Per Bradley Cooper il futuro è Limitless

Dopo aver conquistato il box office americano, l'attore arriva a Roma per presentare l'action/thriller diretto da Niel Burger in sala dal 16 aprile.

Nel 2009 il magazine People gli ha attribuito il quarto posto tra gli uomini più attraenti d'America, ma Bradley Cooper non è solamente fascino e sex appeal. Dietro il sorriso ammiccante, che sa come conquistare le attenzioni della macchina da presa, fa capolino un attore diplomato all'Actors Studio capace di attendere l'occasione giusta con pazienza e perseveranza. Una costanza che gli ha valso le due stagioni di Alias nei panni di Will Tippin e la recente attenzione di Hollywood, che in verità si è fatta attendere non poco. Dopo la partecipazione in serie televisive culto come Sex and the City e Nip/Tuck, Bradley approda sul grande schermo con le commedie 2 single a nozze e A casa con i suoi ma il suo grande momento non è ancora arrivato. Nonostante le major comincino ad accorgersi delle sue potenzialità grazie a La verità è che non gli piaci abbastanza, Yes Man e il rifacimento cinematografico di A-Team, la fama internazionale giunge solamente nel 2009 con Una notte da leoni diretto da Todd Phillips. Le disavventure di un gruppo di amici alle prese con i misteriosi postumi di un addio al celibato in quel di Las Vegas regalano al film un Golden Globe come miglior commedia e a Bradley Cooper una nuova credibilità da sfruttare nei piani alti delle case di produzione. Gli effetti non tardano a farsi sentire ed è proprio in nome di questo successo che il regista Neil Burger lo ha scelto come protagonista assoluto di Limitless, distribuito dal 16 aprile da Eagle Pictures in 250 copie. Nei panni di Eddie Morra, sfortunato scrittore newyorkese alle prese con un improvviso successo grazie all'utilizzo di una misteriosa smart drug in grado di amplificare le sue capacità mentali, Bradley ha già conquistato l'audience americana e spera di bissare anche con il pubblico italiano. Nell'attesa di ammirarlo sul grande schermo in questo action/thriller allucinogeno e nel sequel di Una notte da leoni, lo abbiamo incontrato a Roma proprio in occasione del tour promozionale di Limitless.

Iniziamo con il quesito centrale dell'intero film. Se esistesse una pillola capace di renderla ancora più potente e intelligente cosa farebbe?

Bradley Cooper: La prenderei. A parte gli scherzi, questa è una questione veramente interessante e non è un caso che sia l'elemento trainante della storia. Come ti comporteresti se potessi aprire il tuo cervello e sfruttarlo al massimo delle sue potenzialità? Una domanda difficile a cui rispondere ma spero comunque di essere riuscito a rendere la situazione reale e, in questo modo, di condurre gli spettatori verso un'analisi del problema. Ci dobbiamo rendere conto che non siamo poi così lontani da questo panorama.

Quando era uno studente dell'Actors Studio ha avuto l'opportunità di rivolgere delle domande a De Niro durante una lezione. Com'è stato incontrarlo sul set dopo molti anni, questa volta nelle vesti di collega?
Il rapporto con Robert è stato fantastico. A dire il vero le nostre conversazioni non riguardavano mai il film o il lavoro in generale, ma erano incentrate niente meno che sulla mozzarella. Durante le riprese Bob era ossessionato dalla necessità di trovare la miglior mozzarella di Philadelphia ed io, essendo originario del posto, ho preso la ricerca particolarmente a cuore. Così ogni mattina trovavo nel mio camper tre mozzarelle da assaggiare e posso dire con sicurezza che quelle di Caruso sono le migliori.

Continuando ad esplorare il tuo rapporto con De Niro sappiamo che l'attore è conosciuto, oltre che per il suo talento, anche per essere piuttosto avaro di parole. Come ha gestito la situazione
E' vero, tutti mi avevano avvisato di questa particolarità tanto che durante la promozione del film la produzione, per timore della sua propensione alla sintesi, mi ha spinto a prendere un po' il sopravvento. Totalmente diversa è stata la nostra quotidianità sul set.

Da due anni a questa parte la sua popolarità è esplosa regalandole anche l'attenzione della cronaca rosa. Vive questo aspetto della fama come un peso insostenibile o come un male in fin dei conti necessario?
La definizione giusta è proprio un male necessario perché, se questo è il prezzo che devo pagare per essere a Roma e parlare con vuoi di un film di cui sono incredibilmente orgoglioso, allora va bene.

Tornando a Limitless, quali sono stati gli aspetti più difficili di questo film?

Il dover girare fuori sequenza un personaggio complesso e in costante cambiamento come Eddie è stato incredibilmente impegnativo. E' vero che nel cinema non capita mai di lavorare con una consecutio temporale precisa, ma questa volta è stato più difficile. Ho dovuto mantenere l'attenzione sempre all'erta per non perdere di vista la situazione in cui si trova il personaggio in ogni preciso momento. Ci sono molte differenze comportamentali e fisiche tra l'Eddie sotto gli effetti della smart drug e l'Eddie pulito. Non potevo commettere alcun errore, altrimenti avrei reso impossibile o quantomeno difficile il lavoro di montaggio.

Il film è tratto dal romanzo The Dark Fields di Alan Glynn, ma ad un certo punto se ne discosta con un finale completamente diverso. Si è trattato di una scelta strategica per lasciare una porta aperta ad un eventuale sequel?
Si, è vero. C'è un'apertura, una possibilità di continuare il discorso ma non credo assolutamente che si stia lavorando in questa direzione. Il finale originale di Glynn è completamente opposto a quello scelto per il film. Nel romanzo troviamo Eddie chiuso in una camera d'albergo impegnato a terminare il suo libro nell'attesa di morire, mentre nel film lo lasciamo comunque vincente. Questa parte è stata modificata semplicemente perché si voleva che il film terminasse con la stessa ironia, leggerezza e ambiguità con cui era iniziato.

Limitless è un action/thriller che nasconde un'anima analitica molto profonda. Neil Burger mette in luce le illusioni di una società moderna in continua corsa per il successo e in costante negazione dell'insuccesso. In un panorama del genere quanto può essere pericoloso e seducente desiderare di essere completamente senza limiti?
L'elemento veramente pericoloso della società in cui viviamo è la costante spinta ad eccellere. Un elemento, questo, che è stato considerato anche dal nostro Presidente nel discorso sullo Stato dell'Unione. In quel caso si faceva riferimento alla motivazione come elemento fondamentale per la struttura educativa, ma la spinta alla vittoria a tutti i costi può essere veramente pericolosa. E non mi riferisco solamente agli Stati Uniti, anzi credo che sia un fenomeno sempre più globale.

Nella prima parte del film, però, ha un look e un atteggiamento da perdente, tipiche di colui che ha incontrato molte avversità e non è riuscito a superarle. Burger ha dichiarato che per questa parte della storia vi siete ispirati ai primi anni della vostra carriera, quando tutto sembrava incredibilmente difficile e il timore di fallire era incombente..

Quella sensazione non ti abbandona mai, nemmeno quando ti sei trasformato da attore alle disperata ricerca di un ingaggio a protagonista della scena. Credo che faccia parte del nostro lavoro e non si può prescindere da esso. Comunque è vero, gli inizi sono stati difficili. Sono gli anni in cui fai milioni di provini e nessuno ti da uno straccio di lavoro. Per quanto mi riguarda, però, sono stato fortunato. Ho avuto una famiglia che mi ha sostenuto e poi ho potuto continuare i miei studi grazie alla partecipazione in Alias.

Parlando proprio di Alias, la sua carriera deve molto alla grande serialità. Oggi tornerebbe a lavorare in un progetto televisivo?
Amo la televisione e non mi vergognerei mai di accettare nuovamente un lavoro di questo tipo. Molto dipende dagli elementi che lo compongono, da chi scrive la storia, chi la dirige e la produce. Che sia il teatro, la televisione o il cinema non ha alcuna importanza. La mia attenzione non è focalizzata sul mezzo ma sulla sostanza e il contenuto. Guardando le produzioni televisive attuali, mi piacerebbe partecipare a Mad Men, anche se il mio preferito rimane Lost.