Peter Scanavino: 'The Cold Lands mi ha portato a Berlino'

L'interprete di The Cold Lands ci racconta le sue origini italiane, la passione per la cucina e il rapporto con il regista Tom Gilroy.

Cognome italianissimo (il nonno era originario di Torino), tratti scandinavi, allegria contagiosa, Peter Scanavino è uno dei nuovi volti del cinema indipendente americano. Con una solida esperienza teatrale alle spalle e una lunga gavetta televisiva che l'ha visto partecipare a serie tv come Third Watch Squadra Emergenza e Law & Order - I due volti della giustizia, Scanavino è approdato al cinema dapprima in piccoli ruoli. Nel 2010 arriva la svolta con HappyThankYouMorePlease, pellicola firmata da Josh Radnor ancora inedita in Italia. Ora Scanavino è una delle giovani star ospiti della Berlinale con The Cold Lands, delicata pellicola diretta da Tom Gilroy che ha affidato al biondo interprete il ruolo di Carter, pseudo-hippie anticonformista e libertario che all'improvviso si imbatte in un ragazzino orfano nei boschi. Abbiamo incontrato Peter per parlare della lavorazione del film, dei sul personaggio e dei progetti futuri.

Come è stata la stua esperienza sul set con Tom Gilroy?
Peter Scanavino: Ottima, direi. La cosa più bella che possa succedere sul lavoro è essere rilassati e Tom ha la capacità di gestire il set con grande naturalezza. Con gli altri attori e la troupe siamo diventati una sorta di famiglia. In questo ambiente mi sono sentito protetto e ho avuto la possibilità di creare liberamente. Se una scena non funzionava Tom mi faceva provare qualcosa di diverso, ma tutto in modo molto spontaneo.

Come è nato il personaggio di Carter?
Prima di tutto ho parlato con Tom che mi ha fornito la chiave per il mio personaggio. Le decisioni le abbiamo prese sempre insieme. Carter è una specie di hippie che fuma erba e vive nella propria automobile, ma devo anche scontrarsi con i problemi della vita reale. Soprattutto quando si imbatte in Atticus, il ragazzino orfano che incontra nei boschi. A quel punto capisce che ci sono situazioni che deve affrontare perché lui è l'adulto della situazione.

I comportamenti di Carter non sempre sono facili da spiegare. In una scena del film abbandona Atticus in auto per andare a nuotare al fiume senza dir niente al ragazzino. Come spieghi queste sue intemperanze?
Carter è consapevole della responsabilità che si ritrova aiutando Atticus, ma forse internamente non si sente pronto a rinunciare alla sua libertà. Le sue stranezze sono un modo per sfuggire alle responsabilità e forse nuotare nudo nell'acqua gelida insieme ad altri ragazzi conosciuti poco prima è una via per conservare i propri spazi.

Come Atticus e la madre, anche Carter è un personaggio che rifiuta di integrarsi nella società.
Gli americani hanno questa strana idea di poter fare tutto da soli. Addirittura molti, come la madre di Atticus, rifiutano di farsi curare e perferiscono rischiare la vita.

Atticus fugge dalla civiltà e dalle persone che potrebbero aiutarlo, ma inaspettatamente, quando incontra Carter, si fida immediatamente di lui. Tra i due nasce subito una relazione affettiva.
Atticus è sempre stato trattato come un bambino e quando incontra Carter il mio personaggio è il primo a trattarlo come un suo pari, a relazionarsi con lui come un adulto. Carter non gli dice cosa deve fare o come deve essere, ma lo incità a essere se stesso, gli lascia la massima libertà. Questo è qualcosa che Atticus non ha mai sperimentato prima d'ora.

Come è stato girare in questo incredibile ambiente naturale che fa da setting al film?
E' stato bellissimo. Abbiamo girato dopo l'Uragano Irina e la valle dell'Hudson era devastata. Molte cittadine avevano subito danni ingenti, i ponti erano crollati. Ma al di là di questo, l'ambiente naturale di quell'area è affascinante. Io sono cresciuto in una cittadina del Colorado e quindi sono abituato a stare in mezzo alla natura. Mi sono sentito perfettamente a mio agio.

Come hai conosciuto Tom Gilroy?
Prima di girare The Cold Lands non lo conoscevo. Il mio agente mi ha procurato l'audizione e ci siamo incontrati lì per la prima volta. Poi ci siamo parlati al telefono e mi ha invitato un weekend a conoscere Silas per capire se tra noi scattava l'alchimia necessaria per recitare insieme nel film. E' passato un anno e ora mi trovo qui a Berlino.

Cosa credi che accadrà a Atticus e Carter?
Atticus imparerà a fidarsi di Carter e Carter accetterà le resposabilità di dover badare al suo giovane amico. Probabilmmente continueranno a vivere insieme e Carter aiuterà il ragazzino a crescere.

I tuoi prossimi progetti?
Sto per iniziare uno spettacolo teatrale a New York e poi continuerò a comparire in alcune serie tv.

Preferisci lavorare a teatro, al cinema o in televisione?
Credo che la mia dimensione ideale sia il teatro perché c'è un maggiore coinvolgimento. Costruisci lo spettacolo giorno dopo giorno con mesi di prove. Anche il cinema è molto interessante e spero di continuare a girare film in modo da fare tanta esperienza.

Quale è un regista con cui vorresti lavorare?
Benh Zeitlin, il regista di Re della terra selvaggia. Credo che abbia fatto un lavoro incredibile per quel film.

Prima di Tom Gilroy, hai lavorato anche con Josh Radnor, un altro autore indipendente. Cosa pensi della situazione del cinema indie americano?
In questo momento è molto difficle trovare il denaro per produrre pellicole. Mentre la televisione riceve maggiori fondi, nel cinema è venuta meno la voglia di correre rischi così molti registi cercando di produrre le loro opere personalmente. C'è grande fermento nel mondo indipendente, basta vedere le candidature ottenute da Re per una terra selvaggia. Qualche anno fa tutto questo sarebbe stato molto più difficile, ma oggi c'è un grande fermento.

E se Hollywood ti chiamasse?
Risponderei al telefono.

Oltre al cinema so che hai un'altra passione: la cucina.
E' vero. Per un periodo di tempo ho interrotto l'attività di attore per studiare cucina e ho lavorato in un ristorante. Mi piace molto cucinare, ma è una professione durissima. Un cuoco vive in simbiosi con la sua attività, ha difficoltà a farsi una famiglia, ad avere figli perché deve avere una dedizione incredibile al lavoro.

Quindi meglio cucinare o recitare?
Recitare, almeno per me.