Persons Unknown: sette sconosciuti, un enigma

E' una delle più chiacchierate serie dell'estate 2010 quella creata da Christopher McQuarrie, che sta per debuttare anche in Italia in seconda serata su RaiDue.

Lo scenario su cui si apre Persone sconosciute, serie prodotta da Fox andata in onda questa estate e prossima alla trasmissione anche sui nostri teleschermi, precisamente su RaiDue, non è originalissimo ma è senz'altro intrigante: sette sconosciuti si risvegliano, senza avere la minima idea di come vi sono giunti, in un'anonima camera di albergo. Risolto un primo, semplice enigma, gli "ospiti" riescono a uscire dalla stanza, per ritrovarsi liberi di lasciare l'hotel, di girovagare per la cittadina deserta di cui sono apparentemente gli unici abitanti, ma non di passarne i confini. Un misterioso campo magnetico, infatti, causa gravi ustioni a chiunque tenti di abbandonare la cittadina. Per il resto, un ristorante cinese con tanto di personale non anglofono provvede ai loro pasti; telecamere in ogni angolo rivelano che i sette malcapitati sono costantemente sotto osservazione da parte dei loro rapitori ma nulla, proprio nulla, lascia minimamente immaginare quale sia lo scopo della loro prigionia. Sanno solo che devono trovare, ad ogni costo, il modo di riavere la libertà.

Premesse affascinanti, dunque, che non possono che far pensare al cult televisivo The Prisoner (e relativo remake dello scorso anno), ma anche al destino dei protagonisti della popolare serie horror de L'enigmista. Gli eroi di Persone sconosciute - la bella Janet Cooper, giovane donna determinata a tornare dalla sua bambina di quattro anni, il ricco e arrogante Charlie Morse, il torvo, chiassoso Bill Blackham, la bambolona tormentata Tori Fairchild, l'ufficiale dell'esercito Graham McNair, la paziente psichiatrica Moira Doherty, e infine tale Joe Tucker, un uomo sospettosaemte reticente riguardo al suo passato e alla sua vita "di fuori" - subiscono però una tortura per lo più psicologica, non solo a causa dei vari tentativi di fuga sempre frustrati, ma anche a causa dei "regali" che gli invisibili sequestratori lasciano sulla loro strada, con il chiaro intento di farli infuriare, disperare, illudere. Peccato che il meccanismo funzioni davvero raramente, intanto perché gli attori arruolati per questi ruoli non semplici (oltre a dare vita una situazione estrema, gli interpreti devono lavorare su un background per lo più lasciato alla fantasia dello spettatore) non sono quasi mai all'altezza, ma soprattutto per la debolezza di scrittura e struttura del plot. Se a un pilot - pur loffio e privo di tensione - si può perdonare una certa nebulosa pretestuosità, non è ammissibile che, puntata dopo puntata, non solo non si delinei un villain, un movente, una genuina intenzione, ma non si riesca nemmeno a creare la minima empatia con sette personaggi alle cui dinamiche e dialoghi è dedicato il 90% dello show. Non aiuta il mortificante, soporifero subplot con due individui evidentemente pazzi da legare - il marito uccel di bosco di Janet e la giornalista sua amante - che girano il mondo in modalità random per scoprire la verità su una fantomatica organizzazione delle cui mire nemmeno McQuarrie in persona, c'è da scommettere, saprebbe raccontarci granché.
Persone sconosciute non si riscatta dal punto di vista tecnico: realizzato chiaramente con budget terzomondisti, non riesce neppure a intenerire con le sue ristrettezze, a darsi un'aria naif o pauper-chic, e nemmeno squisitamente trash. Appare solo sciatto, mal fotografato, claudicante. E' plausibile che un diverso spessore narrativo ci avrebbe reso più benevoli nei confronti dei (de)meriti tecnici dello show di McQuarrie, ma stando le cose come stanno, siamo di fronte a un prodotto di cui è davvero difficile salvare qualcosa. La RAI, che lo ha co-finanziato, spera che il pubblico la veda diversamente; e noi ce lo auguriamo senza troppe speranze.