Pieraccioni e Un fantastico via vai: 'Torno studente e mi emoziono'

Dal 3 giugno il regista toscano torna sul set per girare una commedia nostalgica, la storia di un bancario che, cacciato dalla moglie, rivive gli ardori degli anni giovanili dividendo casa con degli universitari; 'Undici film sono una grande fortuna e questo è perfetto per la mia età', ha detto Pieraccioni in conferenza.

E' entusiasta quando parla del suo prossimo film Leonardo Pieraccioni, e si vede, nonostante la pioggia incessante e il clima tutt'altro che primaverile. Le riprese di Un fantastico via vai, in uscita il 12 dicembre 2013 grazie a 01 Distribuzione, inizieranno il 3 giugno prossimo ad Arezzo e per il regista toscano ogni volta è come il primo giorno di scuola. "Non avevo mai girato in inverno - ci ha raccontato durante l'incontro stampa che si è tenuto a Roma -, a casa mia l'albero di Natale si è rifatto da solo. A parte le battute, ridendo e scherzando questo per me è l'undicesimo film. Continua questa mia fortuna totale e l'emozione è sempre quella". Niente male per l'ex magazziniere sposato al cabaret, amante corrisposto del cinema e musicista per diletto ("Stavolta una mia canzoncina, Il sorriso di mia figlia, accompangerà i titoli di coda"). Alla soglia dei cinquant'anni, con una bimba di due anni e mezzo e una relazione stabile con Laura Torrisi, conosciuta sul set di Una moglie bellissima, anche per un autore affermato e amato dal pubblico, però, c'era bisogno di una svolta; e la sterzata è arrivata dall'incontro con Paolo Genovese, co-sceneggiatore della commedia, e dalla lettura di un soggetto leggero e nostalgico al tempo stesso.

Leonardo di cosa parla Un fantastico via vai?
E' un film che inizia dove in genere i miei finivano. Per il 70% ho sempre diretto commedie sentimentali che terminavano con la domanda classica, vivranno felici e contenti? Qui invece il protagonista ha una famiglia felice, una bella moglie, interpreta da Serena Autieri, due gemelle di 10 anni. Ama la moglie, ma quel pizzicore dopo sedici anni di matrimonio non c'è più. A letto lei legge un libro intitolato Infiniti, lui quello intitolato Silenzi. Ogni tanto le chiede, perché non ci compriamo il karaoke? ma il dialogo finisce lì. Arnaldo Nardi insomma è un bancario con tanto di riga ai capelli, è un uomo compassato che però prova una struggente nostalgia per la sua vita da universitario e quando attraversa le strade del vecchio quartiere in cui ha studiato e alza gli occhi alle finestre delle case piene di ragazzi prova un tuffo al cuore; per un fraintendimento con la consorte viene cacciato di casa e allora scova un bigliettino con un annuncio di una camera affittata e decide di andare a vivere con quattro coinquilini. Loro sono felici di dare la stanza ad una sorta di fratello maggiore che stravolgono con la propria sana sfrontatezza giovanile e lui gli dà in cambio un po' della sua esperienza, anche se nella testa ha un sacco di punti interrogativi; li invita insomma a rubare la Caravella di Colombo e a solcare i mari per non avere i suoi stessi rimpianti.

Da cosa ti sei fatto ispirare?
Mi sembrava il film perfetto per la mia età, mi sono fatto ispirare dagli incontri che faccio spesso con gli universitari. Ogni volta vedo nei loro occhi la curiosità e mi sembra di essere con loro quando parlo, poi quando vengono a chiedere l'autografo o di farsi la foto mi danno del lei, hanno rispetto della barba bianca. L'incontro con loro è bello.

Ti sentiamo felice per questo progetto...
Sono sempre gasato quando giro un film. Questi sono tempi difficili. Vi risparmio il piagnisteo, ma è un miracolo se si riesce a spingere il pubblico a prendere la macchina per andare a vedere il film, è un impegno da parte nostra, quello di far divertire la gente. E poi un cast così ricco non l'ho mai avuto, ho tanti amici che fanno ridere come Maurizio Battista e Marco Marzocca; con Giorgio Panariello si ride insieme da quando si aveva vent'anni e Massimo Ceccherini è un comico puro, fa schiantare dal ridere, è uno di quei comici che si porta la malinconia nelle occhiaie. Speriamo solo che venga, lui in genere è come il Mibtel. Giriamo ad Arezzo per sette settimane ed è già un miracolo se arriva A Scandicci.

A parte il punto di partenza, cosa ci dobbiamo aspettare di diverso rispetto ai tuoi precedenti film?
Non si poteva fare più come prima, ovvero la classica commedia sentimentale, che è un genere con una scalettatura ben precisa, ma abbiamo fatto qualcosa di diverso, la sceneggiatura s'è riletta più volte e siamo stati più attenti. Non mi fraintendete, una sala piena che ride è per me il dono più grande. Gli autori di film comici costruiscono un'isola felice, regalano due ore di leggerezza e fanno stare bene il pubblico. Poi ci sono autori come Paolo Virzì o Paolo Sorrentino che hanno il dovere di fare film come i maestri di una volta, noi saltimbanchi dobbiamo raccontare con grazia storie per fare uscire felici e contenti gli spettatori; il pubblico va coccolato, oggi andare al cinema è un piccolo evento in altri momenti era un divertimento.

Quindi nessuna bellezza esotica che stravolge la vita dei protagonisti...
Un c'è la bellona di turno! Abbiamo Marianna Di Martino, che è arrivata seconda a Miss Italia dietro a Miriam Leone, era quella rideva e che bestemmiava per una settimana, e Alice Bellagamba, che interpreta la figlia di Panariello. Ma quando arriva la sudamericana, io non gli apro la porta. Bisogna raccontare la vita vera.

In questa trasformazione c'è anche lo zampino di Paolo Genovese?
Giovanni Veronesi è il mio partner perfetto, ma stava ultimando L'ultima ruota del carro e non poteva scrivere il film con me. Quando ho incontrato Paolo mi ha raccontato l'idea di questa storia e subito ho ritrovato quell'entusiasmo che dicevo prima e abbiamo scritto insieme.

In fase di scrittura qual è stata la novità che ha portato?
Beh, con Giovanni si chiacchierava cinque ore e si scriveva due, con Paolo è stato esattamente l'opposto, con il risultato che in un mese e mezzo avevamo finito la sceneggiatura. E poi è più severo, ogni tanto mi rimproverava, Ma oggi voi chiacchierà?, e mi veniva da chiedere aiuto a Giovanni (ride mimando la telefonata). Paolo è molto bravo, sono un fan dei suoi ultimi film, i due Immaturi e Una famiglia perfetta, ha grande passione e idee. Il sogno sarebbe lavorare tutti e tre insieme, ma costa troppo.

Nel film i riflettori sono accesi su un gruppo di universitari, volevi un legame con il tuo primo film, I laureati?
No! Non c'entra niente! C'è un momento in cui racconto ai ragazzi con cui convivo l'espendiente che avevamo inventato quando il conto del ristorante era troppo alto, cioè fuggire senza pagare. In questo caso però il cameriere mi agguanta...

Delle commedie della scorsa stagione quale ti è piaciuta di più?
Tutti i santi giorni di Paolo Virzì, è un capolavorino, uno di quei film che quando finisce ti dispiace.

Un altro toscano come te insomma. E del sindaco della tua città che ci dici? Matteo Renzi è prossimo a mettersi la mano nel cappotto e a credersi Beppe Grillo. L'altra sera ha giocato la Partita del cuore e non gli passavano neanche la palla. A volte mi dicono che sembro Renzi e io rispondo che è lui che fa battute come me. Oggi la politica è un reality.
Anche io voglio capire cosa succede, ma non credo che succederà niente.

I politici si credono comici, ma un comico politico lo è diventato per davvero...
Beppe Grillo conosce i tempi dello spettacolo, ma qualcosa deve essergli sfuggito. Aveva un consenso grande da amministrare, invece...

Ti hanno mai chiamato maestro?
Maestro? Supplente semmai. Li ho conosciuti i veri maestri come Mario Monicelli e non volevano essere chiamati maestri. Sapete poi quali sono i tre stadi, giovane promessa, solito coglione, venerabile maestro. Nella seconda fase forse mi ci ritrovo un po', ma non lo scrivete.