Patierno e Germano presentano Il mattino ha l'oro in bocca

Il regista, al suo secondo lavoro dopo l'ottimo esordio, presenta alla stampa la storia del DJ Marco Baldini affiancato dal talentuoso cast.

L'odissea del deejay Marco Baldini nel mondo del gioco d'azzardo arriva al cinema dopo essere stata raccontata nel romanzo autobiografico Il giocatore. Una storia difficile quella del popolare conduttore radiofonico, attualmente sulla cresta dell'onda grazie al successo di un programma come Viva Radio Due, condotto insieme a Fiorello, una vicenda agrodolce che ha visto Baldini protagonista negli anni 80 di una fulminante carriera in ambito radiofonico (che lo ha portato in breve tempo dalla piccola Radio Fantasy di Firenze alla più seguita emittente italiana, la milanese Radio Deejay) ma anche vittima di usurai per una brutta dipendenza dal gioco che ha determinato la sua rovina. A dirigere Il mattino ha l'oro in bocca è il regista che non t'aspetti, Francesco Patierno, al suo secondo lungometraggio dopo lo splendido Pater familias, che mette insieme per questo suo primo passo nella commedia amara un cast di giovani leve del cinema italiano: Elio Germano, Corrado Fortuna, Laura Chiatti e Martina Stella. Regista e attori hanno presentato il film alla stampa romana.

Francesco Patierno, dopo un film d'esordio come Pater familias nessuno si sarebbe mai aspettato di vederla alle prese con una commedia all'italiana. Perché questa scelta?

Francesco Patierno: La cosa più importante per me è che dopo un percorso abbastanza tormentato sono di nuovo in gioco. Avevo una voglia pazzesca di fare qualcosa di diverso rispetto a Pater familias perché mi piace muovermi sempre su nuove strade, accumulare esperienza facendo film che mi permettano di fare il film definitivo. Il mattino ha l'oro in bocca non dev'essere considerato come frutto di un compromesso. Volevo avventurarmi nel genere commedia, anche se questo non è un film facilmente catalogabile. E' un prototipo, come era Pater familias, un film molto personale. Non ho fatto scelte razionali per avvicinarmi al pubblico, ho voluto sentirmi libero rispetto al mio film d'esordio, ma alla fine penso che si faccia sempre lo stesso film. Anche qui, come in quello precedente, parlo di famiglia, della figura del padre, e dell'avventura umana di un personaggio. Volevo focalizzare l'attenzione su un solo personaggio che diventasse specchio di altre persone.

Com'è stato il lavoro di adattamento del libro?

Francesco Patierno: Il libro è stato solo un punto di partenza che ho voluto dimenticare perché ero interessato ad altro. Ho conosciuto Marco Baldini attraverso un registratore che gli ho fatto usare perché mi raccontasse tutto quello che non c'era nel libro, permettendomi così di costruire un personaggio a tutto tondo. Poco prima di ricevere la proposta di adattare Il giocatore per il cinema avevo letto un saggio di Elémire Zolla su Pinocchio e dopo i miei lavori precedenti, piuttosto duri, volevo fare un film più classico con un tono lieve che potesse portare una lezione.

Quali sono state le difficoltà maggiori nel portare sullo schermo una storia vera?

Francesco Patierno: Per mio carattere tendo a rischiare molto quando c'è qualcosa che mi intriga. Un problema che mi sono trovato ad affrontare era: fare o non fare i nomi? All'inizio pensavo che non li avrei mai fatti perché erano nomi di icone, ma col passare del tempo, dentro di me, è nata la voglia di fare nomi e cognomi, anche perché sarebbe stato ridicolo chiamare personaggi così riconoscibili in un altro modo. Alla fine i personaggi del film sono sì riconoscibili, ma costruiti a nostra immagine e somiglianza.

Nel film si parla di gioco d'azzardo e radio, due mondi poco praticati dal cinema italiano.

Francesco Patierno: Il gioco è qualcosa che non mi piace, ma per realizzare il film ho cercato di farmelo piacere in maniera seria. Sono molto legato alla verosimiglianza, non volevo fare macchiette, ma rispecchiare il vero. La sala corse diventa una delle sezioni del film e grazie agli incontri tra Marco e Cristiana si tramuta in qualcosa di diverso. Per quanto riguarda la radio abbiamo fatto un lavoro molto realistico, andando a parlare con i tecnici di Radio Deejay di quel periodo, e girando nella stessa cabina che aveva ospitato Fiorello e Baldini durante le loro prime trasmissioni insieme in radio. E' stato molto importante per noi anche andare a Firenze per visitare delle radio che sono rimaste come Radio Fantasy, la radio in cui Baldini cominciò la sua carriera, che ci ha dato un'idea precisa dell'atmosfera di quell'epoca.

Sullo sfondo della storia c'è l'Italia di venti anni fa, un periodo che ultimamente torna spesso al cinema. Perché secondo lei c'è così tanta voglia di raccontare gli anni '80?

Francesco Patierno: A me succede sempre di fare un pensiero da vecchio, e cioè che "prima era meglio di adesso". I famigerati anni '80 mi sembrano un'epoca migliore rispetto a quella in cui viviamo, da quel mondo sono usciti i numeri uno di oggi dello spettacolo, dell'intrattenimento. E' un periodo di grande fermento e quindi merita di essere raccontato al cinema.

Elio Germano e Corrado Fortuna, nel film interpretate rispettivamente Marco Baldini e Fiorello. Come avete lavorato sui vostri personaggi?

Elio Germano: Aveva poco senso tentare la strada dell'imitazione, essendo Baldini una persona che noi tutti conosciamo, con una storia che è indipendente dal personaggio. Se uno fa un'imitazione, fa un lavoro solo razionale e io volevo far passare l'anima del giocatore. Ho cercato perciò di allontanarmi da lui costruendo un personaggio grazie alle testimonianze di persone che lo conoscevano e alle storie che raccontavano di lui, ispirandomi quindi a situazioni realmente accadute che non restituiscono alla lettera il Baldini che conosciamo, ma una sorta di personaggio fantastico che ha scarsa aderenza con quella che è la realtà. Dal film esce fuori un uomo distante da quello che lo circonda, ma nello stesso tempo aperto a tutte le possibilità, un personaggio in bilico tra la fragilità e il cinismo.

Corrado Fortuna: Imitare un personaggio poliedrico come Fiorello è impossibile, anche perché lui è l'imitatore con la "i" maiuscola. Sarebbe stata una sconfitta in partenza, perciò mi sono ispirato alle lunghe chiacchierate telefoniche che ho fatto con lui senza mai conoscerlo di persona. Vedevo il Fiorello degli inizi un personaggio un po' animalesco e quindi ho cercato di restituire il suo aspetto selvaggio di quegli anni.

Com'è stato interpretare una commedia?

Elio Germano: Non abbiamo fatto la commedia classica che ha stilemi e tecniche recitative particolari. Abbiamo sempre lavorato sulla verità. Tutte le telefonate nel film sono vere, le trasmissioni radio vere, e veri sono anche i risvegli. La commedia è molto strutturata, preparata e scritta, qui abbiamo avuto massima libertà.

Laura Chiatti: Francesco è un regista davvero spiazzante, un neorealista al massimo, che ti da tutta la libertà che vuoi, facendoti interpretare la parte a modo tuo. E' stata un'esperienza bellissima per me, molto più rilassante per esempio rispetto a quella con Paolo Sorrentino per L'amico di famiglia, dove mi venivano chieste cose ben precise, perché Paolo pretendeva che si rispettassero anche le virgole.

Germano cosa pensa lei del gioco?

Elio Germano: Io sono un giocatore per il lavoro che faccio. Ognuno ha un gioco personale nel quale ritrovare il bambino che era. Quella di Baldini era una dipendenza e dietro ogni dipendenza c'è la voglia di piacersi, una ricerca di soddisfazione personale. Per chi la vive non è una situazione drammatica, ma piuttosto una cosa leggera, una sorta di fuga dal lavoro.

Francesco Patierno: Baldini si distingueva proprio in questo rispetto alle figure drammatiche che sono associate di solito a questo tipo di storia. Lui era uno che veniva picchiato per strada dagli strozzini e un attimo dopo era ai microfoni di Radio Deejay a far ridere tutta Italia.

I personaggi femminili del film sono invece due donne molto dure nei confronti di Baldini, una sorta di coscienza del protagonista.

Laura Chiatti: Il personaggio che interpreto io in realtà è solo relativamente duro, perché è l'unica persona che è riuscita a stare accanto a Baldini fino alla fine e a farlo uscire dalla sua condizione. E' stato un amore platonico il loro, basato su uno sguardo, che è qualcosa di molto diverso dal solito approccio che dà il via ad una storia d'amore.

Martina Stella: Il rapporto di Baldini con Cristina, il personaggio che interpreto nel film, è basato sul conflitto, ma ciò dipende soprattutto dal fatto che la ragazza sta perdendo l'uomo che ama. Dalla paura di vedere andare via la persona amata nascono in lei quella rabbia e quell'aggressività che portano allo scontro.