Paura al Festival di Roma con lo Squartatore di Red Riding Trilogy

E' stato presentato tra gli eventi speciali della kermesse capitolina, avviatasi ormai al termine, l'interessante trilogia per la televisione dedicata allo Squartatore dello Yorkshire. A parlare della genesi del progetto il regista Julian Jarold e l'attore David Morrissey.

Evento speciale della quarta edizione del Festival del film di Roma, The Red Riding Trilogy è un prodotto destinato alla televisione, ma che non sfigura sul grande schermo, trovando anzi in esso la sua dimensione ideale. Questa trilogia noir dal gusto tipicamente british, tratta dai romanzi di successo di David Peace e prodotta dalla Revolutionary Films, racconta in modo pesantamente romanzato ma affascinante le indagini sullo Squartatore dello Yorkshire, che tra gli anni '70 e '80 terrorizzò la contea nel Nord dell'Inghilterra, mietendo una lunga serie di vittime, tutte giovani donne. Composto di tre differenti film, ambientati in tre diversi anni che diventano tappe fondamentali nelle indagini, ma soprattutto nel percorso di svelamento della corruzione all'interno della polizia inglese, The Red Riding Trilogy ha coinvolto registi importanti come Julian Jarold, James Marsh e Anand Tucker, e attori del calibro di David Morrissey, Paddy Considine e Peter Mullan, ma è stata sceneggiata dal solo Tony Grison.

Il direttore della sezione L'Altro Cinema - Extra, Mario Sesti, motiva la decisione di collocare la trilogia all'interno del festival perché "sia io che Piera Detassis siamo rimasti molto colpiti da questo lavoro in cui c'è tanto cinema e che non somiglia a niente di già visto". Intanto, nell'attesa di una distribuzione italiana che si spera possa far sbarcare i tre film nelle sale, Ridley Scott si è accaparrato i diritti per realizzare un remake della miniserie che nelle sue intenzioni si tradurrà in un unico lungometraggio per il grande schermo. Accompagnati dalla produttrice Anita Overland, Julian Jarold, regista di Red Riding: 1974, il primo capitolo della trilogia, e l'attore David Morrissey, l'unico personaggio ad essere presente in tutti e tre i film, hanno incontrato oggi la stampa accreditata al festival romano per parlare della genesi dell'opera.

Com'è nato un prodotto così raffinato e complesso che è diventato un piccolo cult in Gran Bretagna, grazie anche al fatto di essere l'adattamento di libri molto noti?

Anita Overland: Andrew Eaton, che gestisce la Revolution Films, conosceva lo scrittore David Peace, e insieme a Tony Grison hanno scritto quattro sceneggiature distinte che poi sono state condensate in questa trilogia. All'inizio dovevano quindi essere realizzati quattro film, poi non è stato possibile per una serie di tagli al bilancio. E' stata ancora un'idea di Andrew quella di realizzare tre film separati diretti da tre differenti registi, ognuno con il proprio stile e il proprio modo di intendere il lavoro, ma l'importante comunque è che le tre differenti opere potessero funzionare come trilogia.

David Morrissey: E' stato interessante lavorare su tre set separati e sebbene i registi abbiano tutti letto i libri, non avevano l'obbligo di leggere le altre sceneggiature e in alcuni casi hanno scelto di non farlo. E' stata una bella sensazione lavorare su set diversi anche se interpretavo lo stesso personaggio, e poi mi chiedevano continuamente pettegolezzi sul set precedente. Ho lavorato duro ma mi è piaciuto molto.

In qualche modo c'è un'omogeneità evidente tra i tre film. Vi sono state date indicazioni particolari per raggiungere questo risultato?

Julian Jarold: Effettivamente per il primo film, quello del 1974, avevamo delle istruzioni, ma abbiamo scelto di ingorarle. La cosa curiosa è che in realtà esiste un'unità nella trilogia, anche se ogni regista l'ha scoperta secondo un percorso diverso. L'atmosfera che si trova nei romanzi e nella sceneggiatura è qualcosa presente in ognuna delle tre storie, anche se ogni regista ci arriva con un percorso differente e da un'ottica diversa.

In che misura i romanzi di Peace hanno influenzato il vostro lavoro?

Julian Jarold: David Peace vive in Giappone ed è andato nello Yorkshire per raccogliere informazioni sulla vicenda dello Squartatore, per scrivere infine questi romanzi così intensi. Il punto di partenza è quello di una serie di reati, ma il tema della corruzione è presente in tutti e tre i film. Nei romanzi così come nella nostra trilogia ci sono fatti romanzati che illuminano la realtà, è uno stile preciso. Un altro aspetto importante è che lui, come me, era interessato all'atmosfera e a come quel determinato contesto abbia causato questi eventi terribili.

Quali sono state le fonti d'ispirazione nella realizzazione della vostra trilogia?

Julian Jarold: Abbiamo cercato di mettere insieme la tradizione inglese con quella noir, espressa per esempio in thriller come La conversazione e I tre giorni del condor, che ha influenzato il nostro lavoro in maniera tale da renderlo unico.

Film come questi riequilibrano il peso di sceneggiatura e regia, dando a entrambi i settori la stessa importanza.

Julian Jarold: Credo che in genere in televisione sia lo scrittore il sovrano, mentre al cinema è il regista. Dal momento che Tony Grisoni ha scritto da solo le tre sceneggiature è stato in grado di avere una visione complessiva e di instillare unità nei tre prodotti. La cosa interessante tuttavia è che Grisoni è riuscito a inserire alcuni aspetti visivi nel suo script che in genere si trovano nei film per il cinema, piuttosto che nei serial televisivi. Insomma, ha la stessa visione del regista. Andrew Eaton voleva tre registi a partire da un unico sceneggiatore, per dare ottiche diverse che allontanassero il risultato da un prodotto televisivo. Credo che i romanzi siano molto dark, complessi, complicati, e Grisoni è stato in grado di distillarne l'essenza, traducendolo in una narrativa interessante con personaggi per i quali possiamo provare delle emozioni.

Red Riding Trilogy è un'opera sulla profonda corruzione dello Stato, in una delle sue più importanti espressioni che è la giustizia, la polizia. Dal nostro punto di vista stupisce molto che in un paese che tradizionalmente crediamo refrattario alla corruzione come l'Inghilterra, possano accadere episodi del genere. Cosa ha comportato far vedere una cosa del genere a così tante persone in televisione?

David Morrissey: E' una storia che fa tornare gli inglesi indietro nel tempo. In Inghilterra c'è una grande tradizione di programmi televisivi in cui si portano avanti grandi inchieste a livello istituzionale. Non abbiamo fatto nulla di così innovativo quindi. La corruzione esisteva in quel periodo, c'erano una serie di reati e sicuramente la polizia ne aveva commessi molti. Parliamo della parte settentrionale del paese, dove la corruzione era legata allo sviluppo edilizio, e volevamo che questa fosse un'occasione per la popolazione di ricordare il passato.

Qual è per lei l'elemento più interessante di questa trilogia?

David Morrissey: Per me quel che è così interessante di questa storia è il fatto che è ambientata negli anni '70, un periodo che vedeva gli inglesi uscire lentamente dalla crisi legata al crollo delle banche finanziarie. Serpeggiava allora una grande incertezza per il futuro, anche a causa dei continui scioperi, e sembra che oggi l'Inghilterra stia vivendo un periodo simile a quello, e quindi riaffiorano paure diffuse.