film?

Sono stato molto sorpreso già del fatto che avessero scelto una commedia a Venezia perché è una cosa più unica che rara, quindi per noi era già come se avessimo vinto la nostra battaglia. Era come se il Sassuolo andasse a finire in Champions League! Ma credo che la situazione stia migliorando un po': La pazza gioia, ad esempio, non si può definire solo una commedia ma lo è in parte, e l'anno scorso Perfetti sconosciuti era più o meno nella stessa situazione. Credo che in certi ambienti ci sia un certo snobismo, ma sta comunque un po' scemando. Alla fine te ne preoccupi poco perché non puoi fare molto, il tempo farà il suo corso e tutte le cose andranno a posto se si guardano da una certa distanza.

L'Italia ha comunque un grande passato nel settore della commedia...

Ho un grande rispetto e amore per la commedia all'italiana che credo sia riuscita a creare qualcosa di importante, ci ha dato un imprinting che ci siamo portati dietro nei successivi 60 anni e credo che ancora oggi l'Italia possa sentirsi ancora molto orgogliosa di quanto ha prodotto.

Venezia 2016: Roan Johnson, Luigi Fedele, Blu Yoshimi, Brando Pacitto, Michela Cescon sul red carpet di Piuma
Venezia 2016: Roan Johnson, Luigi Fedele, Blu Yoshimi, Brando Pacitto, Michela Cescon sul red carpet di Piuma

Il pubblico come ha invece reagito?

L'accoglienza è sempre stata meravigliosa. A Venezia abbiamo vinto diversi premi collaterali e in altre situazioni abbiamo ottenuto altri riconoscimenti, in Italia all'estero, e fa sempre piacere in particolare quando è stato premiato il cast che in questo film ha fatto un lavoro meraviglioso. Fa veramente piacere, essendo un gruppo di attori così eterogeneo che raccontava diverse generazioni che si possono raccontare al cinema.

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Una nuova fase personale e artistica

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Pochi mesi fa è stato pubblicato il tuo nuovo romanzo in cui c'è spazio, come in Piuma, per tematiche personali e al concetto di rinascita, come si sono sviluppati i due progetti? Si sono intrecciati in qualche modo?

Sono iniziati come due progetti completamente paralleli. La rinascita, e quindi il finale che sfiora un po' la paternità, è qualcosa che è arrivato in fondo perché anche quando ho scritto il libro non ero ancora diventato genitore e non avevo capito tutte le sfaccettature e le diverse situazioni che un evento del genere avrebbe cambiato nella mia vita. Credo però che in qualche modo, come i precedenti film che hanno delle assonanze stilistiche con Piuma abbastanza grandi, anche nel caso del libro ci siano degli elementi in comune con il lungometraggio, ad esempio questa voce narrante che ho trovato anche lì grazie a una certa libertà e leggerezza, che quindi unisce dei temi forse un po' più complessi del libro con ironia, e che si ritrova poi in quello che faccio al cinema. Sono strumenti diversi, due mezzi diversi di comunicazione, comunque sono sempre io.

Che caratteristiche apprezzi maggiormente del lavoro per il cinema?

Al cinema il lavoro è collettivo mentre nel romanzo sono da solo, sono unicamente fautore di quello che c'è, mentre il cinema, ed è la sua bellezza, è un misto dove comunque tu sei l'ultimo referente, pur essendo regista e scrittore scrivi con altre persone, giri con altre persone, metti in bocca delle battute a degli attori che faranno proprie le parole, lavori con una produzione che in qualche modo ti protegge e ti accompagna, viene fuori qualcosa che è tuo ma allo stesso tempo è di tante altre persone, ed è in qualche modo molto liberatorio. Per certi aspetti lavorare per il cinema lo è di più perché comunque il risultato finale è qualcosa di sorprendentemente più bello di quello che tu avresti potuto fare da solo e c'è una meraviglia e una magia in questo a cui non riesco a rinunciare.

Venezia 2016: uno scatto di Roan Johnson al photocall di Piuma
Venezia 2016: uno scatto di Roan Johnson al photocall di Piuma

Stai già lavorando a nuovi progetti?

Li stiamo preparando e a giugno e luglio gireremo due nuove puntate di BarLume, poi ho comunque molte idee sia di serie sia di altri film, bisognerà vedere cosa riesco a fare, di cosa sarò più convinto, cosa potrà partire prima perché sono comunque come delle macchine che hanno bisogno di varie approvazioni e condizioni specifiche. E' un periodo in cui mi sento abbastanza vulcanico, non riesco a stare tanto fermo, ho tanta energia che mi spinge ad avere molte idee che spero di realizzare.

Saranno nuovamente ispirati ad esperienze personali?

Le idee saranno meno legate alla mia vita. Non so se sia un passo di maturazione o di distanza. Tendenzialmente le idee partono sempre da certe mie esigenze o dalle urgenze di raccontare qualcosa, che sono comunque personali, però si discostano un po' da me. Credo che ci siano sempre delle fasi come delle onde: dopo un po' che racconti di te, e forse dentro hai risolto delle questioni, passi ad altro, quindi può essere che abbia chiuso dei capitoli e delle questioni che mi riguardavano e ora posso dedicarmi ad altro.