Recensione Bastardo dentro (2003)

Purtroppo l'operazione, in Italia, subisce il peso del doppiaggio di Aldo che conferisce al pargolo la propria caratteristica inflessione siciliana e tutti i modi di dire che gli hanno dato successo insieme a Giovanni e Giacomo.

Piccolo e arrabbiato

Nel 1985 in Francia un film dal titolo Tre uomini e una culla conquistava il Box Office. Nel 1989 Senti chi parla aveva altrettanto successo. Entrambi i film hanno la caratteristica comune di mettere un bambino, o meglio un infante, al centro della storia facendolo interagire direttamente con i personaggi e attraendo con la loro ingenua dolcezza la simpatia del pubblico.
Questa introduzione è utile per comprendere come l'utilizzo di una piccola creatura sia uno strumento spesso utilizzato al cinema per generare ilarità, mettendo in scena situazioni paradossali.
Bastardo dentro rientra in questa tipologia sfruttando la voce di Aldo Baglio (di Aldo, Giovanni e Giacomo) per dare una forte connotazione ai pensieri del neonato.

Simon Variot è un uomo perso nella sfortuna. Fallito l'esame di architettura, si deve arrangiare facendo lavoretti qua e là, ignorando che l'unica gioia della sua vita, la fidanzata Carmen ha una relazione con l'amico Freddy. Un giorno Simon scopre che un suo progetto universitario è stato utilizzato per realizzare un immenso palazzo del re dell'immobiliare Vincent Porel. Deciso a rivendicare i propri diritti e la paternità della propria idea si reca da Porel, che accidentalmente lo uccide investendolo con l'automobile. Simon tuttavia, resuscita, rinasce nel corpo di un bambino, il figlio di Porel, e questa situazione gli darà la finalmente la possibilità di vendicarsi dei soprusi subiti.

Con i toni della commedia francese (citiamo Tanguy e La cena dei cretini) Bastardo dentro è un film che sulla carta avrebbe potuto essere ben sviluppato, grazie alla serie di personaggi di contorno che sostiene i momenti più ovvi e le concessioni alla comicità grassa dei pensieri di Porel Junior. Purtroppo l'operazione, in Italia, subisce il peso del doppiaggio di Aldo che conferisce al pargolo la propria caratteristica inflessione siciliana e tutti i modi di dire che gli hanno dato successo insieme a Giovanni e Giacomo. Il risultato è un film che non convince, che strappa solo qualche sorriso, e che si appoggia in modo smaccato sul sopracitato comico nostrano, inevitabile catalizzatore, che snatura per gran parte il progetto originale.